Quale luogo è l’alfa e l’omega della comunità bagnolese se non il sacrato della chiesa di San Lorenzo? Metafora della buona e della cattiva sorte della comunità, si erge da secoli nell’ormai sempre più spopolata campagna a veglia del paese sovrastante. I vanti di Bagnoli sono ormai solo nelle memorie storiche del Sanduzzi e anche la chiesa di S. Lorenzo col suo sacrato invaso dalla selva sembra mostrare il decadimento di una comunità.
Distrutta dal terremoto del 1980 e caduta nell’oblio, la chiesetta del martire sulla graticola è tornata ad essere ritrovo della comunità con la reintroduzione delle celebrazioni religiose da parte di don Stefano dell’Angelo. Come tutti sanno si è ripresa la tradizionale processione dalla chiesa madre fino alle rovine, dove si svolge la celebrazione e riparte la fiaccolata di chiusura. Prima con don Stefano Dell’Angelo, ora con la curia e l’architetto Nappa ci sembra di vedere il luogo più bagnolese che ci sia, dimenticato dalla comunità e riscoperto dai non bagnolesi. Sarà uno scherzo della sorte, o una mera casualità?
Lo scorso anno una delibera comunale aveva annunciato il venturo recupero della struttura grazie ai fondi dell’”8x1000” della “Chiesa cattolica”. I fondi dell’”8x1000” passano spesso inosservati (non rientrando nel dibattito politico); ma ricordiamo come negli ultimi anni abbiano permesso la ricostruzione della canonica in via Amendola e il progetto di cui parliamo in quest’intervista. Per un paese ricco d’arte sacra questi finanziamenti possono realmente essere un’alternativa alle lungaggini della politica. Pertanto, abbiamo deciso di volerne sapere di più intervistando il “deus ex-macchina” del recupero della chiesa di San Lorenzo: l’architetto Gerardo Nappa. Prima di lasciarvi all’intervista ringraziamo l’architetto per la disponibilità e per aver fornito gratuitamente le sue competenze nella realizzazione del progetto. E’ davvero difficile trovare figure professionali così dedite alla promozione e alla riscoperta del territorio irpino.
Per cominciare ci farebbe piacere sapere come e quando nasce questo progetto?
Il progetto è nato nel 2015 per conto della “Diocesi di S. Angelo dei Lombardi, Conza, Nusco e Bisaccia”. Successivamente è stato realizzato un protocollo d’intesa con il comune di Bagnoli Irpino proprietario della struttura. I lavori saranno finanziati dai fondi dell’”8x1000” della “CEI”.
Venendo ora al progetto: cosa sarà conservato e cosa sarà modificato della struttura esistente?
Il progetto prevede il recupero di quanto è ancora in piedi.
Quindi siamo portati a dedurre che l’esito finale sarà simile a quello dell’abbazia del Goleto?
Non esattamente, il progetto prevede la realizzazione di una copertura con travi in legno lamellare, il consolidamento di tutti i resti in pietra ancora esistenti e il restauro del portale del 1500.
Sarà recuperato anche il blocco superiore del portale oggi distrutto?
Certamente, il progetto prevede il recupero e la ricostruzione di quanto crollato secondo i canoni dell’architettura del tempo. Sono stati effettuati particolari studi sull’opera per risalire all’esatta tecnica di costruzione utilizzata. Verranno ricostruite le parti mancanti, ma saranno messi in evidenza i nuovi interventi rispetto all’antico.
Ci stiamo riferendo allo stesso criterio usato nella ricostruzione della chiesa madre di Lioni dopo il sisma del 1980?
Si, nella carta del restauro è fondamentale evidenziare finanche la patina del tempo. Quindi è importante l’evidenziazione di quanto era esistente e di quanto è stato realizzato. Saranno messe ripristinate le preesistenze, restaurati i conci e i coppi. Infine, verranno consolidate tutte le opere previste. Questo primo intervento recupererà quanto ancora esiste della chiesa: si ripristineranno e consolideranno le mura esistenti, successivamente si concluderà il primo lotto dei lavori con la realizzazione della copertura.
La struttura non sarà completata con un solo intervento?
Stiamo progettando un secondo intervento mirato al completamento della struttura. Questo secondo lotto dei lavori dovrà essere completato a breve, una volta iniziati i lavori bisogna completarli. In questo secondo intervento si prevede il completamento degli arredi sacri, con occhio particolare alla ricostruzione degli altari. Si provvederà a ricostruire dalle fotografie storiche in nostro possesso gli interni originari della struttura. Sarà anche completato l’annesso romitaggio. Infine, un’altra idea è quella di procedere con un eventuale terzo lotto a ripristinare il piazzale antistante in cui si tenevano le fiere. Questa è la nostra idea progettuale: vogliamo ridare importanza a questo luogo, che nel corso degli anni è andato in rovina.
Per quanto concerne le pitture sopravvissute sulle pareti in questi anni, quale sarà la loro sorte?
Venendo dalla scuola di Roma, per me è fondamentale recuperare tutto quanto è possibile salvare con interventi di ripristino degli intonaci, degli stucchi e naturalmente anche degli affreschi. Questo è nel mio interesse in qualità di progettista.
Approssimativamente quando saranno ultimati i lavori?
Per il momento sarà realizzato il primo lotto e siamo in attesa dei finanziamenti della “CEI”. In un secondo intervento vedremo di riuscire a completare i lavori con i fondi comunitari. In genere la prima fase dei lavori sarà completata con il recupero di quanto esiste in sei/otto mesi, dovendo rispettare le tempistiche dei fondi dell’”8x1000”.
Le mura esistenti saranno in grado di sopportare questi lavori, senza subire eventuali crolli?
Ho previsto un intervento di consolidamento totale partendo dalle fondazioni. Nei mesi passati ho provveduto ad effettuare numerosi sopralluoghi all’interno della struttura ed effettivamente è necessario un intervento massiccio. Prima di parlare delle mura dobbiamo intervenire sulle fondamenta. Passo dopo passo riusciremo a salvare l’intera struttura.
In conclusione, vogliamo ricordare la statua di S. Lorenzo conservata presso la chiesa di S. Giuseppe. Quest’opera senza essere stata esplicitamente mostrata al critico d’arte Sgarbi (durante la sua visita ad ottobre), ha colpito la sua attenzione. Dopo un’attenta analisi ne ha evidenziato la fattura trecentesca dai lineamenti del volto e biasimato la pesante pittura sotto cui è stato celato il pregio originario. Al completamento dei lavori ci auguriamo che la comunità provveda a complementare il recupero di questo simbolo della nostra comunità con il ricollocamento di questa statua e delle lapidi romane originariamente sulla facciata della chiesa. Inoltre nell’eventualità di un recupero del piazzale antistante, perché non spostarvi le manifestazioni del “Laceno estate” nei giorni dell’antica fiera? In allegato all’articolo, per quanti ne avessero la curiosità, inseriamo le ricerche storiche sulla struttura del prof. Gildo Parenti.