Parlarne ora è necessario …
14.07.2017, La rubrica di Giovanni Nigro (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2017, Anno XI, n.3)
C’è chi dice…
…che a meno di un anno dalle elezioni amministrative, non è necessario parlarne, non è necessario nemmeno farsi il sangue amaro perché tanto non cambia niente. Qualcosa di vero lo dicono e cioè il fatto che potrebbe cambiare poco nello scenario politico presente, ma si sbagliano sul fatto che non bisogna parlarne.
Parlarne ora è necessario, parlarne ora è indispensabile perché con l’impreparazione generale e lo scollamento nei confronti della politica da parte dei cittadini si arriverebbe ad una campagna elettorale nel 2018 cotta e stracotta. Senza nessun punto saliente, se non quello delle seggiovie, con un parlare a vanvera e con una miserabile vittoria senza sale.
Il problema, quindi, va affrontato e già potrebbe far venire il mal di testa o di pancia a qualcuno. A volte penso che in questo paese alcune persone resuscitano e rinvigoriscono ogni 5 anni in primavera come una pianta rara che ha vita da dicembre a luglio, ogni 5 anni, ma poi appassisce e puoi trattarla anche con cura, lei non rinvigorisce. Resuscitano e forse anche facendo dei danni seri, convogliando a nozze con una lista scelta forse facendo ambarabacicciccoccò e quella si innalza a salvatrice della patria.
Per non parlare poi della categoria più conosciuta agli addetti ai lavori, ma molto più dannosa che è e rimane quella del “parente nella lista”. Si, quella per cui si è litigato, quella per cui si spera, come irpino classico e paranoico, che possa risolvere una buca avanti casa o un’agevolazione sul lavoro.
Beh, queste due sono solo un esempio si potrebbe parlare anche del coinvolgimento dei nuovi votanti: chi ha compiuto 18 anni da poco, che viene preso e viene usato come capo Ultrà per fare il tifo. Il tifo non per la propria squadra, ma per andare contro l’avversario, come succede nel calcio: dove non esistono a volte tifosi di squadre, ma solo Anti-juventini, Anti-napoletani, eccetera. Diciamo più Anti-Juve. Tutto questo grazie alle promesse, alle riunioni strategiche da aizzatori di popolo a cui l’applauso di certo non da fastidio.
Gli esempi non sono finiti, ma fermiamoci. Ogni 5 anni c’è qualcosa o qualcuno che si ripete, che prende una boccata di ossigeno in Piazza, che sistematicamente si fionda ad aprire bocca, a sbarcare il lunario. Quindi, bisogna parlare già da adesso per cercare di non cadere nella solita banale retorica che ha accomunato l’Irpinia, bisogna parlarne per riuscire a capire che non è un passaggio che avviene ogni 5 anni e basta, ma un impegno che ha a che vedere del futuro del paese. Paese inteso come persone, che anche se qualcuno pensa siano solo numeri e famiglie, dovrebbero avere un peso. Dovrebbero anche essere ascoltate e non richiamate ogni 5 anni.
La colpa non è solo della politica amministrativa che ci portiamo avanti in questo modo da anni, ma è anche del popolo, sicuramente. Il disinteresse raccontato in questa rubrica ne è la prova. Anno dopo anno il sentimento provato è un insieme di disgusto e di ignoranza (intesa anche come la non percezione della realtà circostante). Questo le generazioni passate non l’avrebbero mai permesso e non si sarebbero mai permessi di allontanarsi, di arrivare al classico “che me ne frega”, proprio perché c’era una visione diversa di tutto. Anche il minimo gesto di parlarne ogni sera davanti al camino o d’estate davanti ad un bar era necessario per avere una identità, che sia di destra o di sinistra, meglio di sinistra, ovviamente.
Sembra quasi che oggi si ha paura di parlarne, si ha timore di interessarsi, forse perché se non ti interessi hai un potere che è quello di andare dove butta il vento, come un tergicristallo (da destra a sinistra) in pochi secondi. Far sì che il voto resti un voto e non una volontarietà, un messaggio da mandare a chi non ti piace. Questo dovrebbe essere il senso. Questo dovrebbe essere l’unico motivo per cui c’è chi ne parla non solo ogni 5 anni, ma sempre. L’importanza di scegliere chi votare e non la speranza che qualcuno bussi alla tua porta per prometterti in cambio del voto fabbriche spaziali e giornate lavorative per tamponare.
Scegliere e parlarne perché è importante e perché la scelta del voto è come la scelta della squadra del cuore: hai la libertà di tifare per chi vuoi, perdendo anche una finale di Champions League per esempio, ma sei libero in queste due cose. Il voto e la squadra. Sperando sempre che il calcio non diventi come la politica però. A meno di un anno dalle prossime amministrative dovrebbero essere chiare queste cose a chi si accinge a presentarsi a questo paese, altrimenti che parliamo a fare?