Bagnoli Irpino, 90 anni fa, terra di bambini migranti e di infanzia negata
04.02.2018, Articolo di Antonio Camuso (da “Fuori dalla Rete” – Gennaio 2018, Anno XII, n.1)
VERSIONE INTEGRALE
Breve saggio di analisi sulla scolarità in età infantile di Bagnoli Irpino durante il “ventennio” a cura di Antonio Camuso (Archivio Storico Benedetto Petrone- Brindisi).
L’alunno P.Raffaele non ha ritirato la pagella perché emigrato in America.
Da un vecchio registro scolastico, nascosto sotto una pila di polverosi quaderni di scuola, spunta fuori una pagella scolastica dal tenue color rosa e sulla quale in bella calligrafia son riportati i dati dell’alunno e la classe frequentata, il tutto sovrastato dalla croce e il motto sabaudo FERT FERT , affiancato da due fasci littorii, in osservanza del dualismo di potere allora vigente.I polpastrelli delle dita mentre sfiorano il rilievo del timbro a secco, posto in basso, donano la sensazione che chi l’ha impresso sia ancora nei paraggi e che non siano passati 90 anni da quel giorno.
La curiosità mi assale mentre mi pongo la domanda sul perché il piccolo P. Raffaele di Antonio, nato a Bagnoli Irpino nel 1921 e frequentante la classe 1a mista di quel paesino di montagna in provincia di Avellino , nell’anno scolastico 1927-28 e VI dell’Era Fascista, non abbia ritirato questo bell’attestato. La risposta la trovo all’interno di quello storico oggetto aprendomi un mondo di bambini migranti e di infanzia negata nell’Irpinia, a cavallo degli anni 30, di un’ Italia in cui il regime fascista si accingeva con grande fasto a celebrare il primo decennale dell’avvento al potere.
E’ l’Irpinia legata ai ricordi e alle storie della mia famiglia, raccontatemi da bambino dai miei nonni e da mio padre, storie dell’Irpinia degli ultimi, della gente umile, lavoratrice, ma anche capace di non piegarsi dinanzi al sopruso, come mio nonno Generoso Camuso, a 13 anni emigrato in America, rientrato 20enne per metter su famiglia a Montella, (distante pochi chilometri da Bagnoli I), perseguitato politico durante il fascismo. Storie di fame e privazioni e dove era sempre presente l’angoscia di non sapere cosa dare da mangiare al mattino, ai propri figli prima di mandarli a scuola, e di cosa far trovar sul desco al loro ritorno.
Pagine polverose e ingiallite di vecchi registri scolastici, fonte ancor oggi di insegnamento e riflessione sul quanto fosse difficile per i nostri padri e nonni, in quell’epoca, specialmente se di umile condizione, poter conseguire nei paesi sperduti del Meridione, un titolo di studio che oggi si regala a chiunque: la licenza elementare.
La conferma inaspettata di quelle cronache famigliari, tramandatesi con la tradizione orale, è giunta così a me, grazie alla possibilità di consultare del materiale scolastico custodito in un archivio privato e pertinente alle attività didattiche delle scuole elementari di Bagnoli Irpino, site in Piazza san Rocco e che mi ha permesso di scrivere questo breve saggio a cui spero di poter far seguire un lavoro più esaustivo, magari con la collaborazione ed in sinergia con altri amanti e cultori della storia popolare irpina.
Pagine polverose e ingiallite ma che ci danno il quadro di un’umanità viva, pulsante, di un’Irpinia tra gli anni ‘20 e ‘30, dove gli antichi ritmi di vita e le necessità di attività dalle tradizioni millenarie, quali l’agricoltura o la pastorizia, si scontravano con l’esigenza di fornire un minimo di educazione scolastica alle nuove generazioni, da parte di uno Stato in via di modernizzazione, ai cui vertici vi era un Re d’Italia che aveva dato l’incarico di Capo del Governo ad un ex maestro di scuole elementari di campagna, nominandolo cavaliere del Regno: Benito Mussolini, Duce del Fascismo.
Tante sono le cose che apprendiamo rileggendo ad esempio il “Diario dell’anno scolastico 1927-1928, della classe mista di prima elementare” diretta dalla signorina Maria Balsamo,(nata a Mazara del Vallo e migrante economica anche lei ), presso le scuole elementari del Comune di Bagnoli Irpino, ricadenti alla seconda Circoscrizione di Avellino e alla direzione didattica del Comune di Montella, retta dal Regio Direttore Del Vecchio.
Proficua è l’analisi dei dati presenti in questo come in altri registri scolastici dello stesso periodo, dai quali trarre utili informazioni sulle attività didattiche svolte presso la scuola sita in P.za San Rocco: la provenienza sociale degli alunni, i risultati da essi conseguiti e la possibilità di compararli statisticamente alla estrazione sociale e il genere degli stessi.
Ma accanto a queste asettiche cifre, emozionante è la lettura delle annotazioni delle insegnanti, spesso accompagnate da confessioni che sembrano nascere da pagine del libro Cuore e che, in una specie di passaggio di testimone, sembrano compenetrarsi con altre pagine, quelle di un libro che ha contribuito a creare coscienza ed impegno nella mia generazione:” Lettera ad una professoressa” di Don Milani, scritte in quel di Barbiana, anch’esso uno sperduto paesino dell’Appennino Tosco-emiliano, all’inizio degli anni 60, dove l’estrema indigenza delle famiglie condannava i bambini all’abbandono scolastico o al semianalfabetismo.
Scopriamo così che, tra il personale insegnante delle scuole elementari bagnolesi, prevalente era la presenza femminile, rappresentata da giovanissime maestre, una novità in quell’Italia a conduzione patriarcale che non consentiva alle donne il diritto di voto, ma pur affidava loro il compito di istruire e creare una nuova generazione di italiani, al passo coi tempi moderni. Gran parte di queste tutrici dell’infanzia bagnolese erano donne giovanissime che avevano conseguito l’abilitazione all’insegnamento all’età di 19 anni , e che per emanciparsi e rendere proficuo il titolo di studio conseguito, furono disposte ad emigrare trasferendosi lontano da casa, affetti, amori, con spirito di sacrificio, ma con tanto entusiasmo, consapevoli dell’incarico a loro affidato ed orgogliose di questo.
Il caso vuole che la stesura finale di questo breve saggio, coincida nello stesso giorno dello sciopero indetto dalle/dagli insegnanti che con quella stessa abilitazione di cui parliamo hanno per anni svolto con impegno il loro lavoro ma che oggi a causa di una discussa sentenza, che ritiene non sufficiente quel diploma per insegnare, corrano il rischio di rimanere senza lavoro. Questo lavoro vuol essere quindi un gesto di solidarietà e di ringraziamento ad essi, poiché sono i diretti eredi di quelle maestrina coraggiose che sacrificarono la loro giovinezza per l’elevazione culturale e sociale del nostro Paese, in tempi duri e dolorosi.
Affiora nelle note di quei diari, come queste maestrine fossero percepite, in particolare dalle alunne di sesso femminile, quasi fossero Dee da adorare e dalle quali l’ottenere un bacio, una carezza affettuosa, un sorriso ed un incoraggiamento per un compito ben fatto, poteva far scatenare vere e proprie baruffe per gelosia, tra le “loro bambine”. Ed è con questo termine che sono descritte le proprie alunne dalle insegnanti, ed in ogni pagina traspare un forte amore materno, anche tra quelle maestre che severamente rinviavano a casa le alunne la cui cura del corpo e dell’abbigliamento lasciava a desiderare e che erano pronte a richiamare a muso duro quelle madri che sembravano curarsi poco delle proprie figlie.
La battaglia quotidiana contro l’analfabetismo e una società contadina patriarcale.
Lo sfogo della maggior parte delle insegnanti riportato tra le note dei diari scolastici, era il dover combattere quotidianamente, affrontando una impresa da Sisifo con padri- padroni che ritenevano i loro figli/e proprietà esclusiva e buoni solo come braccia e gambe da utilizzare per lavorare nei campi o ad accompagnarli nella transumanza di greggi di pecore, capre o mandrie di mucche da latte. Identica impresa al limite dell’impossibile contro altrettante madri ”distratte”troppo impegnate nella lotta quotidiana dello sfamare ed accudire greggi di figli sfornati in quantità industriale, benedetti dalla Chiesa e dal fascismo come dono di Dio e fonte di grandezza per la Patria.
Fanciulli bagnolesi migranti dall’infanzia negata.
La Pagella mai ritirata
“L’alunno P Raffaele, ha conseguito il voto di lodevole ( l’equivalente del 10 di oggi)in tutte le materie, nel primo e nel secondo trimestre, con sole 6 assenze. Nel terzo trimestre risulta assente e la pagella non ritirata perché emigrato in America in data 2 maggio. Firmato : Regio Direttore C.Del Vecchio, data e timbro: 28 giugno 1928, VI E.F.”
Una nota che in prima analisi è solo la conferma di ciò che tutti noi sappiamo su come il Meridione sia stato dalla fine dell’’800 luogo di forte emigrazione verso la sognata ed agognata America e come in questo l’Irpinia non sia stata da meno, vista la folta comunità di origine irpina presente oltre Oceano. Ma la lettura approfondita di questo diario scolastico, insieme ad altri registri da me consultati, dona una dimensione più ampia e più vasta su quanto la parola “migrante economico” fosse parte della cultura e del vivere tradizionale dell’entroterra irpino e dello stesso Bagnoli I.
“L’alunno T. Carmine figlio di Domenico, la cui condizione è pastore, è emigrato per Terra di Lavoro il 19 dicembre 1927, ritorna a scuola il 14 aprile 1928. Durante l’assenza non ha frequentato nessuna scuola, Escluso dalla sessione di esami per le troppe assenze e bocciato per rendimento insufficiente…”
Non è il solo , T. Carmine, tra quei fanciulli di 6-7 anni, di Bagnoli irpino a vivere la realtà del distacco dai propri compagni di classe e dalla amata maestra per seguire il padre-padrone pastore lungo i tratturi millenari della transumanza. Da quanto riportato in quel registro sono quasi una decina i bambini e le bambine che, al sopraggiungere dell’inverno dovettero lasciare la scuola e seguire padri, fratelli e sorelle che portavano a svernare in pianura, pecore, capre e mucche da latte.
Un esperienza di vita che oggi nessun genitore augurerebbe al proprio figlio, ma che accomunava in questo destino intere comunità e che significava spesso per un bambino l’abbandono scolastico e l’analfabetismo. Una vita transumante tante volte narratami da mia nonna Angelina Carbone, anch’essa di Montella che a nove anni, dopo aver frequentato con profitto la seconda elementare fu costretta dal mio bisnonno ad abbandonare la scuola per trasformarsi in vivandiera per padre e fratelli, che a loro volta seguivano i sentieri della transumanza con le mandrie di mucche podoliche di loro proprietà.
Mandereste voi, cari lettori, vostra figlia di 9 anni, sola tra i boschi, a cavallo di una mula, in mezzo alla neve e con i lupi in agguato?
“-Erano altri tempi!”- voi direste, ma da quell’epoca ci separano pochi decenni, anzi, se questa domanda la ponessimo ai tanti bambini e bambine migranti che oggi ci giungono, senza genitori, sui gommoni dal sud del Mediterraneo, scopriremmo che queste storie fan parte della loro diretta esperienza e forse, conoscendole, impareremmo a guardare i loro occhi e ascoltare le loro storie in maniera diversa, con molta meno diffidenza, aprendo i nostri cuori e le nostre menti.
IL Diario scolastico
“ …Scuole elementari del comune di Bagnoli Irpino .Circoscrizione scolastica Avellino, Direzione didattica Montella con Direttore il prof Del Vecchio. Anno scolastico 1927-28
Classe 1° mista situata a Piazza San Rocco, diretta dall’insegnante signorina Maria Balsamo, nata a Mazara del Vallo ( Trapani) il 18 novembre 1902, fornita dal diploma di abilitazione all’insegnamento elementare conseguito a Sciacca ( Girgenti), il 28 giugno 1921, con 7 anni di servizio e lo stipendio annuo di lire 5900.
La Dimensioni dell’aula scolastica: lunghezza metri 7,75; larghezza metri 6, altezza metri 4,25. Altitudine dal livello dal mare 654 metri
Dati statistici sugli scolari: frequentanti al 30 aprile in numero di 54. Presenti agli esami 50
Composizione per sesso: 29 maschi e 25 femmine.
Risultati alla sessione di esami di giugno: promossi 14 maschi e 14 femmine.
Asssistenza scolastica: sussidiati dal Patronato (per le condizioni di estrema povertà delle famiglie) quattro alunni di cui due maschi e due femmine.
Ripetenti : 8 maschi e 7 femmine.
Ripartizione per età: 28 maschi e 24 femmine dall’età tra i 6 e i 9 anni; 1 maschio e due femmine tra i 9 e i 12 anni…”
Da questi primi dati,riportati nella seconda pagina del Diario su citato, possiamo già trarre una prima idea sulla scolarità infantile a Bagnoli I(AV), dati ai quali aggiungeremo altri, tratti dal nostro studio socio-statistico sull’andamento scolastico e sui risultati conseguiti da ogni alunno.
La maledizione di avere un padre pastore o mandriano
Siamo stati facilitati nella ricerca da alcune regole di compilazione dei registro a cui i maestri di allora dovevano attenersi, quali ad esempio riportare su di esso, oltre la paternità e la maternità anche il mestiere, se dichiarato, del padre, la data di iscrizione dell’alunno , e se essa fosse stata sollecitata ed ottenuta coattivamente, in coordinamento tra Patronato scolastico e autorità comunali.
Scopriamo così che i padri di ben 26 tra quei 54 alunni dichiaravano di esser contadini e 11 pastori e solo 5 essere dipendenti pubblici o liberi professionisti. Un dato che da solo fa comprendere come Bagnoli vivesse essenzialmente di agricoltura ed allevamento del bestiame, attività che spesso richiedevano il coinvolgimento dell’intero nucleo famigliare, bambini in età scolastica compresi, e come ciò influenzasse la loro crescita culturale.
Non ci stupiscono quindi i dati tratti dal confronto tra il rendimento scolastico e l’origine sociale degli alunni: quell’anno su 11 figli di pastori, solo 4 furono promossi e ben 7 bocciati o esclusi dalla sessione di esami per le troppe assenze provocate dal seguire padri e greggi nella migrazione/ transumanza. Una percentuale pari al 35% di promossi e di 65% di bocciati.
Percentuali che si ribaltano per i figli di contadini possidenti di piccoli o medi appezzamenti. Ad essere promossi su 26 presenti, furono ben 15 con 11 bocciati e relativa percentuale di 60 % di promozioni e 40 % di bocciati /esclusi ( praticamente l’opposto dei figli dei pastori).
Addirittura applicando la legge delle statistiche ai figli di “ignoto” la percentuale è salomonica con il 50%, segno che l’esser figlio di padre ignoto, non fosse pregiudizialmente un handicap.
Percentuali di classe invece sono ascrivibili a figli di borghesi, pubblici ufficiali o lavoratori autonomi, dove le promozioni raggiungono il 100%. Cifre che confermano quanto già anticipato: esser figli di pastori e vivere da migrante/transumante era l’equivalente di una quasi sicura condanna all’analfabetismo.
Le bambine? le più brave!!!
Ricordando come mia nonna Angiulina Carbone, orgogliosa della sua seconda elementare frequentata, affermasse di essere l’unica persona alfabetizzata del suo nucleo famigliare di origine, ho voluto investigare, confrontando il rendimento scolastico degli alunni maschi con quello delle femmine.
Ebbene, il risultato parla chiaro: a far collezione di voti rasentanti il massimo, ovvero “lodevole”, furono proprio le bambine e confermato dalla percentuale dei promossi tra i maschi e tra le femmine di quella classe e che vide le donne primeggiare con un 58% mentre i maschi non raggiunsero il 50%. Bambine che spesso venivano iscritte alla scuola con anni di ritardo e solo grazie all’intervento di autorità, perché di esse si aveva bisogno nel sostituire a casa le madri, accudendo fratellini e sorelline più piccole mentre entrambi i genitori erano occupati nelle attività agricole e pastorali.
Ebbene, ad avere pagelle piene di “lodevole e buono” furono ben 6 di queste bambine, mentre a cercare di imitarle tra i maschi furono appena in 3. Una percentuale emblematica se raffrontata al numero dei promossi confrontato per genere: ovvero quasi il 50 per cento delle fanciulle raggiunse risultati entusiasmanti, mentre superò appena il 20 percento il numero di maschi che si applicarono con entusiasmo agli studi. ( vedi nota 1 a piè pagina )
Nasce da ciò dentro di noi il dubbio che, se l’Italia rurale di inizio 900 avesse dato immediata parità alle donne forse, grazie al loro apporto nella vita sociale, politica e culturale di questo paese, si sarebbero potuti evitare tanti lutti e tragedie e forse con un passato migliore, potremmo affidare il futuro ai nostri figli e alle nostre figlie con più serenità.
Con l’augurio che le donne siano sempre più coscienti del loro ruolo, noi, rompendo gli indugi e le remore sul violare una presunta privacy, visto che di risultati encomiabili parliamo, riportiamo integralmente i nomi delle prime della classe:
- Nicastro Concetta, figlia di Antonio e di Gatta Lucia, con un pieno di “lodevole”.
- Patrone Domenica, figlia di Domenico e di Farese Angiolina che, se pur se iscritta con notevole ritardo, termina con la promozione alla seconda elementare con un ottimo pieno di “lodevole e buono”.
Fine prima parte
Antonio Camuso
Archivio Storico Benedetto Petrone
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Nota a piè pagina 1)A confermare infine l’assunto iniziale , relativo alla condizione sociale , entrambe le nostre prime alunne sono figlie di contadini e quindi con famiglie legate ad attività stanziali e non ai fenomeni migratori/transumanti dei pastori/allevatori.
Commento su fb di Antonio Camuso:
Bellissima questa prima foto d’epoca che avete pubblicato che sinceramente esprime molto di più delle mie mille e più parole scritte nell’articolo da voi pubblicato e se fossi sicuro dell’anno o della classe potrei anche dare un nome a quei ragazzi.
Quei piccoli e piccole bagnolesi che ostentano quei giornali e libri aperti in mano, al cui centro c’è la loro “signorina” rappresentano la vittoria della cultura sull’ignoranza, la voglia di progredire e nello sguardo fisso e quell’espressione seria di quei bambini lascia quasi sgomenti per l’intensità di essa che denota la loro precoce maturità.
Una foto che mi commuove, grazie Mimmo per aver accompagnato con essa il mio articolo