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Pasquale Sturchio, poeta dell’amore

18.04.2016, Il ricordo (di Aniello Russo)

Aniello-RussoOgni poeta che se ne va segna una perdita incolmabile per la sua comunità. Una perdita perché un poeta è la parte più creativa del paese; incolmabile perché nessuno può prendere il suo posto. Un altro poeta sarebbe solo un poeta altro e non Pasquale Sturchio. Per questa sua peculiarità il poeta è solo; il poeta ama coltivare le sue passioni nella solitudine e nella solitudine si macera, niente e nessuno lo può consolare. Forse solo l’amore, ma quello totale; un amore fatto soltanto di dolci parole non basta. Per appagare il bisogno di affetto, necessita un amore carnale. Troppe volte l’amore puro lo ha illuso, perciò reclamava un amore concreto, fatto magari di carezze rudi e di abbandoni profondi. Oppure di baci saporosi, addolciti dal miele, così egli dice nella lirica “Sete d’amore.” Come altrove, anche in questo componimento fa uso di espressioni di un erotismo naturale, direi quasi ancestrale. Non è lascivia  plebea, ma sensualità che talora si rivela finanche raffinata.

Per la materia, Sturchio si ispira non raramente ai contenuti della parlata popolare bagnolese; la parlata naturale, che a orecchi disavvezzi può apparire volgare e licenziosa, infarcita di metafore ardite e di termini corporei, strumenti linguistici che tipicizzano il nostro vernacolo. Per intenderci, ecco uno squarcio di dialogo, da me colto decenni or sono passando in un vicolo di Bagnoli: una donna raccontava dal balcone alla sua vicina un fatto accaduto tempo prima. Il figlio di dieci o dodici anni intervenne: ”C’ero pure io, me lo ricordo!” E la madre pronta: “Tu jeri ancora int’a la fessa r’ màmmeta!”

Quanto alla materia d’amore, Bagnoli vanta, come precedenti illustri, poeti come: Giulio Acciano, soprattutto nel poema in dialetto irpino “La Caputeide”, Pasquale Maria Bruni, autore di numerose liriche inedite, Giovanni Pallante…, che indulgono anch’essi all’amore sensuale.

Tra noi colleghi, Pasquale, c’era un istintivo rispetto reciproco. L’ultimo saluto lo scambiammo poco tempo addietro, quando ci incontrammo vicino all’ex forno di Angelo Memoli. Un saluto a fior di labbra, poi la tua riservatezza prevalse e tirasti avanti taciturno. Eri una persona timida e ritrosa, eppure mancherai al tuo paese; mancheranno le tue poesie che parlavano sempre d’amore, che è componente nodale in questa avventura terrena, ahimè per te troppo breve.

                                                                                                       

1 Commento »

  • redazione scrive:

    Il fratello e famiglia, tengono a ringraziare tutti quelli che, tramite palazzo tenta, hanno partecipato al loro dolore per la perdita del dottore e POETA < < PASQUALE>>.

    Salvatore STURCHIO

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