L’Irpinia Nazionalista
20.07.2017, Articolo di Vincenzo Garofalo (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2017, Anno XI, n.3)
Lo spirito “patriottico” irpino trovò la propria concretizzazione intorno al 1919, quando nacquero, ad opera di alcuni giovani, i primi movimenti nazionalisti irpini. Le iscrizioni non furono scarse.
Tra le manifestazioni promosse dal movimento ve ne furono numerose, ma alcune più di altre, nelle pagine di cronaca dell’epoca vennero riportate come mirabili espressioni celebrative di eroiche gesta nazionali. Tra le tante si ricorda, su un quotidiano dell’epoca, “La Squilla”, la manifestazione del 12 settembre 1920. Il gruppo nazionalista irpino si occupò anche di fare propaganda per la battaglia di fiume che i militi italiani stavano combattendo e risultato fu che il questore dovette intervenire per fare pressioni sul direttore della Banca d’Italia affinché esaudisse alcune richieste… L’attività del movimento era particolarmente prolifica, e numerose erano anche le riunioni settimanali che il gruppo teneva affinché fossero osservate e valutate le direttive generali provenienti dal C.C.
Tra le varie ambizioni del gruppo vi era quella di creare una sezione “senior” nazionalista e l’apertura di nuove sedi del movimento nel territorio provinciale con lo scopo di creare una Federazione Nazionalista Irpina. Iniziò quindi, oltre all’attività diretta dei componenti del gruppo, anche una certa propaganda da parte di organi di stampa legati al movimento nazionalista affinché gli Irpini trovassero, nel loro animo, quello spirito di “alto patriottismo” ed aderissero al movimento in nome “della grandezza e della gloria dell’Italia nostra”. Iniziamo con una domanda ovvia, forse necessaria precedentemente: “Che cos’è il Nazionalismo in Irpinia?”, quali le sue origini? Il Nazionalismo in Irpinia fu l’espressione politica di una notevole parte del popolo irpino, dove nel panorama politico figuravano numerosissimi partiti, un po’ tutti, però, privi di una identità ben definita.
Il Liberalismo era stato, in tempi assai remoti, un “faro luminoso” per molte persone, durante la liberazione italiana, non solo della provincia ma dell’Italia intera. Tempo dopo però l’aspetto più puro del movimento liberalista finì col degenerare nel trasformismo. Il Partito Popolare, legato a una politica puramente antimassonica, finì col perdere la propria identità alleandosi a personaggi filomassonici. I capisaldi della lotta elettorale passata erano crollati. Il Partito dei Combattenti, carico di buoni propositi, era finito col dissolversi nelle beghe della politica paesana. L’intero partito era andato frazionandosi e dissolvendosi a causa di lette intestine. Non mancavano sulla scena personaggi del socialismo, repubblicani, ecc. Tutte queste identità erano l’anima del consiglio provinciale, divisi tra Maggioranza e Minoranza. L’Unione Democratica, composta da democratici, radicali e personaggi d’altre idee, poneva come esponenti di primaria importanza due personaggi, fulcro e vanto. Il resto del “gruppo” non aveva un’identità definita e non avrebbe potuto sopravvivere a una lotta d’idee. Il Movimento Nazionalista era fermamente convinto che nessuno tra i partiti precedentemente elencati fosse capace di governare la provincia. Le lotte campanilistiche e personali erano, allora, la principale fonte del disagio popolare e sempre più assopivano gli animi dell’elettorato che avrebbe dovuto emanciparsi e divenire attivo. La provincia di Avellino era, in tutt’Italia, la sola a non avere esponenti del partito socialista, né comunisti nelle vere lotte politiche. I pochi socialisti/comunisti della provincia, secondo le pagine del quotidiano “La Squilla”, erano di Solofra, Montella ed Ariano. Il partito Nazionalista, quindi, attribuì i propri natali alla mancanza di idee e ideali nella politica provinciale del tempo, in nome e ricordo di quell’Irpina che aveva dato “sangue e forze” alla lotta per la grandezza della Patria. Il movimento, composto di giovani irpini, si batteva contro il neutralismo e l’antimilitarismo, esempi delle idee espressione della convinzione che la guerra fosse disfattista.
Proponendosi come partito “dell’avvenire” decise di iniziare a battersi nella lotta politica per il raggiungimento delle posizioni più alte del potere politico. “Il Nazionalismo ed il Fascismo si propongono la lotta contro lo spirito antinazionale”. “Il Fascismo è uno stato d’animo, una reazione, fatta da giovani, ardenti di una fiera combattività contro gli elementi sovversivi”. Così scrive Paco sul quotidiano “La Squilla”. Il Nazionalismo, nato come partito intenzionato ad affermare lo spirito nazionale, affermava la superiorità degli interessi della collettività Italiana su quelli del singolo. Agli inizi del 1930 in Irpinia si segna l’alleanza tra i due Movimenti/Partiti: “(…) è prematuro pensare che noi possiamo assimilarci col Fascismo” e continua “Adesione abbiamo dato ai Fasci: adesione non sentimentale, ma d’azione”. La voglia di partecipare al movimento Fascista però ben presto penetrò le file dei giovani nazionalisti… incantati dallo spirito sacrificale delle future camice nere, disposte ad esporre “la loro vita per non fare calpestare la vittoria”. L’alleanza divenne patto, fino all’assorbimento del Nazionalismo all’interno del Fascismo, nonostante le intenzioni di cavalcare il momento, per poi rivendicare la superiorità del Nazionalismo sul Fascismo.
Così si legge in un articolo: “Quando il Socialismo ritornerà, come il figliuol prodigo, alla concezione di Marx, e le numerose canaglie, sbucate sotto il fango livido di Caporetto, finiranno di diventare un soffio di distruzione, allora i Fasci avranno assolto il loro compito ed il Nazionalismo continuerà la sua aspra e faticosa opera di elevazione”. “Verrà questo giorno?”…