Bandiere arancioni del Touring Club: l’Irpinia del turismo non ha più scuse
27.01.2018, Articolo di Maria Fioretti (Ortialab.it)
In un viaggio attraverso l’Italia eccellente non si passa da qui. Di nuovo. Il 22 gennaio a Genova sono stati annunciati i Comuni meritevoli della certificazione per il triennio 2018-2020 e indovinate? Noi non ci siamo, come non c’eravamo nel 2015 e temiamo siano poche le elucubrazioni da fare, a posteriori soprattutto.
Ve lo ricordate come era andata nel 2015? Cerchiamo di spiegare meglio a chi ci legge. A marzo di tre anni fa un articolo di Modestino Francesco Picariello diceva a questa provincia che nell’aggiornamento triennale fatto dal Touring Club Italiano, l’Irpinia risultava assente. E fu subito levata di scudi generale, perché non puoi dire a chi mette le mani in questa terra che non sta facendo bene, o comunque non sta facendo abbastanza.
Facciamo però un piccolo passo indietro per spiegare cos’è il Touring Club Italiano, non inventiamo nulla, è tutto scritto sul sito: è un’associazione non profit, che si occupa da oltre cent’anni di turismo, cultura e ambiente. E cosa sono le bandiere arancioni? Un marchio di qualità turistico-ambientale, un riconoscimento meritato per l’impegno e per il lavoro quotidiano di amministratori attenti e innovativi.
Il Touring, infatti, dal 1998 seleziona e certifica attraverso il progetto “Bandiere Arancioni” i borghi eccellenti dell’entroterra Italiano. Località a misura d’uomo con meno di 15.000 abitanti, luoghi speciali, magari ancora poco conosciuti, dove la sostenibilità ambientale, la tutela del territorio, il patrimonio artistico-culturale, la qualità dell’accoglienza si uniscono per regalare autenticità al viaggio.
Attualmente sono 227 le località certificate selezionate attraverso un modello di analisi territoriale TCI che prevede che le località che presentano la candidatura vengano approfonditamente analizzate, anche sul campo, attraverso la verifica di oltre 250 criteri di analisi, raggruppati in cinque macroaree. Gli obiettivi sono: la valorizzazione delle risorse locali, lo sviluppo della cultura dell’accoglienza, lo stimolo dell’artigianato e delle produzioni tipiche, impulso all’imprenditorialità locale, il rafforzamento dell’identità locale.
Bene, in un viaggio attraverso l’Italia eccellente non si passa dall’Irpinia. Di nuovo. Il 22 gennaio a Genova sono stati annunciati i Comuni meritevoli della certificazione del Touring Club Italiano per il triennio 2018-2020 e indovinate? Noi non ci siamo. Però in Campania la bandiera è andata a Sant’Agata dei Goti, Cerreto Sannita, Letino e Morigerati.
Non ci sarà un’altra possibilità, se non nel 2021. Nessuna scusa vale più. L’Irpinia avrebbe potuto presentare la candidatura nei modi e nei tempi stabiliti e non l’ha fatto, sono poche le elucubrazioni da fare, a posteriori soprattutto. Anche perché i Comuni candidati indipendentemente dall’esito dell’analisi, ricevono un importante strumento, il Piano di miglioramento, che approfondisce le aree risultate non in linea con gli standard previsti dal Touring e indica le principali azioni da attivare per perfezionare e potenziare il sistema di offerta turistica locale. Si poteva cogliere almeno questa di opportunità.
I risultati conseguiti in media dall’anno di assegnazione del marchio nei comuni certificati: 45% in più di arrivi e il 38% in più di presenze. L’81% ha incrementato l’offerta ricettiva, c’è stata una crescita di strutture dell’83%, e un aumento di posti letto del 65%, 141% di esercizi extra alberghieri. E il 79% ha istituito un nuovo servizio turistico, l’81% ha aperto uno o più esercizi commerciali e il 79% ha aperto almeno una nuova struttura ristorativa. Non siamo sul piano delle chiacchiere, quindi.
Peccato essersi persi nell’entusiasmo iniziale, vediamo infatti che la sezione Club dei Paesi d’Irpinia è ferma al lontano 2015. E allora le domande ve le riproponiamo, perché restano inevase.
Tra i Comuni che avevano manifestato interesse – quindi Mirabella Eclano, Monteverde, Montemarano, Summonte, Mercogliano, Atripalda, Sant’Angelo dei Lombardi, Cassano e Altavilla – quanti realmente hanno fatto la richiesta per entrare a far parte delle Bandiere Arancioni? E se lo hanno fatto quali sono state le motivazioni dell’esclusione? Ma soprattutto se queste candidature esistono, qualcuno ha dato il via al Piano di Miglioramento proposto in materia di accoglienza, valorizzazione delle risorse locali, artigianato, produzioni tipiche, impulso all’imprenditorialità e rafforzamento dell’identità locale?
Attendiamo, ora come allora. Tanto il mondo – del turismo – va avanti anche senza di noi.