Buon 2017
01.01.2017, Dalla rubrica “L’amaca” di Michele Serra
Dovessimo auguraci qualcosa, per il nuovo anno, non riguarda il mondo la cui media annuale di violenze e nefandezze è piuttosto costante, nei decenni, e promette di essere invariata anche nel 2017 (vedasi strage di questa notte ad Istanbul, ndr).
Riguarda magari noi stessi, la nostra capacità di rimanere gentili e integri anche sotto gli urti dell’esterno. Si chiama resilienza, è termine derivato dalla metallurgia, ultimamente è una parola di successo ed è un successo meritato.
SI può essere resilienti alle mode, alle offese, ai condizionamenti sociali, ai dissesti economici, alle crisi personali e alle crisi sociali.
Resiliente non significa refrattario, ovvero indifferente al mondo. Significa partecipi, significa che ci si offre al vento e ci si espone al cielo, ma con la capacità di non farsi spezzare o torcere o atterrare.
Specialmente ai ragazzi più giovani, che a volte vedo annaspare sotto l’attacco di qualche dolore, di qualche loro inadempienza, di qualche cagnara social che li fa sentire facili bersagli, mi piacerebbe poter regalare, per il duemiladiciassette, qualche grado in più di resilienza, ovvero di forza interiore contro la dittatura dell’esterno (che la vita social rende spesso insostenibile).
Ignorare il numero dei “mi piace>” e piacere a se stessi, o a una persona sola-quella che conta. Imparare ogni tanto a bastarsi, a tacere, a respirare al proprio ritmo.
Buon anno a tutti e soprattutto ai ragazzini con il naso ficcato nel palmare.