Alessandro Salvio (1570 – 1640) – Campione del mondo di scacchi … nel 1600!
10.01.2011, di Rocco Dell’Osso (articolo tratto da “Fuori dalla Rete”, anno IV n.1)
“Costui nacque da Donato Salvio figlio di un fratello del famoso Ambrogio, e l’epoca della sua nascita non si sa con precisione, ma poté avvenire verso l’ultimo quarto del Secolo XVI. Dopo avere appreso in Bagnoli nel Convento di San Domenico i primi elementi di letteratura e filosofia fu menato in Napoli a studiare Giurisprudenza , a cui si dedicavano i migliori ingegni di quel tempo, e riuscì a fregiarsi della Laurea dottorale, e darsi all’esercizio della professione di Avvocato, in cui acquistò un buon nome.
Attese ancora ad altri studi specialmente di letteratura, e nei suoi ozi scrisse e pubblicò in Napoli nel 1634 un libro sul Giuoco degli Scacchi, cui diede il titolo di Puttino o Cavaliere Errante, che incontrò il favore di tutti i letterati e degli amatori del gioco.
Per quante ricerche abbiamo fatto, non ci è riuscito rintracciare una copia di tale opera per poter pronunziare un giudizio su di essa, e dobbiamo perciò appagarci delle lodi, che ne fecero gli scrittori contemporanei. Il libro in parola fu per altro sottoposto a severa critica da un tale di cognome Correra, il quale la pubblicò ancora, e che nemmeno è a noi pervenuto, ma il Salvio, dissero i contemporanei, si rifece contro di tale critica con una sensatissima Apologia anche messa in stampa, e nemmeno ci è riuscito rintracciarla.
Sposò Giulia Palatuccio sorella di quel Cesare Palatuccio, che fu per breve tempo feudatario di Bagnoli, e forse fu il Salvio, quegli che spinse il cognato all’acquisto di questa Terra, e per tal fatto si procurò l’avversione della Borghesia Bagnolese, la quale per liberarsi dal suo dominio affrontò il grave problema di quei tempi per sottrarsi dal giogo feudale, cioè di rendersi Terra Demaniale.
Però il Salvio benché avesse eletto il suo domicilio in Napoli non si dimenticò della sua patria, e si rese benemerito di essa con l’erezione di una Cappella dedicata alla SS. Trinità, che ancora esiste e col dotare sia essa, che l’Ospedale esistente allora in Bagnoli nella fine della strada omonima, di un’annua rendita pel mantenimento.
L’ospedale in parola era destinato per raccogliere pellegrini ed infermi, ed aveva uno speciale inserviente a questo scopo, ed il fabbricato, che portava tal nome, lo abbiamo visto, benché diruto, fino ai nostri giorni”.
Fin qui quanto riportato da Alfonso Sanduzzi nelle sue “Memorie Storiche di Bagnoli Irpino”. Anche Generoso De Rogatis nei suoi “Cenni Biografici degli Uomini Illustri di Bagnoli Irpina” accenna ad Alessandro Salvio, affermando che è nato a Bagnoli Irpino (sbagliando però secolo) e che “morì nella sua Patria”.
Tuttavia, entrambi gli autori liquidano le opere di Alessandro Salvio come il frutto di “ozi letterari scritti amenamente, sopra il gioco degli scacchi”.
In verità Alessandro Salvio è stato un gigante nel gioco degli scacchi, generalmente considerato come il quarto campione del mondo non ufficiale tra gli anni 1598 e 1620.
Nacque verosimilmente a Bagnoli Irpino intorno al 1570 e ivi morì circa nel 1640 (secondo Generoso De Rogatis). Appartenne a famiglia di buona levatura, avendo conseguito il titolo dottorale; un suo fratello, Carlo, compose anche versi, alcuni dei quali riportati nelle opere scacchistiche del Salvio.
Allievo di Michele di Mauro, verso il 1595 si batté con Paolo Boi, allora già vecchio, e lo vinse (Paolo Boi morì tre giorni dopo, presumibilmente avvelenato); l’impresa gli fece guadagnare e lo esaltò come il miglior giocatore al mondo.
Si misurò nel 1606 a Napoli con Cascio e riuscì a sconfiggerlo. Fu un assiduo frequentatore delle accademie scacchistiche napoletane in casa Di Costanzo, Carafà e Rovito, dove talvolta si esibì in partite alla cieca (molto in voga all’epoca). Questa prodezza fu da lui ripetuta davanti al conte di Bonavente, viceré dal 1603 al 1610, al marchese di Corleto e al conte Francesco di Castro, figli del conte di Lemos e ambasciatore di Sua Maestà Cattolica a Roma.
Nel 1604 ha pubblicato il primo libro completo sugli scacchi dedicato a Fulvio di Costanzo, marchese di Corleto, il “Trattato dell’Inventione et Arte Liberale del Gioco di Scacchi – Napoli, Giovanni Battista Sottile, 1604”, che conteneva 31 capitoli con aperture scacchi. A quest’opera fece seguire nel 1612 “La Scaccaide, Tragedia del Dottor Alessandro Salvio Napolitano – Napoli, Lazzaro Scoriggio, 1612”, una curiosa tragedia in versi nella quale descrisse l’intricata vicenda che avrebbe causato la pazzia dell’eroe Cacco donde poi l’espressione Scacco matto. L’opera conteneva anche alcune informazioni storiche su giocatori italiani; ad oggi non e nota alcuna copia dell’opera.
Nel 1634 infine diede alle stampe un altro libro “Il Puttino altramente detto il Cavaliere Errante del Salvio, sopra il Giuoco degli Scacchi, con la sua Apologia contro il Carrera, diviso in tre Libri – Napoli, nella stampa di Giovanni Domenico Montanaro, 1634, dove diede molte notizie, non tutte attendibili, sui giocatori napoletani del suo tempo. Il Salvio racconta una storia che ha avuto luogo quasi cinquant’anni prima che potesse essere stampato in lettere. E ‘stato tradotto anche da George Walker e pubblicato con il titolo “La luce e la lucentezza degli scacchi” in cronaca Il giocatore di scacchi, il 1843.
Per ciò che concerne la teoria del gioco, sebbene molte aperture da lui riportate fossero ricavate dai suoi predecessori, gli va riconosciuto il merito di averle diffuse e valorizzate. Fu sostenitore dell’arroccco libero alla napolitana. Salvio ha vissuto una lunga vita con eventi di successo, tra i quali anche iniziare un’accademia di scacchi a Napoli.
Chiaramente postumo, è stato anche pubblicato “Il Giuoco degli Scacchi del Dott. Alessandro Salvio, diviso in IV Libri, ed in questa ristampa accresciuto di alcuni Giuochi dello stesso Autore, non ancora dati in Luce – Napoli, nella stamperia di Felice Mosca, 1723”.
Il più bel complimento al racconto “Il Puttino” di Alessandro Salvio è stato scritto proprio da George Walker in un articolo pubblicato su The Chess Player’s Chronicle (Volume IV, Londra 1844).
Walker, infatti, scrive: “the manner of the narrator, Dr. Salvio, has a good deal of Defoe about it; the simplicity of his details stamps them with an air of profound and literal truth (Trad. – Lo Stile del narratore, Dott. Salvio, ha molto dello stile di Defoe; la semplicità dei suoi dettagli li fotografa con un’aria di profonda e letterale verità).
Ma la parte più interessante dell’articolo di Walker sono i commenti al libro e ai personaggi del Puttino. Sullo scontro tra Leonardo e Ruy Lopez, ad esempio: “ is a duello to the deat … with sharpest sword and spear. Like two of Arthur’s Knights contending in the listed jousts (Trad. – è un duello all’ultimo sangue…con la spada e la lancia più affilata. Come due cavalieri della tavola rotonda, che si contendono in una giostra);
O su quello di Leonardo e Paolo Boi: “The second coming of the Syracusian to battle is admirably delineated … He springs upon the scene with the vivid reality of a thunderbolt. His pride is the honest, sublime, emanation of a genius conscious of no superior. Paolo comes prepared to mount the victor’s car of triumph, or to die in the amphitheatre ….. They shine out from the age in which they breathed, as pillars of flame in the desert of life (Trad. – Il secondo dei siracusani che arriva alla battaglia è descritto ammirevolmente… balza sulla scena con la vivida realtà di un lampo. La sua fierezza è la sincera e sublime emanazione di un genio che è consapevole di non conoscere pari. Paolo arriva preparato a salire sul carro dei vincitori oppure a morire nell’anfiteatro…. Essi risplendono emergendo dall’epoca in cui vivono come colonne di fiamme nel deserto della vita.
A chiusura di questa breve dissertazione su Alessandro Salvio e a dimostrazione della grande importanza del “gambetto del Re” che ha preso il nome dal Salvio stesso, riportiamo il sonetto tratto da “Il Puttino, capitolo XIII”.
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da “Il Puttino, capitolo XIII”
Sfidommi a Scacchi il gran Leonardo (a), e volse
Seco giucassi, e a lui sortissi il tratto:
Ei comincia, io l’incontro; ei ponsi in atto
Di gambitto, ed a pigliar tosto m’involse.
Segue egli il giuoco, el suo Cavallo sciolse;
Io il Pedon del Caval quanto può un tratto:
Ei l’Alfier, io rispingo; ei fugge, io al matto (b)
Corro; egli il Re move, el colpo svolse.
Grida egli ho vinto, or cedi, e a me dà il vanto,
Troppo ardisti a venir meco al contrasto,
Che’n tal mestier tu non sei meco uguale.
Conobbi il tiro (c), e a lui mi volgo in tanto,
Disseli, il vincitor vinto è rimasto.
A cader và chi troppo in alto sale.
Ecco che’l tuo rivale
T’ha vinto, e poi ti dice,
Gambitto a giucator farsi non lice.(d)
Note:
a) E’ G. Domenico De Leonardis, chiamato beffardamente grande Leonardo. Nessuna correlazione tra Leonardis e Leonardo detto il Puttino.
b) E’ il Gambetto di Re accettato e sostenuto: 1) e4 e5 2) f4 exf4 3) Cf3 g5 4) Ac4 g4 5) Ce5 Dh4
c) La sequenza era ben conosciuta dal Salvio che l’aveva riportata e commentata nel suo libro al Capitolo XIX, “Gambetto del Rè”.
d) La sentenza finale: Non è conveniente fare un gambetto a un vero giocatore di scacchi.
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