LACENO: “Ultima Spiaggia”
02.06.2016, Articolo di Nello Molinaro
L’ultima spiaggia è il titolo del film tratto dal romanzo dello scrittore australiano Garland Alex, un racconto di fantascienza con un finale terribile e funesto. L’ultima spiaggia è anche l’espressione comunemente utilizzata per rappresentare l’ultima possibilità di salvezza che viene concessa prima della fine di ogni speranza.
E’, parimenti, oggi il momento critico che si trova ad affrontare il nostro amato Laceno, la perla dell’Irpinia e della Campania che ha perso quell’appeal che in passato lo differenziava dalla altre località concorrenti.
Non dimentichiamoci degli anni in cui era una ambita meta turistica, per le sue attrazioni naturalistiche e le note manifestazioni estive, oggi rimaste solo un ricordo. Tutto è andato perso, si è scelto di sopravvivere nella mediocrità, nel disinteresse e nella crescente divisione tra gli abitanti del paese e quelli del Laceno. Con i primi che hanno considerato ( “sbagliando”) l’altopiano sempre e solo una montagna e non una località turistica portatrice di ricchezza e di sviluppo economico per l’intera comunità. Tale atteggiamento ha influenzato anche le scelte del politico di turno, a cui facevano più gola i (tanti) voti dei suoi concittadini residenti nel borgo rispetto a quelli del Laceno, trascurando di fatto le politiche di sviluppo per il turismo, incanalando tutto il comprensorio sulla strada del declino.
E’ il funesto destino a cui si va incontro se non si inverte urgentemente la rotta, perché ora si è arrivati all’ultima spiaggia, quella dove ancorare le nostre speranze di salvezza e far ripartire la ripresa. Scagliarsi solo contro gli amministratori non è corretto, alle loro colpe bisogna accostare anche quelle degli imprenditori del luogo che con scarso spirito associativo, hanno quasi sempre agito in ordine sparso alla ricerca del proprio personale interesse. Un atteggiamento che li ha portati a disinteressarsi delle enormi potenzialità del luogo e delle criticità da affrontare e superare.
Eppure la strada era stata tracciata dai nostri avi, uomini saggi e competenti (il sindaco per eccellenza Tommaso Aulisa e l’imprenditore ing. Franco Giannoni), che dal nulla, con poche risorse e tanta lungimiranza hanno portato allo splendore questa località, riuscendo a trasformare un sogno in realtà. Sono stati loro i pionieri dello sviluppo turistico locale, capaci di far conoscere su scala nazionale il nome del Lago Laceno, di investire sulla manifestazione cinematografica il “Laceno d’oro”. Sono stati loro a muovere l’economia, a creare occupazione, ad attrarre investimenti privati che hanno favorito la costruzione e apertura di alberghi, ristoranti, la nascita del villaggio Laceno, delle multiproprietà etc.
Di tutto questo oggi è rimasto poco o niente. Eppure i finanziamenti si sono avuti, purtroppo quello più sostanzioso “trenta miliardi e vecchie lire”, che avrebbe dato una sicura svolta,allontanando il declino su cui si è incanalato il luogo, si è perso.
Non è il momento di spargere colpe ed indicarne il reo, perché ormai “alea iacta est “ (il dado è tratto) , per cui bisogna guardare avanti e non fermarsi, perché al punto in cui ci si è arrivati occorre una vera rivoluzione programmatica individuando e studiando la fattibilità di poche ma importanti opere. La speranza è tutta sui fondi Europei 2014-2020, che dovrà vedere la partecipazione di tutti: della politica nel suo insieme, della comunità e del Consorzio Turistico. Ci si deve convincere che le opere si possono fare unicamente con finanziamenti regionali o europei o con investimenti privati. Un piccolo comune come il nostro non ha possibilità di spesa di tale portata. In tutto questo un ruolo da protagonista è richiesto anche al Consorzio Bagnoli-Laceno che proprio di recente ha visto l’elezione del giovane e valente presidente Tommaso Patrone, un ragazzo per bene e capace al quale occorre dare il tempo necessario per operare e trovare soluzioni nell’interesse di tutto il territorio. Purtroppo constato che alla sua elezione si è arrivati attraverso divisioni e incomprensioni.
A che serve dividersi? Andando in ordine sparso non si fa altro che aggravare la situazione, e incamminarsi più velocemente lungo la strada del non ritorno, mettendo a rischio chiusura molte strutture ricettive che oggi, con enormi sacrifici, i gestori tengono ancora aperte. Attraverso un forte e compatto consorzio “di imprese” è possibile accedere ai finanziamenti pubblici per la creazione e gestione di nuove attività che incrementino l’offerta turistica. Cerchiamo di non fare scelte scellerate.
Bisogna assolutamente, insieme ed uniti, smuovere la situazioni. Tutto è in stand by: si è di fronte ad impianti di risalita vecchi,obsoleti nonché antieconomici che rischiano la chiusura, il Lago è sempre più un pantano, le grotte del Caliendo chiuse, impianti sportivi inesistenti, campi di calcio fatiscenti (mancanti di pertinenze spogliatoi e condotta idrica). E’ rimasto solo il panorama con le mucche al pascolo.
E’ arrivato il momento di una “rivoluzione” a cui tutti devono partecipare al di la dei colori politici. C’è bisogno di scelte oculate e di progetti coerenti e validi per lo sviluppo, occorre finirla con opere inutili, si deve intervenire chirurgicamente sulle cose essenziali, che elevano la proposta attrattiva. Ta queste le grotte del Caliendo, il Lago e le seggiovie, oltre ad alcune infrastrutture sportive. Basta questo per accelerare la ripresa, non occorre essere degli scienziati per comprenderlo, è inutile prendersi in giro.
Nessuno ha il diritto di calpestare le nostre speranze, nessuno può e deve dileggiare i nostri sogni e i nostri desideri, perché continuando a percorrere la strada che si è intrapreso si arriva direttamente all’atroce destino. Una sorte che non possiamo accettare, perché veramente siamo all’ultima spiaggia a cui bisogna aggrapparsi per sperare di risollevarci, perché oltre c’è solo il baratro. Precipitarci sarebbe un’amara sconfitta per tutti!
In riferimento all’articolo le faccio i miei complimenti per aver illustrato in pieno la situazione che si è creata, a questo punto imprenditori, amministratori ed altro si dovrebbero sedere ad un tavolo e trovare soluzioni, mentre qui, da noi, funziona diversamente, funziona cosi:
Dividersi, non fare squadra, ma farne altre ecc ecc…. Come detto in diverse chiacchierate fatte con il loro portavoce le nostre porte sono aperte a tutti coloro che vogliano costruire INSIEME qualcosa di concreto, basta una semplice iscrizione ed INSIEME SI PUO’ COSTRUIRE E RISTRUTTURARE IL CONSORZIO ma ripeto INSIEME.. lei ha intitolato questo articolo ” Ultima Spiaggia ” si è davvero l’ultima spiaggia…
e se passano anche questi fondi Europei 2014-2020 credo davvero che la nostra economia sia finita ….
Complimenti ancora per l’articolo…..
Chi ha avuto la fortuna di vivere la propria infanzia in paese, può ben capire, oggi, il legame che ad esso ci lega in modo radicato, profondo, inteso nella concretezza della sua significazione.
Bagnoli non ha porte stagne, non ha pareti psicologiche, non ha barriere e confini spinati. E’ il posto dove con gli uccelli del cielo e gli scoiattoli del bosco, si è liberi di correre, di respirare, di sorridere; è il posto dove è ancora possibile fruire taluni privilegi che, a milioni di diseredati, vengono negati per volontà dell’uomo.
Ma tu, Nello, come hai potuto innamorarti di esso, pur non avendolo vissuto intensamente come l’ho vissuto io e tanti altri amici che ben conoscono la gravità delle sue ferite? Tu che vieni da lontano, non puoi catalogare, con soverchia faciloneria, in un amalgama di “Guelfi & Ghibellini” l’umanità pulsante, il modo di fare, di muoversi e di pensare, di chi ha sofferto nel tentare di raddrizzare la barra a dritta della sua farraginosa barca amministrativa, e versa ancora oggi le sue lacrime nel vegliare lo stato comatoso in cui è stato calato da mani inesperte. Se tu lo ami davvero tanto, fatti avanti! Cosa aspetti? Consuma anche tu un po’ dei tuoi lumi per il paese che, più volte, nell’ottimo intervento sopra riportato, hai definito anche tuo. Io ti appoggerò in modo incondizionato.
Con sincero affetto
Antonio Cella