Il Castello medioevale di Bagnoli. Cenni storici e restauro
18.04.2017, Articolo dell’architetto Nello Nicastro (da “Fuori dalla Rete” – Aprile 2017, Anno XI, n.2)
Il Castello medioevale di Bagnoli Irpino, ubicato sulla sommità del colle denominato “Serra”, a poco più di 670 metri sul livello del mare, in posizione dominante nell’ambito dell’Alta Valle del Calore abbracciandone l’intera visuale, si presenta come un’imponente e robusta costruzione fondata sui calcari affioranti in situ.
Conserva integre le caratteristiche tipologiche dell’architettura militare normanna che prevedeva un impianto di tipo centrale, con un’unica grossa torre, a pianta prevalentemente quadrata, con lo spessore dei muri che degrada verso l’alto, cantonali in conci squadrati e merlatura sommitale con camminamento di ronda.
Non vi sono precise attestazioni documentarie circa l’edificazione del “mastio” di Bagnoli, ma la sua forte similitudine con alcuni castelli fatti erigere in Sicilia da Ruggero I° d’Altavilla a partire dal 1061 ( vedi Adrano, Motta S. Anastasia, Paternò, ed altri), ci induce ad attribuire al secolo XI-XII l’edificazione del nostro Castello, quando unitamente al fratello Roberto detto il Guiscardo si iniziò la conquista sistematica del Mezzogiorno, fino a fondare il Regno normanno del Sud, costruendo fortificazioni in Calabria, Puglia, Lucania, Campania, per giungere fino in Umbria. (La prima contea normanna in Italia fu quella di Aversa a partire dal 1030)
Fu abbandonato il vecchio castello longobardo risalente al IX secolo sul poggio “Lafelia”, oggi “Giudeca”, posto a poca distanza, probabilmente già in condizioni di rudere ma comunque sottoposto rispetto al nuovo sito. Nella nuova locazione sono state rinvenute tracce di fabbriche preesistenti, e fu costruita per prima la torre attualmente emergente dal prospetto ovest, come chiaramente evidenziato dai recenti interventi di restauro e dopo attenta lettura della tessitura muraria.
Tale torre, con chiare funzioni di presidio militare e di avvistamento, originariamente era divisa internamente in quattro piani sovrapposti oltre al terrazzo di copertura, con una cisterna al piano terra alimentata da condotte provenienti dalla sommità e porta d’ingresso ubicata al piano primo del lato orientale.
Quando poi, subito dopo, il rialto assunse maggiore rilevanza strategica, posto ad equa distanza tra il castello della Rotonda e quello di Nusco, sulla strada che conduceva dalla piana salernitana, attraverso le Croci di Acerno, alla valle dell’Ofanto o al beneventano seguendo il Calore, è stato edificato il “mastio” che ha inglobato la torre nelle sue murature, ampliamento che si rese necessario per assolvere, oltre che a funzioni militari, a sopraggiunte necessità residenziali.
Il”donjon” ha una pianta rettangolare che misura m. 19,10 per 16,90 e un’altezza che raggiunge i 20,0 m. circa, lo spessore della muratura degrada da 1,60 m. al piano terra a 1,00 m. al piano più alto, è diviso, in altezza, in tre piani tutti illuminati da finestre.
Il pianterreno, illuminato da finestre di dimensioni inferiori, veniva adibito a deposito di armi e viveri ed ospitava le strutture per l’approvvigionamento alimentare come cisterna, forno e macine; all’occasione alcuni ambienti servirono da prigione.
Il primo piano alto 5,65 m ed il secondo alto 6,55 m avevano funzioni prevalentemente residenziali, con nicchie ricavate nello spessore dei muri per l’alloggio delle lucerne o altre suppellettili, una delle quali conserva i resti di un affresco raffigurante un santo. Alcuni ambienti minori al piano secondo erano chiusi da volte a crociera e a botte. Sulle facciate in sommità vi sono doccioni per lo scolo all’esterno delle acque e beccatelli in pietra, sicuramente di sostegno ad artifizi di difesa come bertesche o caditoie in legno di cui non vi è più traccia, oltre a feritoie, caditoie e archibugiere realizzate in epoche successive.
Nel corso dei secoli il Castello ha subito numerose trasformazioni, come l’aggiunta della scarpa alla base in epoca sveva o angioina, per essere adattato in epoca rinascimentale a residenza nobiliare, come avvenne con la dinastia dei Cavaniglia nel periodo aragonese, quando venne sopraelevato di un piano, occludendo la merlatura originaria e coperto da un tetto a padiglione.
Il Castello è appartenuto a numerosi signori tra cui i D’Aquino che lo detennero fino al 1293, la famiglia Giamvilla nel periodo angioino, Francesco Sforza poi duca di Milano (1415-1441), i Cavaniglia dal 1445 al 1582. L’ultima famiglia a possedere Bagnoli fu quella dei Mayorga-Strozzi che la tenne fino all’abolizione dei diritti feudali nel 1806. Dal 1878 fu di proprietà della famiglia Trillo, ma ormai in stato di abbandono, fu fin da allora oggetto di spoliazione continua sia di ogni elemento lapideo di pregio che di ogni struttura o finitura lignea.
Il Castello è stato acquistato dal comune di Bagnoli Irpino con rogito notarile nel 1982 dagli ultimi proprietari Ralph Scarabino e Fallano Concetta entrambi nati a New York da genitori italiani.
Valdimiro Nicola Testa asserisce che “è che men che rudere” il Castello di Bagnoli nel suo “Castelli irpini” dato alle stampe nel 1896.
Nel 1904 Luigi Mayorga, conte di Francavilla Sicula, ricco discendente dell’ultimo Duca di Bagnoli, fu ospite del Sanduzzi, e venne da Palermo per conoscere il paese da cui la sua famiglia aveva preso i titoli, insieme si recarono “per osservare i ruderi del Castello Ducale”, come lo stesso Sanduzzi riporta nelle sue “Memorie storiche di Bagnoli Irpino”.
Belisario Bucci, nella sua “Guida”, riporta che il Castello, divenuto di proprietà demaniale, fino alla metà dell’800 fu abitato da diverse famiglie bagnolesi, ed “in seguito per incuria e mancanza di manutenzione, andò in rovina”.
Abbandonato quindi già sul finire dell’800 il Castello ha vissuto una fase di lento e progressivo degrado, a cominciare dal cedimento della copertura, al continuo disgregarsi delle murature sommitali maggiormente esposte ed al crollo di alcune murature interne. Ulteriori danni sono stati causati dai terremoti che si sono succeduti nel secolo scorso, e da ultimo il sisma dell’80 che comunque ha causato il crollo di limitate porzioni di muratura, là dove la malta aveva perso la sua efficienza.
Il Castello è giunto a noi in uno stato di forte degrado nelle parti alte a cui si contrappone una buona qualità della muratura nelle parti basse che ne ha consentito il restauro conservativo, senza il quale sarebbe andato irrimediabilmente in rovina. La fabbrica è stata eretta con la consueta tecnica della muratura di pietrame a sacco, originariamente intonacata sia all’interno che all’esterno, mentre i cantonali sono rinforzati con conci di pietra squadrata. Sulla sommità delle mura sono stati rinvenuti alcuni coppi da cui si ha prova che lo stesso Castello ha avuto una copertura realizzata in epoche successive, quando cominciò a perdere i caratteri del fortilizio e divenne dimora abituale o di caccia o di villeggiatura di famiglie signorili, trasformandosi in palazzo-castello, come avvenne sotto la dinastia dei Cavaniglia.
Il progetto originario che già comprendeva l’estensione del Parco pubblico fino a Largo Castello, prevedeva il restauro del monumento, nonché alla luce di una corretta “conservazione integrata” la riqualificazione e la rifunzionalizzazione del Castello ad un nuovo uso con esso compatibile.
In particolare la nuova destinazione d’uso prevede l’utilizzo degli ambienti al piano terra a uffici informativi, ad attività sociali e di aggregazione per i giovani e gli anziani, a sala convegni, a spazi espositivi legati al turismo ed anche alla ormai nota e consueta “Sagra della castagne e del tartufo nero di Bagnoli”; l’utilizzo del piano primo a sale museali al fine di accogliere il vastissimo materiale di valore archeologico ed etnografico del luogo; l’utilizzo del piano secondo a pinacoteca al fine di dare degna collocazione alla p collezione di opere d’arte in possesso del comune; l’utilizzo del piano calpestabile della copertura a punto belvedere, da dove è possibile godere di un panorama eccezionale sull’abitato e sull’intera valle.
Il Castello è stato oggetto di due interventi, un primo lotto di lavori (2005-2007) realizzati con fondi P.O.R. Campania 2000-2006.Ambito: P.I.T. Borgo Terminio Cervialto, ed un secondo lotto di lavori di completamento (2015-2017) realizzati con fondi P.O. Campania FESR 2007-2013 – Asse 6 Sviluppo urbano e qualità della vita – Obiettivo Operativo 6.3.
Nell’ambito dei lavori di restauro del I° Lotto, rimossi i circa 3 metri di detriti all’interno, e seguendo i canoni del restauro filologico, sono stati eseguiti lavori di messa in sicurezza, lavori strutturali, lavori di reintegrazione di murature crollate, opere di scuci-cuci dei paramenti murari. Sono stati riproposti gli impalcati interni conservando la collocazione e l’orditura originaria delle travi in legno, realizzate le scale in ferro e legno di collegamento tra i vari piani, nonché la copertura piana, opere che ne hanno scongiurato l’ulteriore degrado.
Il 2° lotto di lavori ha riguardato il completamento dell’intera opera, e quindi il restauro dei paramenti murari sia all’interno che all’esterno e per l’intera altezza del monumento, la posa di pavimentazione in pietra al piano terra ed in copertura, in legno ai due piani intermedi, la disciplina delle acque meteoriche, la posa di infissi in acciaio “corten”, la realizzazione dei servizi igienici, e degli impianti tecnologici (impianti termoidraulici, antincendio, elettrici, antintrusione, di domotica), il recupero dell’intera area circostante con pavimentazioni e sistemazione a verde, impianto di recupero dell’acqua piovana ai fini irrigui, opere di recinzione e di illuminazione, nonché di arredo urbano.
Gli interventi sono stati condotti nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali del monumento stesso, consentendo la salvaguardia di una testimonianza storico-architettonica di rilevante valore sociale per Bagnoli ed il recupero di aree degradate anche al fine di migliorare e rivitalizzare il centro storico.
Il Castello, restituito alla collettività con le nuove destinazioni e nel nuovo contesto urbano, mira non solo ad assumere nuove funzioni polarizzanti con la garanzia di una nuova manutenzione, ma a divenire soprattutto un sito di eccellenza, nel settore del turismo e delle manifestazioni culturali, in grado di porsi quale elemento di riferimento territoriale per ogni tipo di evento anche in ambito regionale ed extraregionale.