Manovre militari e Principe Umberto di Savoia a Bagnoli Irpino e a Montella
07.09.2017, Il documento storico (a cura di Antonio Camuso)
Agosto 1932. Quando i fascisti bagnolesi tappezzarono la Chiesa Madre di “Viva il Duce!”
Premessa
Nella sezione “pagine ingiallite di storia locale irpina, e non” che curo per l’Archivio St. B Petrone , ho scelto oggi di ricordare, attraverso la rilettura di quotidiani dell’epoca, le cosiddette “grandi manovre militari ” che negli anni 30 l’Esercito Italiano condusse sul territorio nazionale , per ostentare la sua presunta efficienza e capacità operativa , e che videro coinvolti i territori dell’Alta Irpinia in più di un’occasione. Su quelle del 1936 , molto si è scritto, vista la loro maggiore dimensione, mentre su quelle del 1932, svoltesi principalemte al Nord, ma che ebbero un’appendice anche in Irpinia, ben poco si è detto e su come furono l’occasione d’incontro tra il principe Umberto di Savoia, erede al trono, di incontrare soldati e popolo. Visita non casuale, visto il dualismo di potere creatosi dopo che il Re aveva dato lo sciagurato incarico nel 1922, da Primo ministro a un Benito Mussolini che ben presto si era autoproclamato DUCE della nazione Italiana e che con il suo protagonismo mediatico, schiacciava quotidianamente in un angolo il “piccolo” Re Vittorio Emanuele III.
In questo contesto è da interpretare l’attivismo degli eredi di Casa Savoia nel presenziare eventi o manovre militari, per tastare il polso sulla fedeltà di popolo e soldati alla monarchia. Ma sistematicamente a non demordere nel non lasciare il posto da “prima donna”sotto le luci dei riflettori, era l’intero apparato fascista che mobilitandosi in queste occasioni faceva in modo che l’esaltazione per il Duce, fosse per lo meno equivalente se non superiore, in striscioni, megafotografie e slogan, alle manifestazioni di omaggio al Re e alla casa Savoia.
Anche a Bagnoli, i fascisti del luogo non furono da meno ed a confermarlo sono le foto se pur sbiadite della visita dell’erede al trono, il Principe Umberto, in quell’agosto del 1932. Nella cronaca edulcorata che leggiamo dal Giornale d’Italia dell’11 agosto 1932, sembrerebbe che se pur la popolazione gridasse all’unisono “Savoia”, il principe Umberto recandosi a Messa la domenica del 7 agosto 1932, si ritrovò muri e gradini dello scalone della Collegiatia dell’Assunta, tappezzati da continui” Viva il Duce” , mentre uno striminzito “viva il Principe Umberto” risultava appiccicato alla porta del vano sottoscala.
In ogni caso, quelle esibizioni militari, influirono nell’immaginario collettivo di tantissimi ragazzi, come mio padre, nati in Irpinia dove si sgobbava dalla mattina alla sera nei campi e nei boschi , per guadagnarsi il classico tozzo di pane e dove a dividerselo spesso lo si era in numeri impensabili al giorno d’oggi, spesso anche più di dieci. Quelle uniformi lucenti, la possibilità di avere un salario fisso e magari guadagnarsi eroicamente la gloria, fecero sì che in tantissimi , quando arrivò il tempo, si arruolarono per combattere in nome della Patria , ma anche per un futuro diverso. Purtroppo appena 10 anni dopo quelle manovre , nel 1942 ad El Alamein e sul Don, sogni e vite si spezzarono e quei ragazzi dovettero ricredersi sulle loro illusioni.
La cronaca
Il Giornale d’Italia 11 agosto 1932 Cronaca del Mezzogiorno pag 4 ( Archivio Storico Benedetto Petrone. Fondo Antonio Camuso_Montella)
Bagnoli Irpino 6 agosto 1932 . Questa di oggi è singolare giornata che passerà nella storia di Bagnoli Irpino. Tutte le campane suonavano a festa per salutare il principe Umberto. In piazza, nell’attesa, la folla si faceva sempre più intensa, mentre un cordone di carabinieri e soldati , sotto la direzione del comandante locale della stazione dei RRCC , manteneva la marea di popolo. Verso le 19, 25 in fondo a via Roma si scorse una macchina , che lentamente si avanzava verso il centro del paese. Era quella che conduceva l’augusto Ospite per trascorrere un non breve soggiorno sull’altopiano del Laceno. Un’esplosione di gioia e di entusiasmo partì da tutto il popolo al grido “Savoia!”
Il Principe di Piemonte scese dalla macchina e ossequiato dal Podestà comm. Cucci e da tutte le autorità civili e militari, passava in rassegna la compagnia d’onore del 31 fanteria comandata dal Capitano cav,. Giovanni Cucci , mentre la banda del Reggimento suonava l’Inno reale. Passando tra due fitte ali di popolo che gridava il suo saluto , il Principe si recò al Municipio, seguito da tutte le autorità e da un gruppo di ufficiali.
A piè del palazzo municipale erano ad attendere l’augusto Ospite uno stuolo di elette signorine che gli offrirono un omaggio floreale. Nella sala podestarile riccamente addobbata, il Podestà procedette alla presentazione di tutte le autorità tra cui, il segretario politico(del P.F:) il prof Meloro, l’arciprete-parroco don Carrozza, il segretario Comunale avv Annecchiarico,col vicesegretario prof Bucci, il comandante dei RRCC, il componente del consiglio provinciale dell’Economia di Avellino p comm Gatti, il conciliatore cav Basile, il presidente dellìassociazione ex Combattenti dotto Mancusi, il direttore didattico prof Rodolfo Domenico Cione( che nel dopoguerra sarà più volte sindaco di Bagnoli, NdR), il capo nucleo ufficiali in congedo avv G.Lenzi, l’aiutante in seconda del Fascio Giovanile di combattimento dottor Basile, il presidente del R. Laboratorio-scuola dott R Gatti; il medico condotto dott G. A Lenzi, il veterinario comunale dott Braschi, il componente del consiglio provinciale dell’Economia di Foggia, Gatti, gli uff. in congedo cav Frasca, avv Cucci, dottor Frasca, rag Basile , signor Cione, e i fiduciari dei vari sindacati (sindacati fascisti, NdR)) signori Rulli, Scolavino, Gatti V., Trillo ed altri.
Il popolo delirante , acclamava ininterrottamente il Principe, che per ben quattro volte si portava al balcone dal quale pendeva un ricco drappo di velluto cremisi, salutando il popolo plaudente.
Indi, dopo aver visitato la pinacoteca comunale, accompagnato dal colonnello del 31 Fanteria cav Stirpe ed altri ufficiali di ordinanza, dall’aiutante di campo, verso le 20, 30 preso posto nell’automobile reale, che lentamente attraversava via Garibaldi, piazza L. di Capua e via D’Aulisio, vie e piazze tutte addobbate ed illuminate con luci di svariati colori per dirigersi verso l’Altopiano del Laceno mentre il popolo lo acclamava freneticamente.
IL PRINCIPE A LACENO
Domenica mattina verso le 07.25 ( sic! Una vera e propria levataccia dopo la serata frenetica precedente! NdR) apparso sulla Piazza Leonardo di Capua , manifestando ai suoi ufficiali del seguito e agli ufficiali superiori del 31 Fanteria che lo ossequiavano, tutta la sua lietezza del modo piacevole come aveva trascorso la notte nel Reale Rifugio, sia per la sublime visione , per l’ incantevole panorama , per il saluberrimo clima che si gode.
Egli fu salutato dal popolo entusiasta, con schietta manifestazioni di esultanza e si trattenne brevemente in piazza. Poi, in automobile si recò in contrada “Ago” in agro di Montella per assistere ad alcune esercitazioni svolte alla presenza del ten generale Tua comandante della 25esima Brigata di stanza a Napoli. Ivi, fu raggiunto dal podestà di Montella, dott Gambone, che invitò il principe a fermarsi a Montella. Poi S.A.R: si recò ad ispezionare gli accampamenti del 40esimo a Montella e del 15esimo a Cassano , quindi faceva ritorno a Bagnoli verso le 11. 35 recandosi nella chiesa della Collegiata di S Maria Assunta per assistere alla Messa celebrata dall’arciprete –parroco dotto Rubino Carrozza . A piè dello scalone erano ad attenderlo le autorità con a capo il podestà comm Cucci mentre il parroco vestito con i sacri paramenti lo attendeva sulla porta del tempio.
I carabinieri in alta uniforme rendevano gli onori . Tutto il popolo e molti forestieri che si trovavano qui per villeggiare , sin dalle ore 10.30 gremivano il maestoso tempio in cui si conservano molti capolavori d’arte del secolo XVI.
Il Principe seguito da tutte le autorità cilivi e militari, raggiunse, fra due ali di popolo. reverente l’altare e inchinatosi dinanzi al S Sacramento, e prese il posto sul tronetto in “cornu evangeli”. Durante la celebrazione sedeva al monumentale organo il maestro Egidio Leuzzi eseguendo musica classica scelta per l’occasione All’uscita il principe fu fatto segno a frenetiche acclamazioni ed ovazioni del popolo. Quindi il principe Umberto partecipava al pranzo della mensa degli ufficiali del 1 battaglione del 31 fanteria , erano presenti il podestà comm Cucci e il colonnello comandante cav Stirpe . Alle ore 14 il saluto in macchina l’augusto principe si dirigeva al R Rifugio” Principe di Piemonte” sull’altopiano Laceno.
Il Principe Umberto a Montella
Montella 7agosto 1932 Da diversi giorni la nostra cittadina accoglie con festosa cordialità il 40esimo Reggimento fanteria . Questa mattina il Principe Umberto che già altre volte ha visitato la zona , ha assistito all’esercitazioni che si sono svolte sui costoni di “Lago” e sulle falde montane della bellissima pianura di Folloni
Il Principe, che nelle prime ore del mattino ha attraversato a piedi l’arteria principale del paese, acclamato da improvvise e spontanee manifestazioni di giubilo portandosi nella zona dei tiri, mentre alcune unità aeree sorvolavano a bassa quota.
Alle ore dieci ha avuto la benedizione del gagliardetto della locale sezione dei Bersaglieri: simpatica manifestazione patriottica alla quale sono intervenute numerose autorità e rappresentanze del capoluogo di provincia.
Dopo la sfilata dei bersaglieri e dei veterani con la fanfare del 1 regggimento bersaglieri è stata apposta una corona di fiori sulla lapide dai caduti.
Hanno parlato il Reverendo Giuseppe Savino, che ha benedetto il labaro, il Segretario della sezione dei Combattenti dott Apicella ed il segretario dell’Associazione bersaglieri per la Provincia Giudice cav Mancini.
Al termine delle esercitazioni militari della giornata, il Principe Umberto che marciava alla testa dei primi plotoni, è stato incontrato all’ingresso della città dal Podestà dottor Gambone, che gli ha portato referente gli omaggi della cittadinanza. Dopo la presentazione delle Autorità cittadine, il Principe ha percorso a piedi un lungo tratto della strada accompagnato dal podestà, al quale ha chiesto con infinita cordialità dettagliate, minuziose informazioni del luogo.
Indescrivibili sono state le manifestazioni di giubilo tributate al Principe, che ha gradito gli spontanei omaggi floreali di signore e bambini, pura espressione dell’entusiasmo di tutto il popolo. Quindi ossequiato dalle Autorità, il principe ha preso posto in macchina, attraversando , in mezzo alla folla festante e plaudente, il Corso Umberto I
All’altezza di Piazza Bartoli l’auto di S A R è stata bloccata da una fiumana di popolo di circa diecimila persone che con innefrerabile entusiasmo ha voluto gridare la sua dedizione.
Epilogo
Al termine di questa rilettura delle manovre militari svoltesi nel 1932 tra Bagnoli e Montella e la visita del Principe Umberto , vogliamo dare alcune notizie relative ai reparti militari che parteciparono a quelle esercitazioni e le loro sfortunate vicende belliche. Sì, perché nonostante il trionfalismo con le quali venivano propagandate le cosiddette Grandi manovre di quel 1932 ed ancora quelle più famose del 1936, l’Esercito italiano al momento dell’entrata in guerra nel giugno del 1940 dimostrò tutte le sue carenze , in equipaggiamenti, addestramento e capacità di condurre operazioni strategiche secondo i criteri della guerra moderna. Un esercito di leva ( le famose 11 milioni di baionette del motto mussoliniano ) i cui generali nell’epoca della guerra lampo erano concettualmente legati ancora ai retaggi della I Guerra Mondiale , alla guerra di trincea e agli assalti alla baionetta. Un esercito il cui equipaggiamento era fatto di fucili, mitragliatrici, mortai e cannoni anch’ essi retaggio di una guerra di trent’anni prima. Elenchiamo la formazione tipo di ognuno di quei reggimenti che in quell’agosto del 1932 furono ospitati tra Bagnoli e Montella, ovvero il 40 esimo RGT “Bologna”, il 15esimo “Savona” e il 31esimo “Siena”:
Comando , Compagnia comando, 3 battaglioni fucilieri, Compagnia mortai (vecchi mortai della prima GM in attesa dell’arrivo del mod 81),
una Batteria armi di accompagnamento da 65/17(cannoni)
Con questi mezzi la fanteria Italiana partecipò alla Seconda Guerra Mondiale
I battaglioni fucilieri erano dotati del famoso fucile modello ’91 la cui sigla è tutto un programma, ovvero un fucile progettato nel secolo precedente, nel 1891 e la cui efficacia in combattimento dimostrò tante carenze, a partire da una pallottola che oggi definiremmo “nonletale” per il suo calibro e potenza.
I mortai 81 anch’essi un retaggio della guerra di trincea e della prima guerra mondiale, ma pur più moderni degli antiquati Stokes, giunsero ai reparti dopo le manovre del 1932 e solo in parte nel 1936. Comunque i mortai mod 81 fecero il loro dovere sui campi di battaglia di Grecia, Albania e Yugoslavia, ma furono inutili nelle sabbie africane,
mentre le cosiddetti armi di accompagnamento, il cannone 65/17, progettato nel 1903 ed entrato in linea nel 1913 alle soglie della prima guerra mondiale , continuò a servire i nostri reparti, che lo utilizzarono anche come arma anticarro, non avendo di meglio, per contrastare in Africa le ondate di migliaia di carri armati inglesi e americani lanciate contro le forze dell’ASSE in tre anni di campagna.
Destino glorioso e tragico ebbero quei reparti che con le loro belle uniformi entusiasmarono in quell’agosto 1932 i cittadini di Montella e Bagnoli. Un destino che portò il 40esimo reggimento “Bologna” prima a partecipare alla campagna di Abissinia 1935-1936 e poi dal 1941 alle più significative battaglie in Libia, concludendo tra El Alamein e Marsa Matruh, con il sacrificio di uomini e mezzi, la sua esistenza operativa. L’8 dicembre 1942 con la ritirata italiana verso la Tunisia, il glorioso 40 reggimento fu cancellato dai ranghi dell’Esercito Italiano, mentre uomini e ufficiali pagarono con la vita nelle sabbie africane le folli scelte del fascismo e la complicità di quel Re e di quella Casa Savoia a cui bagnolesi e montellesi in quell’agosto del 1932, come narrano le cronache, dimostrarono tanto affetto.
Altro destino glorioso e tragico accompagnò il 31 reggimento”Savona” che dopo anch’esso aver partecipato alla guera di Abisssinia, fu invece inviato al fianco della div. Alpina Julia sul terribile fronte greco-albanese, (quello del famoso slogan mussoliniano “spezzeremo le reni alla Grecia!”), che vide morire tra congelati ed uccisi in combattimento migliaia di nostri soldati e cadere le illusioni militaresche fasciste. Un piccolo popolo e un piccolo esercito, quello greco, che resistette all’assalto del più grande esercito italiano ed addirittura contrattaccando lo respinse sin dentro i confini albanesi, adombrando la possibilità di una ritirata italiana dall’Albania. Fu sui monti tra Berat e Monastero che il 31 reggimento si sacrificò in gran parte, in attesa dell’aiuto delle divisioni naziste per far crollare il fronte greco. Il reggimento fu poi inviato come forza di occupazione a Creta e si ritrovò coinvolto nei fatti dell’8 settembre’43 con gli uomini presi prigionieri dai tedeschi e mandati in Germania.
Infine il 15esimo reggimento ”Siena” ebbe vita ancor più breve: inviato nel 1940 anch’esso in Libia/Tripolitania, nel corso di un offensiva lampo inglese del gennaio 1942, fu travolto da essa e i superstiti furono avviati nei campi di prigionia, dell’India, Palestina e Sud africa.
Il principe Umberto, ricordato come “il Re di maggio”, dopo la caduta in disgrazia di Vittorio Emanuele III, fu nominato luogotenente del Regno, durante il periodo della guerra di Liberazione e dei governi di unità antifascista dal 1943 al 1946 e alla proclamazione della Repubblica, prese la via dell’Esilio.
In disgrazia ,prima agli occhi del Duce, si dice per diversità di opinioni su Badoglio, poi nel dopoguerra per il suo passato da fascista della prima ora e accusato della “fascistizzazione” dell’Esercito con l’introduzione delle Divisioni di Camice Nere nei suoi ranghi, cadde anche il “promoter” delle Grandi Manovre in Irpinia, il generale Baistrocchi, sul quale approfondiremo in un prossimo articolo , il suo ruolo nel partito fascista Campano, nell’Esercito Italiano ed il suo legame con gli esponenti locali del partito fascista Irpino, a partire quello di Bagnoli.
Matrimonio all’Italiana.
Ben differente fu il destino di notabili ed autorità locali che troviamo nominate in questa ed altre cronache. La capacità gattopardesca di veri e propri camaleonti della politica così lucidamente denunciata nella”Rivoluzione meridionale” dall’avellinese antifascista, azionista, Guido Dorso, trova l’ennesimo conferma su come notabili, fascisti e loro tirapiedi riuscirono a riciclarsi e nomi e cognomi tra quelli elencati in questa cronaca del 1932 li ritroveremo tra quelli delle cronache politiche degli stessi paesi nel secondo dopoguerra.
Antonio Camuso
Archivio Storico Benedetto Petrone
Brindisi 12 agosto 2017, ottantacinque anni dopo, per non dimenticare.