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Dal piccolo al grande “inciucio”

01.12.2016, Email di Antonio Cucciniello

Antonio-CuccinielloDopo aver sentito le “diverse campane”, ho maturato la convinzione che la Riforma della seconda parte della Costituzione non sia “la panacea di tutti i mali italiani”, come sostengono alcuni dogmatici sostenitori del Si, ma neanche uno sregio alla Costituzione e l’avvento della dittatura, come dichiarano alcuni dogmatici sostenitori del No; piuttosto a me sembra un tentativo contraddittorio ma necessario di passaggio ad un sistema politico più snello ed efficiente (in particolare, il sostanziale monocameralismo e la riduzione dei poteri delle Regioni per le tematiche di importanza strategica e nazionale). Ma detto questo della problematica referendaria, voglio soffermarmi su un aspetto di primaria importanza, la stabilità politica, anche per le prospettive economiche e sociali derivanti dall’instabilità che la vittoria del No nel referendum del 4 dicembre determinerebbe.

All’inizio della campagna referendaria, non immaginavo che molti protagonisti del mondo politico (non solo alcuni capi di Partito come Berlusconi, Grillo, ma personalità che si erano eclissate come De Mita, D’Alema) sostanzialmente convergessero di nuovo su un vecchio obiettivo, la “grande coalizione”, che abbiamo già sperimentato con i Governi di larghe intese o tecnico/politici degli anni ’70 e con i recenti Governi Monti e Letta. Per amore della verità, anche il Governo Renzi, con l’accordo tra Il PD e il partito di Alfano, può essere considerato un governo di “piccola coalizione”. Utilizzando una terminologia in voga negli anni passati, possiamo dire che , oggi, molti auspicano il passaggio dal “piccolo inciucio” attuale al “grande inciucio”.

Naturalmente, il corollario necessario per rendere possibile “l’inciucione” ( in altri paesi, in particolare in Germania, la grande coalizione tra La CDU della Merkel ed i socialdemocratici della SPD è stata preparata da un lavoro serio, trasparente e minuzioso di tre mesi, ecco perché non possiamo chiamarla “inciucione”) è l’approvazione di una legge elettorale di tipo proporzionale che Forza Italia chiede esplicitamente (con quale coerenza, dopo il super maggioritario del “Porcellum”, non si capisce) ma che, pur con dei distinguo, è nei programmi di molte altre forze politiche (Movimento 5 stelle, Sel ed altri partitini della estrema sinistra, Lega, Fratelli d’Italia e minoranza PD con D’Alema, Bersani e Speranza). Per quale ragione?

Forse perché una legge proporzionale garantisce a Berlusconi il “grande inciucio”, a Grillo la sicura vittoria nella prossima tornata elettorale e a tutti gli altri, partiti e partitini, “la sopravvivenza, il galleggiamento, il tirare a campare”, come sostiene Angelo Panebianco in un articolo del Corriere della Sera del 21/11/2016 << I calcoli ( politici ) sbagliati >>?

Probabilmente questa ipotesi risulta essere la più convincente e la più vicina alla verità.

Ma se le strategie di Berlusconi e di Grillo sono piuttosto lucide, quelle degli altri mi sembrano inspiegabili o nebulose.

Se per Berlusconi la grande coalizione con il Pd significa la sopravvivenza politica per qualche altro anno e la salvaguardia delle sue imprese, per Grillo l’approvazione di una legge proporzionale “costringerebbe” il PD ( con Renzi o senza Renzi ) ad un accordo per un Governo del Presidente per la Riforma Elettorale e poi il passaggio al “grande inciucio” con Berlusconi; in seguito all’inevitabile fallimento dello stesso e al caos che ne deriverebbe, Grillo avrebbe gioco facile nel presentarsi quale salvatore della patria e potrebbe così vincere le elezioni politiche (sempre che gli episodi di imbrogli vari e l’incapacità evidenziata in soli pochi mesi di governo di alcune città non facciano cambiare idea ai tanti cittadini esasperati che sono l’ossatura del movimento, soprattutto giovani senza lavoro o con lavoro precario e alienante).

E gli altri partiti ? La lega e Fratelli d’Italia, con qualche settore di Forza Italia, sarebbero costretti a fondare un nuovo partito “lepenista” oppure alla solita alleanza con Berlusconi.

Sel ed altri componenti del fronte del no ( spezzoni di sindacato, settori della cosiddetta “società civile” di sinistra ) sperano che la sconfitta di Renzi possa riaprire i giochi di potere nel PD con la riconquista della segreteria da parte di Bersani e Speranza. A mio parere, una vana speranza perché una “battaglia all’ultimo sangue” nel PD avrebbe come risultato la formazione di due “partitini” minoritari e la definitiva scomparsa di un partito di centrosinistra, riformista e democratico.

Con buona pace dei tanti “raffinati strateghi” come D’alema e Bersani.

Tutto ciò è solo fantapolitica o lo sbocco inevitabile della vittoria del No nel referendum del 4 dicembre?

E Renzi? Se vince il Sì, dovrà dimostrare, a mio parere, se ne è capace, di essere un vero statista, meno arrogante e divisivo, capace di rendere più coesa e solidale la nazione italiana e di contribuire alla costruzione di un’Europa più unita, più forte ed in grado di competere con gli altri “grandi” del mondo.

Se vince il No, come promesso, dovrà dimettersi ma, come Segretario del PD, penso che debba agevolare una transizione non traumatica ad un’altra fase politica mostrando sensibilità e responsabilità istituzionale che, in passato, molti altri politici e tecnici non hanno evidenziato ( in particolare, quelli che, dopo 30-40 anni, sono ancora alla ricerca di poltrone e vitalizi corposi ).

                                                                                                       

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