Gli abusi edilizi
02.05.2017, Rubrica “InfoIrpinia” di Francesco Celli (da “Fuori dalla Rete” – Aprile 2017, Anno XI, n.2)
Un altro tema davvero scottante in questa nostra terra, ma poco approfondito, è quello degli abusi edilizi. Sono intorno a noi, ma spesso non ci facciamo neanche caso. Storpiano borghi meravigliosi, danneggiano irreversibilmente linee paesaggistiche o vicoli pittoreschi ma l’occhio poco attento, scarsamente sensibile, non se ne accorgerà nemmeno. Questo accade solo superficialmente però: in realtà tali abusi producono un danno enorme nella percezione complessiva della bellezza o della bruttezza del luogo.
L’abuso edilizio è un illecito civile, con multa fino a 51.645 euro, e penale, ovvero soggetto a detenzione carceraria fino a due anni, che consiste nel realizzare un intervento edilizio senza permesso di costruire o senza dichiarazione di inizio attività. Negli anni sessanta, quelli del boom economico, e successivamente nella rapida svalutazione del potere di acquisto della lira, ci fu un vero e proprio assalto alla costruzione abusiva, investendo nel mattone i soldi che rapidamente stavano perdendo valore. Con la legge n. 47 del 1985 si prende atto di questo fenomeno attraverso una imponente sanatoria che reinserisce nei canoni della legalità e della legittimità gli abusi fatti, naturalmente con grande favore degli abusivi. Chiaramente le costruzioni avrebbero dovuto comunque rispettare perlomeno l’urbanistica e la sicurezza, ma chissà quanti occhi chiusi ci sono stati dietro mazzette sistemiche, soprattutto in favore di tecnici e sindaci, che hanno concesso l’indicibile.
Gli abusi sono andati avanti fino ad oggi, così come le sanatorie purtroppo: anziché buttare immediatamente a terra ogni costruzione illegittima, parziale o totale, arrestandone i fautori, si è trovato sempre il modo di preservarla a danno della legalità e della bellezza. Tutt’oggi purtroppo se ne vedono i risultati anche in Irpinia: pensiamo alla veranda gialla nel borgo storico di Gesualdo, sotto il Castello, un vero cazzotto nell’occhio, oppure ad Avellino, a Castelfranci, a Montoro, a Laceno, a Bisaccia, alla variante di Atripalda passata negli scavi di Abellinum o a tutte le pale eoliche costruire in dispregio dei vincoli. Una vera e propria devastazione di territorio, silenziosa, portata avanti a suon di cubature di cemento armato contro la comunità.
Pensiamo infine, oltre agli enormi danni visivi realizzati qui, ai rischi concreti in una terra ricca di falde acquifere, di zone franose o a rischio di smottamento e di aree ad elevato rischio sismico, come la nostra: di quanto abbiamo aumentato i rischi per tutta la nostra comunità irpina, permettendo questi scempi?