Creiamo il brand “Alta Valla del Calore”
30.08.2016, Articolo di Nello Memoli (da “Fuori dalla Rete” – Agosto 2016, Anno X, n.3)
Il branding è uno degli aspetti più importanti della strategia di marketing in qualsiasi azienda, grande o piccola. Tutte le grandi marche costruiscono il proprio brand in modo da personalizzare l’offerta, rendendola più appetibile di quella altrui e soprattutto identificandola nei prodotti e nei servizi che il cliente richiede.
Le comunità dell’Alta Irpinia se vogliono invertire il processo di depauperamento umano e culturale, verso cui sembrano inesorabilmente marciare, dovranno dialogare tra loro, unire le sinergie ed operare all’unisono. Adesso che anche i nostri politici, più o meno locali, si sono accorti che le poche risorse che abbiamo vanno opportunamente centellinate e che non possiamo concederci ulteriori divagazioni, dobbiamo intervenire con un progetto organico di crescita economica che potrà avere solidi basi solo se si concentra sul turismo e sulla agricoltura.
E’ ormai chiaro che questi due fattori si combinano e si completano in ogni comprensorio dal Nord al Sud proponendo attrattori comuni. Certo nel nostro comprensorio (Bagnoli, Montella, Cassano, Nusco ) e più in generale nell’alta valle del Calore il turismo lo facciamo da un po’ mentre l’agricoltura ci viene dal passato. Negli anni però nessuna delle agenzie preordinate e tantomeno la politica ci ha indirizzato verso una visione comune delle strategie di accoglimento.
Innanzitutto bisogna porsi una domanda. Quali sono i vantaggi e le caratteristiche dei nostri prodotti o servizi? Perché sono interessanti per i clienti? Cosa serve per incrementare il numero degli utenti?
Il turista che viene dalle nostre parti è di medio livello (professionista, insegnante, imprenditore) e proviene dalla Campania e dalla Puglia. Il nostro turista si aspetta di trascorrere un periodo di relax, mangiando cibi sani, respirando aria buona, visitando posti intrisi di un poco di cultura, anche rurale, ed un minimo di storia. Abbiamo centri storici notevoli, una cultura variegata di cibi che vengono dal passato e tanta aria pulita.
Cosa manca? Innanzitutto manca una buona integrazione degli elementi attrattori diffusi sul territorio: borghi, castelli, laghi, fiumi, riserve naturali. Manca una cultura dell’accoglienza tipica dei posti ad alta qualità turistica: ci arrangiamo! Manca una buona collaborazione e/o integrazione tra i vari operatori: ognuno fa per sé! Manca un utilizzo intelligente del patrimonio boschivo: sappiamo solo tagliare i boschi! Manca un sistema integrato dei trasporti: utilizziamo solo il trasporto su strada fruendo, per sommi capi, di una sola e inefficiente strada. Manca una coordinazione ed una organizzazione degli eventi: ognuno fa in proprio.
Manca tutto questo da sempre, ma ci manca anche una connotazione specifica, un segno evidente, una soggettività, ci manca un brand.
Noi non siamo la Campania dei rifiuti tossici, non siamo la Campania dalla camorra e non siamo la Campania del degrado. Siamo la Campania delle eccellenze e della naturalità. Ma da dove si evince?
Dobbiamo costruirci un’immagine e individuare il nostro territorio come un tutt’uno ed associare ad esso caratteristiche di assoluta qualità. Dobbiamo diffondere il nostro messaggio di brand, un messaggio chiave che ci identifichi come un marchio. Dobbiamo investire sul cosa manca e, contemporaneamente, diffondere una immagine di qualità e di benessere.
Il brand si costruisce con l’organizzazione dei servizi e dell’offerta turistica ed agroturistica. Il brand si costruisce con una visione d’insieme del nostro territorio, coordinando i nostri comuni, le nostre pro-loco, i nostri operatori. E’ finita l’era dei campanili è l’ora dei territori. I nostri paesi saranno sempre di più obbligati a gestire servizi comuni, allora organizziamoci anche per l’offerta turistica.
Creiamo una agenzia turistica locale che si occupi soprattutto di: 1) promuovere il territorio dell’Alta Valle del Calore sulle televisioni, sui social, sugli enti sovracomunali ; 2) contribuire ad organizzare e gestire tutti gli eventi ( agre, manifestazioni culturali, manifestazioni religiose, ecc.) in modo da offrire, in tutti i periodi dell’anno, un ventaglio di opportunità e di manifestazioni con date certe, percorsi organizzati e strategie di accoglienza (soprattutto nei periodi morti); 3) organizzare una rete degli attrattori presenti sul territorio che dialoghino tra di loro non solo con mezzi tradizionali ma anche mediante un utilizzo pianificato delle informazioni in rete (siti internet, giornali digitali ecc.); 4) pianificare in funzione turistica i rapporti tra i vari comuni e con gli enti sovracomunali.
Leggo in questo giorni del cosiddetto progetto Pilota “Alta Irpinia” che investe 25 comuni e che, sembra, debba investire grandi ambiti: l’istruzione, la sanità, il servizio socio-assistenziale, i trasporti, le infrastrutture digitali, il ciclo integrato dei rifiuti, il turismo e l’agricoltura. Dalle cose che leggo abbiamo a che fare con una grande opportunità. Ben venga soprattutto se, oltre ad essere un contenitore di progetti più o meno fattibili, diventi un meccanismo di aggregazione capace di costruire una adeguata filiera turistica per il nostro territorio.
Mi perdoni l`ironia, ma se non sono mai stati raggiunti i punti 2,3 e 4 evidenziati nel suo articolo non poteva intitolarlo semplicemente “bruciamo altri fondi europei”. In fin dei conti, un brand già l`abbiamo: #Irpinia1980 “quanto riceviamo, tanto sperperiamo”.
Ad esempio lei parla di target del turista medio,approssimativamente, eppure con tutti i soggetti interessati si può creare su un cloud un database comune con informazioni ancora più dettagliate da utilizzare per discriminazioni di prezzo, vendite abbinate, marketing e investimenti focalizzati sulle reali esigenze. In secondo luogo ci si lamenta sempre di come vanno le cose, quindi le chiedo: se vengono fissati degli obiettivi e puntualmente sono disattesi, non è forse utile all`economia cambiare le figure responsabili? Certamente ora scriverà un`altra epistola al sindaco, ma stia attento perché i sindaci passano e ci sono tanti ruoli chiave da lustri a veglia di questo declino. Se viene meno il ricambio, se viene meno l`iniziativa privata con la tendenza ad associarsi su ogni obbiettivo strategico (dove troppo galli cantano..) è naturale che questa economia perda dinamicità e ristagni su sé stessa. Stiamo arrivando al punto di sacrificare il ricambio delle attività poco vincenti nell’economia, auspicando quell’assistenzialismo pubblico che danneggia implicitamente le attività sane e toglie spazio a nuove iniziative. Spesso ci si lamenta degli investimenti privati, lì ci vedo un semplice gioco di Nash in un equilibrio subottimale “non investo, perché anche altri si arricchiranno a mie spese” quindi nessuno investe e a fine giornata stanno tutti peggio. Su questo non ci sono colpe, è semplicemente la razionalità umana a deciderlo ed è giusto comportarsi così con i propri soldi. Dov’è il problema? Non si è ancora vista un`iniziativa con basi scientifiche per spostare quest`equilibrio su un livello ottimale. Da ultimo un paese che non spende/punta su figure professionali, ottiene sempre risultati proporzionali a ciò a cui si affida. I progetti e le infrastrutture non risollevano un`economia (a parte quella di chi le fa), se non c`è un capitale umano e un fine comune di lungo termine alle spalle.
Naturalmente questa non voleva essere una classica polemica bagnolese, ma un semplice scambio d`idee su un articolo che ha colto la mia attenzione. Mi spiace se qualcuno potrebbe essersi offeso, ma volevo semplicemente esporre una situazione in maniera asettica cercando di non entrare nel merito. Non è proprio la discussione e il mettersi in discussione a guidare il progresso? (Vedasi discussione nel significato italiano, quella bagnolese è mera polemica). Le auguro un buon proseguimento di giornata e mi raccomando continuiamo a portare in alto il nome del brand #Irpinia1980.
Email di Angelo Capone:
L’Ing. Aniello MEMOLI esprime un bisogno di VISIONE COMUNE delle Tematiche Economiche dei PAESI DELL’ALTA VALLE DEL CALORE Irpino, visto che la VALLE DELL’OFANTO tende a cercare visione propria.
Esigenza di STRUTTURE ANTROPICHE COMUNI e Gestione di FATTORI interconnessi e interdipendenti :
Deflussi fluviali, Depuratori,Castanicoltura, IRRIGAZIONE con DIGA/Invaso dell’ACERA/Mezzane, Trasformazione del LATTE LOCALE dei NOSTRI Pascoli diversamente legalizzata rispetto a quelli importati e qui solo TRASFORMATI, TURISMO VALLIVO e MONTANO in aree CARSICHE, STUDIO VOCAZIONE di ZONE diverse del territorio, RICERCA di AGRO-SILVO-PASTORALE e di BASE IDRO-GEO-MORFO-PEDOLOGICA, TURISMO RELIGIOSO e SULLA VIA DELLE ACQUE SORGIVE e incanalate, INNEVAZIONE, PIOVOSITA’ e CAMBIAMENTI CLIMATICI, INVASI MONTANI di RITENUTA e/o a PERDERE per RIMPINGUAMENTO Falde acquifere di base e in quota, e per MITIGARE alluvioni a VALLE e al PIANO, anche con razionalizzazione dei deflussi subaerei, INCENDI, PASCOLI, REGOLAMENTAZIONE di TRATTAMENTI FITOTERAPICI, VIABILITA’ Interna(intramontana) ed ESTERNA di raccordo, Industria ESTRATTIVA da REGOLAMENTARE per CONSERVAZIONE IMMAGINE TERRITORIO INTERCOMUNALE, Rapporti con PAESI LIMITROFI sottesi a BACINI IMBRIFERI COMUNI, AREE COMMERCIALI e in particolare INDUSTRIAL, SALVAGUADIA DELLE FALDE ACQUIFERE ecc , ecc.
Tutto questo, credo che doveva almeno essere ipotizzato contestualmente alla gestione del territorio del dopo terremoto del 23nov. 80; voglio pensare che non sia mai troppo tardi mentre si sente parlare FINANZIAMENTI/ ESIGENZE DI BASE ( GAL) di Territori con bisogni spesso molto diversi e disomogenei.
Così, a braccio, d’istinto volevo lasciare un commento all’art. di Aniello MEMOLI. Mi rendo conto che le tematiche poste sono di difficile attuazione in contesti dove il CAMPANILE e la propria AGORA’ sono TUTTO o quasi.