L’occupazione delle terre incolte nel 1947
09.08.2017, La rubrica (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2017, Anno XI, n.3)
Il documento storico che vi proponiamo in questo numero di “Fuori dalla Rete” è la risposta del Prefetto di Avellino (datata 12.05.1947) al telegramma inviato (in data 14.03.1947) al Ministero dell’Interno dal Sindaco dell’epoca Rodolfo Cione e con il quale cerca di ottenere una legale autorizzazione per l’occupazione delle terre incolte sull’Altopiano Laceno.
La relazione del Prefetto stronca sul nascere l’opera di contadinizzazione del Laceno in quanto, “si tenga presente che la manodopera locale è assorbita in gran parte dalle utilizzazioni boschive e dalla pastorizia, talché la coltura agraria è una forma di economia sussidiaria ed integrativa delle altre e che il numero di contadini veri e propri è limitato”. Inoltre in attuazione dell’opera di persuasione intrapresa da anni dal Ministero dell’Agricoltura e Foreste e dall’Ente autonomo dell’Acquedotto Pugliese, sulla necessità di restituire le zone dissodate illegalmente alla sua naturale cultura erbivora per non arrecare danni alle sorgenti del Sele.
Il prefetto nel concludere la sua relazione invita il Sindaco a provvedere “a far rilevare e determinare la zona del piano Laceno ridotta a coltura agraria”.
Il no del prefetto al dissodamento di altri terreni è un duro colpo per tante famiglie bagnolesi che vivono un periodo di magra a seguito del secondo conflitto mondiale appena conclusosi.
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PREFETTURA DI AVELLINO
Raccomandata N. 12662/3 del 12.05.1947
Risp. Nota 819 del 15.04.1947
OGGETTO: Bagnoli Irpino – Esposto Sindaco per coltura terre demaniali
SINDACO DI BAGNOLI IRPINO
In evasione alla nota su citata, si comunica che da accertamenti effettuati è risultato quanto segue;
Codesto comune secondo le risultanze del catasto agrario di questa provincia dell’anno 1929, ha una popolazione di 3400 anime e una superfice di Ha 6690, così suddivisa:
- Seminativi Ha 624
- Pascoli permanenti ha 387
- Boschi (compresi Ha 496 di castagneti da frutto ha 4622)
- Colture legnose specializzate Ha 82
- Incolti produttivi H901
- Superfice produttiva Ha 74
Totale Ha 6690
In effetti nella superfice riportata a seminativi non sono compresi:
- Circa Ha 30 di terreno comunale costituiti da oltre cento piccoli appezzamenti tenuti a coltura agraria nell’Alto Bacino del Sele, ubicati in massima parte in fondi valle di zone differenti e ricadenti nel perimetro del bacino idrologico del Sele, sottoposto a vincolo forestale, a mente della legge 20 giugno 1877, n. 3917, e della speciale 26 giugno 1902 n. 2451.
- Circa Ha 200 di terreno pascolativo comunale del Piano Laceno ridotti a coltura agraria dall’ anno 1940 in poi.
Negli appezzamenti di cui al capo 1) dall’ano 1921 al 1930, a seguito di regolari richieste annuali da parte del Comune e di apposite verifiche per le proposte relative degli organi forestali, approvate dal competente Ministero, fu annualmente permessa la coltura agraria temporanea del Comitato forestale di questa Provincia, in attesa che i lavori di rimboschimento, previsti per l’Alto Bacino del Sele, vi fossero estesi, comprendendoli. Dopo tale epoca, ogni ulteriore richiesta fu respinta, perché si riteneva imminente l’occupazione delle zone a scopo di rimboschimento. Per ragioni arie, però, l’occupazione non ebbe a verificarsi e così nel 1936 il permesso di coltura venne prorogato ancora per l’anno 1937, ma nel 1938 una nuova istanza del Comune non fu accolta perché il competente Ministero ritenne che una ulteriore concessione sarebbe stata d’incentiva ai naturali di codesto comune per estendere i dissodamenti abusivi.
In seguito di tale azione restrittiva la coltura agraria di massima parte degli appezzamenti fu abbandonata, pur continuandosi in minima parte di essi, malgrado il divieto e le contravvenzioni elevate dagli agenti addetti alla sorveglianza.
Ma dopo poco fu iniziata l’invasione e la rifunzione a coltura agraria di parte della zona pascoliva comunale di Piano Laceno, talché per legalizzare l’arbitraria occupazione e l’esercizio della coltura agraria, a seguito di istanza del comune, il Comando Gruppo delle Foreste, con nota 11128 del 10.12.41, propose a questa Prefettura la concessione a coltura agraria di Ha 79,40, purché si procedesse ad un’ equa ripartizione fra i naturali meno abbienti, onde evitare l’invasione ed il dissodamento di altre zone demaniali.
In effetti la ripartizione, secondo i criteri di giustizia proposti non ebbe luogo ed i naturali di codesto comune, profittando della particolare situazione creatasi in dipendenza dello stato di guerra, aggravatasi successivamente nel periodo dell’emergenza ed in quello immediatamente successivo, non solo invasero e ridussero a coltura oltre il doppio della superfice concessa nel piano Laceno, ma contemporaneamente, ripresero ed estesero le colture nelle diverse zone dell’Alto Bacino del Sele.
Il consiglio di amministrazione dell’Ente autonomo per l’Acquedotto Pugliese nella seduta del 16 sett. 1946, con delibera n. 7, rilevando l’anormalità della situazione creatasi nell’Alto Bacino del Sele, al fine di evitare i danni rilevanti all’integrità della sistemazione idraulica di quel bacino imbrifero, promosse da parte del Ministero dell’Agricoltura e Foreste la disposizione che le zone dissodate abusivamente venissero restituite all’antica coltura, a termini delle vigenti disposizioni di legge (nota n. 2044 del 28.1.47) per cui il comando gruppo delle foreste dispose che la parte del personale del distaccamento forestale di Bagnoli fosse svolta opera persuasiva verso gli arbitrari occupatori e coltivatori di quei terreni, diffidandoli di non continuare con le colture agrarie e di procedere a norma di legge a carico degli inadempienti. Tale opera dette buoni risultati tanto che solo recentemente il locale Distaccamento Guardie Forestali ha avuto ad elevare contravvenzione a carico di Nigro Domenico assessore di codesto comune. Sembra che proprio l’opera di sobillazione svolta da quest’ultimo abbia in un certo qual modo turbato l’ordine pubblico che però è stato in pieno ristabilito ad opera della S.V., dei Carabinieri e del locale Distaccamento guardie forestali.
Si prega, quindi, di continuare l’opera di persuasione e di fare presente che il divieto di coltura dei piccoli appezzamenti ricadenti nell’Alto Bacino del Sele, per una superfice di circa Ha 30. È ripagato ad usura dal quasi triplicarsi della superfice ridotta a coltura agraria nella zona pascolativa del piano Laceno.
In tal modo i naturali di codesto comune dispongono in realtà di una superfice ea seminativi di circa Ha 800 che è da ritenersi sufficiente in rapporto al numero degli abitanti, ove si tenga presente che lamano d’opera locale è assorbita in gran parte dalle utilizzazioni boschive e dalla pastorizia (secondo il catasto agrario 1925 del comune di Bagnoli esistevano n. 341 bovini, n. 5404 ovini, 82 caprini), talché la coltura agraria è una forma di economia sussidiaria ed integrativa delle altre e che il numero di contadini veri e propri è limitato.
Pertanto codesta amministrazione provveda a far rilevare e determinare la zona del piano Laceno ridotta a coltura agraria, per poi poterne effettuare, con criteri di giustizia ed equità, nei modi e nelle forme di legge, l’assegnazione ai naturali meno abbienti e coltivatori diretti, togliendola a molti degli attuali occupatori, proprietari di altri terreni, che risulterebbe hanno dato in fitto le loro quote.
Soltanto dopo aver provveduto a quanto innanzi è detto, questa Prefettura, ove mai risultasse il bisogno di dover accontentare le richieste di altri contadini veri e propri e non di esercitanti altri mestieri, potrà eventualmente invitare il Comando Gruppo delle Foreste a prendere in esame e, previo regolare verifica sopraluogo, sottoporre all’approvazione del Ministero dell’Agricoltura e Foreste e dell’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese la possibilità di autorizzare annualmente la temporanea coltura delle quote ricadenti nell’Alto bacino del Sele, per il momento non interessanti i lavori di rimboschimento previsti.
IL PREFETTO
F/to Mancini
P.C.C.
IL SEGRETARIO
F/to E. Conti