Il Sud sempre più debole
16.12.2017, Articolo di Luciano Arciuolo (da Il Quotidiano del Sud)
Il 22 ottobre 2017 si è svolto, in Lombardia e in Veneto, un referendum regionale con il quale le rispettive amministrazioni chiedevano agli elettori una sorta di autorizzazione a trattare con lo Stato centrale, al fine di ottenere più potere in alcune materie. La sostanza vera è che il Veneto e la Lombardia chiedono di avere più soldi dallo Stato, visto che, mediamente, pagano più tasse.
Alla luce di quanto abbiamo già scritto sui trasferimenti statali al Sud e della loro incredibile esiguità rispetto a quanto trasferito al Nord, questa richiesta appare quantomeno singolare. Scuole, Università, trasporti, servizi locali, strade: per tutti questi settori lo Stato trasferisce al Sud molti meno soldi di quanto dovrebbe. Si vuole ulteriormente accentuare questa tendenza a dare di più a chi ha di più?
Ma ci sono altre considerazioni da fare su questa vicenda.
- La Costituzione prevedeva, all’articolo 109, che lo Stato erogasse contributi speciali per valorizzare il Mezzogiorno e le isole. Nel 2001 la riforma costituzionale (voluta e votata, è bene dirlo, dala maggioranza di centrosinistra) ha abrogato questa parte. Non basta?
- Quando lo Stato investe nel Sud (fonte: Confindustria), per ogni 100 euro, 41 vanno al Nord per acquisto di beni e servizi che sono prodotti solo lì. Al contrario, quando lo Stato investe nel Nord, per ogni 100 euro solo 5 vanno al Sud. Cioè la metà dei soldi dati al Sud tornano al Nord. Non basta?
- I cittadini del Meridione pagano mediamente più tasse locali di quelli del Settentrione (fonte: CGIA di Mestre). E, tenendo conto dello stato dei servizi erogati, praticamente noi paghiamo a caro prezzo ciò che altrove è pagato di meno ed è più efficiente.
- La sanità al Sud è allo sbando, se non al disastro. Tra i dieci ospedali italiani migliori per tutti gli indicatori, non ce n’è nessuno che si trovi al di sotto di Roma (fonte: Agenas, agenzia sanitaria delle Regioni italiane).
- Il Mezzogiorno d’Italia è diventato di nuovo terra di emigrazione. In Campania sono ormai decine i Comuni, soprattutto dell’Irpinia e del Beneventano, nei quali il numero dei residenti all’estero eguaglia, quando non supera, il numero dei residenti in paese. Il record è di Cairano, dove ci sono 326 persone che vivono nel Comune e 541 che vivono all’estero.
La verità è che il Sud, già debole e abbandonato a sé stesso, dopo i referendum regionali del 22 ottobre lo è ancora di più. Questo perché, nell’epoca della personalizzazione della politica, sono venuti meno i partiti che privilegiavano l’interesse complessivo della nazione, ma anche perché la classe dirigente che si è affermata è caratterizzata dalla mediocrità e dall’inseguimento al sondaggio giornaliero. La verità è, ancora, che il Sud non ha, di fatto, una classe politica all’altezza della sfida.
Infine, la verità è che quelli che si definiscono riformatori, nella nostra disgraziata nazione, hanno rinunciato ad affrontare le battaglie vere, quelle capaci davvero di cambiare il destino del paese, quale è la sfida di rendere l’Italia migliore e più ricca attraverso l’unica strada percorribile: la modernizzazione e lo sviluppo del Meridione.