Il Ministro Poletti e i giovani italiani. Una storia triste
09.02.2017, Articolo di Paolo Saggese* (da “Fuori dalla Rete” – Gennaio 2017, Anno XI, n.1)
Rubrica “Riflessioni di Candido”.
Quando si esprime un parere, è bene informarsi ed è anche preferibile non esprimere pareri estrapolando una frase o poche parole. E tuttavia, a volte una frase o una parola dicono più di qualsiasi discorso. Le frasi di recente pronunciate dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti sono, a mio avviso, particolarmente significative, perché esprimono un punto di vista inveterato, un modo di vedere radicato e che non si riesce neanche più a dissimulare, ovvero l’insofferenza verso la “questione giovanile”. Le cronache di stampa dicono quanto segue, ovvero che il Ministro Poletti ha dichiarato: “[…] bisogna correggere un’opinione secondo cui quelli che se ne vanno sono sempre i migliori. Se ne vanno 100mila, ce ne sono 60 milioni qui: sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei ‘pistola’. Permettetemi di contestare questa tesi”. E ha poi aggiunto: “Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”. Detto questo, ha concluso il ministro del Lavoro, “è bene che i nostri giovani abbiano l’opportunità di andare in giro per l’Europa e per il mondo. È un’opportunità di fare la loro esperienza, ma debbono anche avere la possibilità di tornare nel nostro Paese. Dobbiamo offrire loro l’opportunità di esprimere qui capacità, competenza, saper fare”.
La prima parte della riflessione del Ministro è condivisibile: anch’io ho tante volte contestato l’opinione di molti, secondo i quali chi va via, è naturalmente, ovvero geneticamente, migliore di chi resta. È come dire che tutti i migliori, in questi 150 anni, sono andati via dall’Irpinia. Molte volte, è giusto dirlo, è più difficile restare che andar via, e comunque, per una legge delle probabilità, possiamo dire serenamente che sono andati via moltissimi irpini di qualità accanto a moltissimi irpini meno capaci e allo stesso modo sono rimasti moltissimi irpini di qualità accanto a moltissimi irpini meno capaci.
Detta questa ovvietà, ciò che ha maggiormente indignato è l’affermazione successiva, assoluta, lapidaria, del Ministro: “Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”. Ora, questa affermazione, detta da un avventore in un bar o tra amici, mentre si guarda una partita di pallone tra una pizza e un sorso di birra, sarebbe comunque sgradevole, e farebbe arrabbiare l’amico, che intanto ha il proprio figlio in giro per il mondo, con più di un “pezzo di carta” in mano.
Questa stessa affermazione è, invece, gravissima, se pronunciata da un uomo delle istituzioni, che in quel momento rappresenta tutti, i buoni, i cattivi, gli intelligenti, gli ignoranti, i furbi o i fessi. In quanto rappresentante di tutti gli Italiani, il Ministro ha dimostrato di non rispettarli!
Ma ha dimostrato anche scarsa sensibilità nei confronti dei tantissimi giovani, che oggi in Italia sono disperati e che cercano di costruire un loro futuro altrove, siano essi dei giovani geniali o poco istruiti.
Dopo l’accusa rivolta ai giovani di essere “bamboccioni”, dopo quella analoga di essere “schizzinosi” e di non saper fare sacrifici, adesso un Ministro inciampa allo stesso modo nella “questione giovanile”! Ciò dimostra quanto la politica sia lontana dai problemi reali dei cittadini italiani e quanto sia lontana dai problemi delle giovani generazioni.
Eppure, le continue sconfitte politiche e l’antipolitica montante avrebbero dovuto, caro Ministro Poletti, insegnare qualcosa!
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* Fondatore dell’Associazione “GiovanIrpinia”