Misericordia et Misera
06.04.2017, Articolo del parroco di Bagnoli don Stefano Dell’Angelo (da “Fuori dalla Rete” – Aprile 2017, Anno XI, n.2)
E’ il titolo del documento conclusivo dell’Anno Santo Straordinario della Misericordia, che anche noi a Bagnoli abbiamo celebrato, attraversando la Porta Della Misericordia della nostra Chiesa, stabilita con decreto dall’Arcivescovo Mons. Pasquale Cascio.
Papa Francesco in questo documento tra l’altro scrive:
“Adesso, concluso questo Giubileo, è tempo di guardare avanti e di comprendere come continuare con fedeltà, gioia ed entusiasmo a sperimentare la ricchezza della misericordia divina” (n.5);
“La misericordia possiede anche il volto della consolazione … Asciugare le lacrime è un’azione concreta che spezza il cerchio di solitudine in cui spesso veniamo rinchiusi [o rinchiudiamo gli altri, aggiungo io]. Tutti abbiamo bisogno di consolazione perché nessuno è immune dalla sofferenza, dal dolore e dall’incomprensione” (n.13);
“Termina il Giubileo e si chiude la Porta Santa. Ma la porta della misericordia del nostro cuore rimane sempre spalancata” (n.16);
“Insomma, le opere della misericordia corporale e spirituale costituiscono fino ai nostri giorni la verifica della grande e positiva incidenza della misericordia come valore sociale” (n.18);
“… molte condizioni attentano alla dignità della persona, di fronte alle quali l’azione misericordiosa dei cristiani risponde anzitutto con la vigilanza e la solidarietà. … Il carattere sociale della misericordia esige di non rimanere inerti e di scacciare l’indifferenza e l’ipocrisia” (n.19);
“Siamo chiamati a far crescere una cultura della misericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli” (n.20).
Ho voluto riprendere misericordia et misera di Papa Francesco per avviare una piccola e semplice riflessione sui tempi di oggi che stiamo vivendo tra enormi difficoltà a qualsiasi livello. La nostra comunità è stata sempre una comunità generosa e accogliente. Da tante persone ho ascoltato la testimonianza che dopo Cernobil furono accolti diversi ragazzi. E anche da quando sono a Bagnoli la nostra comunità ha dato sempre e in tante occasioni una risposta generosa.
Il fenomeno migratorio è mondiale, e si ingigantisce ogni giorno di più!
Dunque, di fronte a questa realtà quale deve essere la nostra risposta?
Non si può rimanere indifferenti, come ha detto Papa Francesco, né sottrarsi a una risposta solidale che coinvolga tutti, prima come uomini e poi come cristiani. Deve instaurarsi la cultura dell’incontro tra le persone e la cultura dell’incontro in quanto tale, proprio perché è prepotente [non sbaglierei di molto se aggiungessi anche “prevalente”] la cultura [!?] dello scontro, dell’egoismo e del rifiuto dell’altro. La cultura dell’incontro fa essere attenti all’altro, specialmente se povero, debole, indifeso, piccolo, emarginato, diversamente abile, ecc. .
Telegiornali, quotidiani, periodici, discorsi politici, tweet ecc., non parlano d’altro che della crisi migratoria che travolgerebbe l’Europa, preannunciando il collasso per il nostro stile di vita abituale.
Alla luce di questo fenomeno migratorio così imponente, che richiama la nostra attenzione sulle cause che lo producono (guerre, disastri ambientali, persecuzioni politiche e religiose, nuove schiavitù e sfruttamenti), la Chiesa, ogni cristiano, cerca di essere solidale con i richiedenti asilo, i rifugiati e i migranti in genere. È una dolorosa vicenda umana gigantesca!
Il 23-24 novembre 2016 presso l’Università di Salerno si è svolto un convegno su “Migrazioni tra allarmismo e risorsa sociale”, e così un po’ in tutta Italia. Papa Francesco dice di vedere l’altro, specialmente se povero/piccolo/indifeso, come un dono che ci fa il Signore e non come colui che ci toglie qualcosa, come una ricchezza e non come un impoverimento.
In Irpinia qualcosa si sta muovendo tentando di affrontare l’accoglienza, ma c’è molta indecisione e tentennamento, non si riesce a decidere tra SPRAR e CAS e altre forme di accoglienza.
Ho iniziato con Papa Francesco e voglio anche concludere con Papa Francesco.
Nel messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, da lui stesso intitolata “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”, giornata celebrata il 15 gennaio scorso, egli a un certo punto si pone la domanda: “Come rispondere a tale realtà?”. E dà questa risposta:
(a) Essere consapevoli che il fenomeno migratorio non è avulso dalla storia della salvezza, anzi, ne fa parte, perché ad esso è connesso un comandamento di Dio: non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto” [ndr: il nostro Egitto sono stati e sono l’America, l’Argentina, la Germania, la Svizzera, … ]. Occorre puntare su protezione, integrazione e soluzioni durature.
(b) Bisogna lavorare per l’integrazione dei bambini e dei ragazzi migranti, che dipendono in tutto dagli adulti. La loro condizione è ancora più grave, perché essendo irregolari o assoldati dalla criminalità organizzata, possono rimanere reclusi o esposti ad abusi e violenze.
(c) Rivolgo a tutti un accorato appello affinché si cerchino e si adottino soluzioni durature. Guerre, violazione dei diritti umani, corruzione, povertà, squilibri e disastri ambientali sono all’origine del fenomeno e ciò esige l’impegno dell’intera comunità internazionale.
(d) Infine rivolgo una parola a voi che camminate a fianco dei bambini e ragazzi: non stancatevi di vivere con coraggio la buona testimonianza del Vangelo. [ndr: il Papa si rivolge a coloro che già lavorano con i ragazzi migranti, ma ciò che dice è valido per tutti].
Chiudo con una parola di Gesù nel Vangelo che ci può fare da guida nella nostra risposta: “Fai agli altri quello che tu vorresti sia fatto a te” ! Credo che ci possiamo riuscire “prendendo il coraggio a due mani”.