La gemma della verde Irpinia (Paolo Ricci “l’Unità”, 24 luglio 1960)
12.10.2017, Documenti storici (da “Fuori dalla Rete” – Agosto 2017, Anno XI, n.4)
Tratto dal libro: “Con Pasolini cominciammo” a cura di Paolo Speranza
Poco meno di un anno fa, esattamente la sera del 6 settembre 1959, un operaio della SEDAC, spingendo una leva, immise la corrente elettrica nei cavi aerei e la luce si spanse nelle strade ed entrò trionfalmente nelle case del Laceno. Era l’inaugurazione “Ufficiale” dell’ormai celebre villaggio irpino, appendice montana della civilissima ed antica città di Bagnoli, situata nel cuore della verde regione campana. Quella sera memorabile il volto dell’altipiano cambiò totalmente i connotati e noiche eravamo presenti e commossi- potemmo renderci conto dell’enorme potere di trasformazione che hanno le scoperte della scienza. Fatto sta che in quella sera di fine estate, sotto un acquazzone violentissimo e costante, il gesto dell’anonimo operaio elettricista –un gesto che per compiersi richiede solo qualche minuto di tempo – fu sufficiente a dare un volto inaspettato ad un paesaggio che era rimasto intatto per lunghi secoli: il paesaggio bucolico e solenne che fu cantato da Jacopo Sannazzaro e da altri poeti del Rinascimento come l’ambiente ideale delle favole boscherecce e mitologiche: “Pecore che pascete e pascolate…”
Il villaggio di Laceno, però, non nasceva quella sera, improvvisamente, con la luce elettrica. La sua storia, anzi, è esemplare della vita meridionale, con quel tanto di pioneristico e anche di eroico che caratterizza tutte le tappe dell’emancipazione del sud.
Laceno, dunque, trovasi nel territorio di Bagnoli Irpino, ricco di boschi, ad un’altitudine che oscilla dai 600 ai 1800 metri sul livello del mare. Il comune è ricco per la produzione di legno che ricava dai fitti boschi di cui sono ricoperte le sue montagne, ma questa ricchezza, prima che a curare gli interessi pubblici non vi fosse un’amministrazione popolare, era inerte e si perdeva in mille inutili rivoletti senza alcuna possibilità di concretarsi in qualcosa di stabilmente utile agli abitanti della città. Nel 1952 al Comune di Bagnoli si insediò un’amministrazione popolare, a capo della quale fu chiamato un giovane assai vivace ed intraprendente, Tommaso Aulisa, il quale, preso possesso della carica, subito si dette di torno per risolvere antichi problemi del suo paese e per incanalare nel giusto alveo i frutti del commercio del legname del territorio di Bagnoli. Vi erano molte cose da fare, ed egli, con metodo e con sicurezza, cominciò ad affrontarle e risolverle. Ma il problema principale, il vero problema di Bagnoli Irpino, era la valorizzazione del suo altipiano, di Laceno: una ricchezza rimasta per decenni inutilizzata, che offriva importanti possibilità di valorizzazione del suolo comunale e l’apertura di un salutare traffico turistico verso tutta la zona. Si, da molti anni, ed anche durante il fascismo, vi furono dei tentativi di avviare a soluzione il problema di Laceno, ma la cosa non progredì di un solo millimetro e quelle immense possibilità di lavoro e di attività economiche rimasero inutilizzate. L’altipiano del Laceno offre possibilità di sviluppo, ripeto, sia sul piano dell’attività turistica sia sul piano dell’attività agonistica e sportiva. D’ estate, infatti, la bella conca montana all’ombra del Cervialto è il luogo ideale di soggiorno per sfuggire al caldo e al trambusto delle città infuocate. Prati meravigliosi, boschi ombrosi ed ospitali e soprattutto un clima dolcissimo costituiscono le caratteristiche del Laceno nei mesi caldi. D’inverno invece il luogo offre infinite possibilità per gli sport della neve e del resto, i veri intenditori e i raffinati dello “sci” hanno sempre frequentato le piste naturali del Laceno. Tuttavia solo ora la fama della nuova stazione climatica si sta diffondendo in strati più larghi e già molte comitive di sciatori, che per praticare il loro sport preferitosi dirigevano verso Roccaraso o verso il Terminillo, ora dirottano per il Laceno.
Tommaso Aulisa, inutile dirlo, si buttò a corpo morto nell’impresa di Laceno e ora, a quasi dieci anni di distanza, appaiono evidenti la giustezza e l’opportunità della sua azione. Seguendo l’esempio di altri paesi e di altre Regioni, l’amministrazione comunale di Bagnoli Irpino offrì gratis agli amatori della montagna i suoli del Laceno, offrendo anche altre facilitazioni per la costruzione di villini, chalets e alberghi. L’iniziativa ebbe successo e molti professionisti, artigiani, nonché funzionari e, in genere, medi borghesi di Avellino, di Napoli e di Roma e anche di altre città furono sensibili al prezioso dono e accettarono con entusiasmo il loro pezzettino di terra, costruendovi sopra gustose abitazioni per l’estate e per l’inverno. Esisteva di già, naturalmente, un piano di lottizzazione che fu fatto a spese del comune di Bagnoli Irpino da un tecnico di Avellino. Dapprima le costruzioni sorsero senza eccessive pretese, ma poi, a mano a mano che si scoprivano le possibilità e le bellezze del luogo, le casette venivano costruite con più cura e anche con una certa pulizia architettonica. La scoperta del Laceno stimolò immediatamente lo spirito pioneristico di alcuni bagnolesi, il primo dei quali, tal Capozzi, si mosse immediatamente, costruendo in un angolo assai bello dell’altipiano, sulle prime pendici del Cervialto, alla foce del torrente Tronola, una locanda da Far West, che poi, seguendo le evoluzioni e le trasformazioni dell’intera località, si è venuta a sua volta, man mano, trasformando in un albergo- ristorante e in luogo di ritrovo. Ma l’iniziativa, anche nel senso pioneristico, era sempre nelle mani dell’amministrazione popolare e dell’Aulisa. Occorreva un albergo, un grande albergo. Gli imprenditori e gli albergatori ai quali il Sindaco di Bagnoli si rivolgeva per invogliarli alla costruzione di un albergo moderno e attrezzato, che davvero potesse costituire un primo invito al turismo, risposero negativamente. Allora fu il Comune stesso di Bagnoli a prendere l’iniziativa. Proprio sulle sponde del lago esisteva un antico rifugio, una costruzione tozza e robusta sviluppatasi intorno ad una cappella abbandonata. Aulisa trasformò ed adattò opportunamente la vecchia inutile costruzione e ne ricavò un albergo coi fiocchi: l’attuale Albergo al Lago, gestito egregiamente da due fratelli: due medici di Bagnoli appassionati della montagna.
Come però avrete notato, finora si è parlato soltanto di iniziative dell’Amministrazione comunale di Bagnoli e dell’iniziativa di privati. E la Cassa del Mezzogiorno, sorta proprio – almeno così si è detto nei suoi programmi – per incrementare l’economia e il territorio nelle nostre regioni? Nulla! Non so cosa oggi abbia fatto la “Cassa” e se abbia finalmente concesso al Comune di Bagnoli Irpino gli appoggi spettantigli richiesti. Posso però dire che fino all’anno scorso la “Cassa” è rimasta sordi ad ogni richiesta e mentre sborsava milioni, anzi miliardi, per sovvenzionare iniziative alberghiere di miliardari e di speculatori come Rivetti, Rizzoli, Vanzi, non volle sborsare una sola lira per aiutare lo sviluppo di un’iniziativa che davvero serviva ad elevare l’economia di una zona priva di qualsiasi altra possibilità di vita. Il fiume di miliardi della “Cassa”, così, si arrestava improvvisamente alle soglie del Laceno, ma i bagnolesi sono uomini duri e neppure un così sordo sabotaggio poteva frenare il loro entusiasmo. L’iniziativa, infatti, non si arrestò e la cerimonia dell’illuminazione di cui abbiamo parlato al principio di questo articolo servì anche a convincere i più pessimisti e a guadagnarli alla causa del Laceno.
L’anno scorso le manifestazioni che accompagnarono l’inaugurazione “ufficiale” del villaggio ebbero un tono gustoso e popolaresco, che la terribile pioggia biblica non riuscì ad eliminare. Decine e decine e migliaia di persone, malgrado l’inclemenza del tempo, salirono fino all’altipiano e si sistemarono alla meglio, consumando allegramente le provviste che si erano portate appresso. Vennero famiglie da Napoli, da Roma e anche da città più lontane.
Ma alla festa popolare si era affiancata un’iniziativa assai intelligente e seria: l’istituzione di un premio: il “Laceno d’Oro”; promosso da un gruppo di giovani entusiasti ed animosi che si stringe intorno alla rivista “Cinemasud”, diretta da Camillo Marino. Una giuria, di cui facevano parte Pier Paolo Pasolini ed altri, assegnò il primo “Laceno d’Oro” al regista Michelangelo Antonioni. Il premio, si disse, è di tendenza, cioè avrebbe tenuto conto solo della produzione che si richiama al realismo; e anche questa era una prova della serietà dell’iniziativa e della sua opportunità culturale. Quest’anno il “Laceno d’Oro” sarà assegnato sull’altipiano, ormai stabilmente illuminato, la sera del 30 luglio e, come l’anno scorso, l’intelligente iniziativa sarà patrocinata, oltre che dal Comune di Bagnoli Irpino, dall’Amministrazione provinciale di Avellino e dall’Ente del turismo di quella città.
Insieme al premio cinematografico vi saranno un premio di pittura, per un paesaggio ispirato alle bellezze dell’altipiano; un premio per la fotografia, per i fotografi professionisti e dilettanti che presenteranno opere ispirate ai luoghi; e un premio giornalistico riservato a giornalisti, pubblicisti, corrispondenti e collaboratori di giornali che più efficacemente, coi loro scritti, avranno contribuito a popolarizzare Laceno ed il suo splendido altipiano. Una serie di iniziative, come vedete, assai importanti e significative, alle quali hanno già dato la loro adesione nomi illustri in tutti i campi della cultura, della narrativa e dell’arte. Ma i premi e gli incontri non costituiranno la sola attrattiva del Laceno. La sera del 30 e la sera del 31 luglio, infatti, sull’altipiano si svolgerà una festa popolare che si prevede affollatissima e assai simpatica. Come l’anno scorso, anche quest’anno alcuni grossi nomi della musica leggera e della radiotelevisione appariranno nel cartellone dei festeggiamenti (si parla di Modugno; l’anno scorso furono invitati Nino Taranto e la Christian). Saliranno a Laceno i caratteristici venditori di torroni e di leccornie paesane, saranno improvvisati ristoranti all’aperto e caffè rustici. Si suonerà e si canterà tutta la notte.Così, questo villaggio, sorto per merito di uomini energici e di buona volontà, si inquadra nella vita nazionale e le sue feste, ricorrenti puntualmente ogni anno, fanno ormai parte del folclore popolare del nostro paese.
Se ne accorgerà la TV?