Rapporto con la terra natale di anziani emigrati da Bagnoli
26.07.2017, Testimonianze (di Aniello Russo – da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2017, Anno XI, n.3)
“Con il passare degli anni, al mio ritorno trovavo sempre meno amici. E oggi sono arrivato al punto che in Piazza e nelle vie mi imbatto in volti sconosciuti, chiusi nei loro pensieri. A riscaldarmi il cuore non basta il saluto di una anziana seduta sulla soglia di casa, sulla Serra: nei miei lineamenti la donna ha scorto i tratti del casato a cui appartengo. E mi saluta così: – Bona sera, cumpà! – ma io le rispondo solo con un borbottio. E tiro dritto per non tradire l’imbarazzo per non averla riconosciuta.”
“Da qualche tempo, al paese io ci torno sempre meno di frequente. Non mi ci ritrovo nei luoghi dove ho passato gli anni della fanciullezza. Ogni angolo mi appare mutato, diverso dall’angolo conservato nella memoria. Ogni posto mi sembra un altro, forse perché il mio modo di sentire è un altro. Eppure ero certo di rimettere piede sui luoghi del passato con lo stesso cuore di allora. La percezione del mutamento mi induce alla fine a riconoscere che a essere cambiato sono io. Sì, io. Rivedo un compagno d’infanzia e non ne riconosco neppure la voce. Ma allora è vero: sono io che non sono più lo stesso.”
“Raccolgo dal suolo una mela caduta dalla pianta, su cui da ragazzo furtivamente mi arrampicavo. Le do un morso, mastico il boccone… ma non ha lo stesso sapore. Anche se nato su una pianta antica, il frutto è di oggi. Voglio andare via. Subito. Volgo un ultimo sguardo al paese, alle strade, ai vicoli, alla Piazza, e la loro visione mi appare come in una nebbia che pian piano copre ogni cosa.”
“Ora che è vuoto dei miei ricordi, il mio paese è un deserto; le figure che si muovono nelle strade sono ombre, anche se care. Ora che nulla più mi trattiene, ho premura di correre a prendere l’auto, per mettere quanto più spazio possibile tra me e i luoghi del passato. Andare via senza aver rivisto la casa dei nonni, la Via Nuova e il Ponte del Salice, il cortile dei giochi infantili, la vigna a San Lorenzo, la chiesetta di campagna; meglio fuggire per non sentire lo strazio dello strappo. Uno strappo che non è da un luogo concreto, ma dall’immagine di un passato che solo io conservo nell’animo. E’ questo sentimento che mi inchioda, ogni volta che ritorno, a una inconsolabile solitudine.”
Vorrei ringraziare Aniello Russo per aver pubblicato queste bellissime foto. Mi ha fatto un enorme piacere, perché nella prima foto in alto ci sono raffigurate mia nonna, mia mamma e le mie zie:
Branca Concetta mia nonna, Di Capua Mariannina mia mamma e le zie
Di Capua Emilia e Di Capua Margherita. Un saluto da Leonardo Pasquale
Grazie.