Bagnoli – La scuola festeggia l’Unità d’Italia
16.03.2011, prof.ssa Maria Varricchio e alunne Angela Memoli e Antonia Preziuso, dell’Istituto Comprensivo “Michele Lenzi” di Bagnoli Irpino.
Eccoci qua. Dopo tante polemiche inutili (per usare un eufemismo) ci ritroviamo a celebrare questo compleanno. Ogni celebrazione, insieme all’inevitabile e rituale retorica, porta con sé spunti di riflessione, ci costringe a fare un bilancio e ad interrogarci su cos’è l’Italia ora, su quanto dello spirito del Risorgimento si è concretizzato e quanto è rimasto disatteso di quelle aspirazioni. Lungi da me la volontà di rispondere a tali questioni in questo contesto. Dopotutto oggi celebriamo una festa, la nostra festa. L’Italia nazione ancora a meta? Può darsi. Ma coloro che leggeranno la poesia di Angela e la lettera di Antonia, alunne dell’ultimo anno delle scuole medie, comprenderanno che a noi, generazione “adulta”(?) dell’ Italia, spetta un compito forse ancora più arduo di quello toccato ai padri della patria: essere all’altezza delle speranze delle generazioni che verranno. Se proprio devo cercare un senso in questa festa (che va celebrata a prescindere, perché noi siamo uno stato unitario e una nazione(“una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue, di cor”,come diceva Manzoni) lo trovo appunto in questo: imparare a guardare oltre noi stessi, il nostro tempo, i nostri sacrosanti e giusti diritti, che però non devono farci dimenticare quelli di chi verrà dopo di noi, per preparare il futuro. Abbiamo bisogno di progetti di ampio respiro, dobbiamo recuperare il concetto di prospettiva (in tutti i settori, dalla politica alla società civile)che in sostanza è stato l’humus su cui ha preso corpo il disegno della costruzione dell’Italia. Lascio agli storici e ai saggisti il compito di trovare incongruenze, errori, crimini e misfatti che sicuramente non sono mancati in quel processo storico,che è un percorso umano e dunque imperfetto (anche nel senso del suo realizzarsi compiutamente oltre che nell’accezione morale del termine). Possiamo, anzi dobbiamo, sicuramente desiderare e immaginare un’Italia migliore di questa, ma non divisa, questo no.
Non so esattamente quale modello avesse in mente d’Azeglio quando parlava dei futuri italiani, quelli da “fare”, ma se avesse tra le mani queste rime e questi pensieri, sarebbe alquanto ottimista.
Auguri, Italia. E auguri anche a noi.
Maria Varricchio
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Ottopagine, 17.03.2011 – Noi piccoli patrioti – Istituto Comprensivo “M.Lenzi” di Bagnoli
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CARA ITALIA TI SCRIVO …
(di Antonia Preziuso)
Cara Italia,
Ti scrivo per dare voce all’anima degli italiani, unici, irripetibili nel modo di vivere, di sentire emozioni e manifestarle. Sono una ragazza di 14 anni, orgogliosa di essere italiana, che vive il valore della nazionalità in maniera epidermica. L’Inno Nazionale mi emoziona più di una canzone di Gianna Nannini, mi accappona la pelle e mi fa sentire appartenente ad un popolo che di fronte alle difficoltà reagisce, capace di fare goal inaspettatamente, che si esprime al meglio nei momenti di smarrimento.
La solidarietà, il patriottismo, sono già presenti nei primi anni di vita di un bambino italiano, che ascolta, emozionandosi, Tricarico a Sanremo. Tre colori: il verde, di quelli nella nebbia, il bianco, di quelli in cima al monte, ed il rosso, di quelli sul confine, indicano speranza, sacrificio e vittoria. La marcetta del cantante invita ogni gamba italiana alla conquista della libertà, della sua libertà, al di là della regione in cui vive. Le giubbe blu devono onorare le mamme italiane che aspettano impazienti il realizzarsi di un sogno, di una poesia senza confini: la patria unita. L’incitamento è grande, e la storia vissuta dai fanti al confine diventa un quadretto incancellabile. Ogni bambino italiano su quelle note è pronto a combattere, perché ha interiorizzato il valore della Nazione.
Gli anni passano, i bimbi crescono ed i vecchi raccontano. Vecchioni, il nostro grande professore di vita, sprona a ricordare per vivere in piena libertà l’essenza dell’italiano le cui idee sono “come le farfalle”, alle quali non puoi togliere le ali, ed i cui valori brilleranno sempre, come le stelle, che non possono essere spente da un temporale. Solo così Dio sorriderà sullo “sputo dell’umanità” ed ogni essere diventerà parte integrante dell’Universo.
La storia dell’Unità è stata scritta pagina per pagina dall’orgoglio di un popolo che non poteva e non può essere sottomesso e manipolato. Garibaldi, Mazzini, Cavour, uomini che hanno fatto la storia dell’Italia, rappresentano tre qualità degli italiani: l’audacia degli uomini comuni, la perspicacia degli intellettuali, la diplomazia e l’arguzia dell’uomo medio. L’unione e l’intreccio di queste forze, hanno reso possibile l’Unità di una nazione frammentata volutamente per essere controllata e messa in un angolo dell’Europa. La coscienza della propria storia si esprime nella vittoria di Vecchioni, perché oggi il popolo sa di essere stato protagonista della propria libertà e non può che identificarsi in un cantautore di altri tempi che non ha età perché le sue idee sono immortali. Le persone comuni applaudono, si emozionano e riconoscono la grandezza di Benigni, noto comico che con profondità analizza l’inno d’Italia con trepidazione, con ardore e con ironia. La vera grandezza del popolo italiano è proprio questa: dire le più grandi verità con comicità e vivere il teatro della vita come primi attori, sempre in linea e non compiangendosi.
La pietà non esiste per gli italiani, ma esiste la voglia di riscatto e la voglia di combattere, sempre e comunque, in ogni modo e con i mezzi che ognuno possiede. L’intellettuale guarda dall’alto i drammi del nuovo secolo e si sente un alieno che non sa volare (come dice Battiato), l’uomo comune grida la libertà di una donna (Albano). L’uomo medio, l’uomo di tutti i giorni, cerca di giustificare uomini ed ideologie di realtà minori. Il dialetto e la Padania di Van De Sfrooss sono un tentativo mediocre di una piccola realtà che pensa di essere il mondo, ma l’Italia risponde e il federalismo diventa comico. Anche Bossi riceve una lezione di vita con il voto della critica e della giuria popolare che ridimensionano la filosofia padana, piccola e non rappresentativa dell’Italia.
L’Italia è un’Unità Nazionale che nessuno può e deve rinnegare con tutte le sue contraddizioni ed i suoi problemi. La camorra, la mafia e l’‘ndrangheta, nate come reazione ai problemi del meridione, testimoniano problematiche più gravi nell’Italia del Sud, che denuncia i suoi drammi attraverso le note della musica (Napul è). Il nord controbatte con Van De Sfrooss, ma è la canzone napoletana che trionfa ed arriva oltreoceano con “Tu vuò fa l’americano”. E’ una contraddizione che la malavita meridionale sia nata proprio con l’Unità d’Italia, ma è anche naturale ammettere che nei momenti di disunione e di frammentazione, nonché di povertà, la criminalità organizzata trovi terreno fertile per inserirsi nel tessuto sociale. La camorra ad esempio si diffuse nel napoletano sotto il dominio spagnolo ed assunse al rango di “forza legale” quando Ferdinando II di Borbone la utilizzò come polizia segreta e nella rivoluzione del 1848 servì da massa di manovra sia ai reazionari che ai liberali. La mafia invece risale al 1821 in occasione dei moti rivoluzionari, e dopo l’Unità Nazionale assunse una colorazione politica come reazione alle autorità amministrative e giudiziarie.
La famosa frase di Metternich “L’Italia è un’espressione geografica”, vacilla di fronte al fervore degli italiani che cantano l’inno di Mameli. “Svegliatevi”, diceva Garibaldi agli italiani dominati dagli stranieri, “Svegliamoci” dice Benigni a Sanremo. L’espressione “gli italiani hanno creato l’Italia” significa che la cultura e gli intellettuali del tempo hanno capito il momento giusto per coinvolgere tutte le forze sociali e raggiungere l’obiettivo di un’Italia come stato.
La cultura si forma nelle scuole, prima come oggi, ma la cultura moderna entra in crisi perché non ricorda. Forse è questo il senso della Riforma della scuola della Gelmini, che torna al passato? Bufala, usando un termine giornalistico e di uso corrente, se guardiamo al maestro unico alle elementari, che viene proposto in alternativa a tanti insegnanti, perché non esiste un sapere unico e soprattutto un sapere solo nozionistico. Le menti non possono e non devono entrare in torpore, anzi…
Oh, nostra Italia, con orgoglio ti presentiamo una scienziata meravigliosa che dovrebbe essere un esempio per tutti gli italiani: Rita Levi Montalcini, l’ultra centenaria senatrice a vita, premio Nobel per la medicina nel 1986. Lei sì che riesce sempre a mantenere alto l’onore di noi italiani, con la sua cultura, la sua intelligenza, la sua lucidità e soprattutto la sua simpatia. Lei ha sempre affermato di sentirsi una donna libera, ha rinunciato per scelta ad un marito e ad una famiglia, per dedicarsi interamente alla scienza: una vera e propria eroina. Ti presento anche uomini meno conosciuti del mio piccolo paese, ma eroi: Tommaso Aulisa, sindaco per mezzo secolo, ma più di ogni altro Michele Lenzi, che prese parte alla spedizione dei Mille ed aiutò Garibaldi a raggiungere l’Unità nazionale, con il grado di tenente e con l’incarico di cassiere.
Cara Nazione, ricorda a Bossi, che dice che il Sud rallenta l’Italia, quello che accadde a Sapri ed ai 300 di Pisacane. La storia siamo noi e il passato determina ciò che facciamo e ciò che faremo. La storia merita rispetto, rispetto per chi ha lottato ed è morto per noi. Ad Umberto consiglierei il celebre film “Benvenuti al Sud”, perché la frase “Quando un forestiero viene al Sud piange due volte, quando arriva e quando se ne va”, mette in evidenza il cuore di noi meridionali: accoglienti, generosi, un po’ disordinati, in alcuni casi poco puliti. Essere definita dai “polentoni” una “terrona”, oh mia nazione, è per me un onore e lo sarà anche per i miei figli, che spero un giorno non saranno costretti ad abbandonare il Sud…
Una piccola patriota,
Antonia Preziuso.
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LA VECCHIA SIGNORA
(di Angela Memoli)
Ha da poco compiuto i centocinquanta ,
ma nonostante l ‘età di bellezza ne ha tanta;
è una vecchia signora bagnata dal mare,
che per scacciare i nemici ha dovuto lottare.
Non ha molte rughe ma porta gli occhiali,
ed è bella come una farfalla che ha appena messo le ali ;
come un uccello che ha appena imparato a volare,
insomma è un posto che fa sognare.
Le sue venti regioni sono tutte diverse,
ma nella stessa sorte immerse;
è una terra curiosa tutta da scoprire ,
che non è destinata a morire.
A nord il freddo vento e le alte montagne,
a sud la calda brezza e le verdi campagne.
Tanti anni fa,proprio nell’ ora più tarda della notte,
le acque si sono rotte;
Garibaldi,Mazzini,Cavour ed il re Vittorio Emanuele secondo,
dopo tante lotte l ‘hanno messa al mondo.
Come un bimbo pian piano negli anni crescendo,
cullata da cultura,arte e amore ,
si è vista spuntare il primo dentino,
poi il Veneto,il Lazio ed il Trentino.
Ha da tempo ormai perso i suoi denti da latte,
ma per la sua unità sempre si batte.
Ha una storia infinita di gioie e dolori,
e porta nel cuore tre soli colori:
il verde,il bianco ed il rosso,
la distinguono dal resto,
e chi ci viene intende tornarci presto.
La sua forma è buffa pare uno stivale,
ma in confronto alle altre non è niente male.
Chi viene in Italia piange due volte,
quando arriva e quando parte.
E’ già così grande , sembra nata ieri ,
noi dobbiamo proteggerla ed esserne fieri.
E’ come una fetta di crostata
a cui manca la marmellata,
l’ unico problema di questo dolce così buono,
è che gli italiani ancora non ci sono!
Il TRICOLORE ITALIANO
(di Simone Patrone)
La nostra bandiera ha tre colori,
con degli splendidi valori:
verde per le montagne,
bianco per la neve,
e rosso per il coraggio.
I suoi valori sono
speranza,
amore,
e fratellanza.
Questi colori ormai sono presenti
in ogni cuore e in ogni uomo
che vuol essere Italiano.
Questa è la ragione per cui
tutti fan festa al tricolore.