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È tempo di sagra

27.10.2016, Editoriale di Giulio Tammaro (da “Fuori dalla Rete” – Ottobre 2016, Anno X, n.4)

sagra-tartufo-nero-di-bagnoliÈ tempo di sagra, è tempo di celebrare il pregiato tartufo nero di Bagnoli, è tempo di gustare le prelibatezze di questa gentilissima Terra, ma è anche tempo di riflettere, di fermarsi a pensare su cosa è diventata questa manifestazione, nata un tempo per celebrare il raccolto delle castagne, su cosa occorre intervenire per renderla sempre appetibile e rimanere al passo con i tempi, è tempo di chiedersi come mai un paesino di tremila abitanti riesce ad organizzare ogni anno un appuntamento enogastronomico a carattere nazionale e poi non riesce a rilanciare il suo polo turistico per eccellenza, quel paradiso chiamato Laceno.

Assistiamo invece inermi al declassamento di Bagnoli e del Laceno a sito turistico marginale, eppure doveva essere il contrario, in questa dannata provincia, dove a farla da padrone è il male di vivere, si doveva parlare di Bagnolicentrismo, non inteso come centro di demitiana maniera, ma come unico polo turistico, centro di tutti gli eventi turistici e culturali dell’Irpinia.

Questo accade perché non abbiamo più una visione di quello che dovrebbe essere Bagnoli e Laceno, non riusciamo più ad immaginare il nostro paese, non riusciamo più a sviluppare le tante potenzialità che presenta questo magnifico paesello di montagna ma ci accontentiamo guadagnare qualcosa due settimane all’ anno e poi ognuno per se a pensare alla sagra che verrà.

È il non sapersi più aggregare, è il non riuscire più a superare le mille divisioni in cui siamo piombati, che ci ha ridotto in questo stato, i nostri avi pensavano a costruire un paese migliore, noi invece siamo impegnati a spettegolare sotto le licine, ci interessa soltanto il gossip, siamo diventati un paese di inquisitori e moralizzatori.

Terminati questi due week end dedicati a celebrare i nostri prodotti tipici locali, fermiamoci un attimo a pensare a quello che è diventata la “festa delle castagne”. Non commettiamo l’errore di adagiarci sugli allori. Per realizzare un evento di eccellenza occorre la collaborazione fattiva di tutti: enti, istituzioni, associazioni e società civile. Il peso di una manifestazione che registra in termini di presenze numeri a cinque zeri, non può ricadere su poche persone, bisogna che ognuno per le proprie competenze dia un seppur minimo contributo.

Senza essere catastrofici ma la storia del Laceno insegna, dell’idea utopistica di Tommaso Aulisa non è rimasto niente eppure avevamo tutte le carte in regola per realizzarla. Fermiamoci un attimo ad immaginare che paese vogliamo per noi e per i nostri figli, in che paese vogliamo vivere, a cosa vogliamo fare da grandi, non possiamo sempre delegare gli altri, non possiamo sempre colpevolizzare l’amministrazione di turno, la Bagnoli attuale è il risultato anche delle nostre scelte, delle nostre divisioni, del nostro disinteresse per la cosa pubblica.

Buona Sagra.

                                                                                                       

2 Commenti »

  • Antonio Cella scrive:

    Cosa intendi, tu, quando attribuisci ai bagnolesi mancate capacità di aggregazioni positive, il non riconoscimento nel nostro paese della ricchezza di potenzialità che esso offre e la cecità con cui le stesse vengono eluse? Vuoi forse dire che dobbiamo calarci tutti, con l’ausilio degli Enti che ci governano, nel marasma di una sagra strapaesana che ogni anno chiama a sé migliaia di gente “disperata” che, per vincere la noia, la disoccupazione e la inanità, decide di passare una giornata diversa dalle altre? Vuoi forse significare che noi bagnolesi anziché strusciare sotto le “licine” per commentare gli accadimenti del giorno e le cose incredibili che rasentano il parossismo, figlie di un’amministrazione incapace, dovremmo fare un corso di perfezionamento in arte culinaria per meglio soddisfare le esigenze dei frequentatori di sagre?
    Tommaso Aulisa non lo si immischi, per pietà, nella miseria morale e intellettuale in cui annaspa il nostro disgraziato paese. Lui non era un utopista. Era un’anima eletta, che faceva parlare di Laceno non soltanto Pasolini, ma Templi della Cultura Internazionale dove i migliori uomini, dell’arte e del pensiero, riconoscevano il LUI capacità rare a cui forse tu, incidentalmente, alludi.
    Non me ne avere, per favore.

  • redazione scrive:

    ernesto scrive:

    “Gli eroi son tutti giovani e belli”. Così cantava Guccini nella sua “Locomotiva”. L’eroe nel caso di specie si palesa nelle fattezze del compianto Aulisa, persona intelligente di sicuro, intraprendente e colto, ma di certo non di avvenente bellezza. Ma il culto dell’eroe si sa, si alimenta anche di questo. Va da se che un innocente editoriale a firma del buon Giulio ,improvvido nel qualificare “utopistica” l’idea che Aulisa aveva del Laceno, suscita la reazione sdegnosa di qualcuno. Ma l’eroe per definizione è un visionario, uno che fa della sua visione utopica e creativa, “occasione di apertura e possibilità di riflessione su ciò che ancora non ha luogo”. Ecco, Aulisa era proprio questo.

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