Una sagra maggiormente improntata alla cultura e alla varietà delle offerte
07.11.2016, Email di Aniello Russo
Sulla sagra del tartufo di Bagnoli (edizione 2016) credo di poter esprimere nel complesso un parere positivo. Frutto degli sforzi e delle fatiche dei numerosi addetti al lavoro. Bene, come sempre, il connubio di cibo, per il ristoro del corpo, e di cultura, per la ricreazione dello spirito. Come dicevano gli antichi. Bene, le offerte culinarie, cui è legato in buona parte il successo della manifestazione. Bene, la varietà dei piatti e il recupero delle pietanze della tradizione locale.
Gli organizzatori, però, e soprattutto i gestori degli stand non sottovalutino le osservazioni e le critiche che vengono da visitatori e osservatori. Alcuni pietanze, è vero, erano offerte a un prezzo pari o superiore a quello praticato dai ristoratori di Laceno, che in più forniscono anche il coperto e il servizio; e per giunta superiore al prezzo praticato in altre sagre.
Ma ora ragioniamo su come richiamare ancora più gente e su come migliorare questa manifestazione che, nonostante manchevolezze e punti deboli, tanti ci invidiano. Intanto, nella mia visita (mattinata di lunedì 31 ottobre), mi sono trovato di fronte a una gradita sorpresa: l’esposizione nella Chiesa Madre delle cappe della congrega del SS. Sacramento, che a Bagnoli era attiva già nel Cinquecento. Suggerirei di esporre nella prossima occasione magari pure una copia dello Statuto…
Considerazioni sull’evento
Partiamo da una premessa condivisa: per il visitatore, che viene per la prima volta alla sagra, è più che sufficiente ciò che trova nelle chiese e nelle strade del paese. C’è da porsi il problema di come attrarlo per la seconda volta (magari per sempre!), esaudendo la sua aspettativa, e cioè proponendogli ogni anno qualche novità. E il nuovo non può che venire dalla cultura (dotta e popolare) di un paese che ha un passato illustre sia nella storia sia nella letteratura sia nell’arte.
E sì, le migliaia di turisti che frequentano la sagra di Bagnoli non sono dei distratti visitatori, né tanto meno dei crapuloni che vogliono solo ingozzarsi di cibo genuino, né infine dei casuali passeggeri, a cui svuotare le tasche.
I turisti vengono in paese anche con la curiosità di conoscere più profondamente la nostra comunità. Per questo essi percorrono stupiti il Centro Storico, scoprono con sorpresa l’arte dei nostri antenati, apprezzano la nostra ospitalità… per poi raccontare agli amici in città la scoperta, tra i monti d’Irpinia, di un paese di antica cultura, che vale la pena di visitare e di conoscere.
Suggerimenti fattibili
Nella speranza di offrire un contributo, concludo proponendo alcune iniziative allo scopo di arricchire l’offerta della comunità ai turisti meno distratti e più interessati alla storia e all’arte del nostro territorio. Alcuni sono piccoli accorgimenti che comunque manifestano l’attenzione della comunità verso i nostri ospiti.
a. Mostre permanenti:
1. Il pittore Michele Lenzi, garibaldino;
2. Arredi sacri e offerte votive:
3. Le cappe e gli Statuti delle congreghe laiche.
b. Cartelli stradali e cenni storici:
1. Antiche denominazioni delle vie e degli angoli del paese: Lu Pizzu r’ re chianghe (Imbocco di via Garibaldi), Lu Ciévuzu (In Piazza s. Domenico), Lu Pontu r’ la Salici, La Ulicèdda (Inizio di via De Rogatis), La Vadduvana, Lu Fuossu, La Vigna Rotta ecc.
Tra l’altro, suggerirei dii porre un cartello nel pressi del Gavitone (zona neutrale), che costituiva il confine tra la parte alta (Quartu r’ Cimma) e la parte bassa del paese (Quartu r’ Vasciu). Era tale la rivalità tra i due Quartieri che i genitori maledicevano la figlia che si innamorava di un giovane del quartiere opposto: “Te pozza cogli malerizione, si tu surpassi lu Vavutonu!”
2. Indicazione dei posti in cui sono accaduti fatti memorabili e di interesse storico: in Piazza: innalzamento dell’albero della Libertà ed esposizione del cadavere del brigante Cicco Cianci.
Sulla Serra: insurrezione del popolo, sollecitato da Leonardo di Capua contro i privilegi medievali dei Signori del posto; La Croce, innalzata per scongiurare l’apparizione dello spettro di uno morto assassinato…
c. Rappresentazione teatrale
Utilizzando a giugno (sagra dello Scorzone) la struttura all’aperto e a ottobre il locale del cinema, mettere in scena (con interpreti dilettanti) lavori teatrali classici in lingua oppure in dialetto irpino. Si potrebbe pensare anche a un concorso tra testi e/o tra compagnie teatrali…
d. Un convegno sulle origini di Bagnoli
Un convegno, per esempio, sugli Irpini (tribù dei Sanniti) e su ciò che rimane di un popolo che fu l’ultimo a essere assoggettato dai Romani. Cioè, sui relitti sanniti nella toponomastica bagnolese (Piscacca, Raiamagra, Tarraturo…) e nel dialetto locale (Tetélla, tata, ottùfru…).