Allegoria del Buono e del Cattivo Governo
07.04.2016, Lettura di Gerardo Nappa (dalla pagina fb dell’autore)
L’«Allegoria del Buono e del Cattivo Governo» di Ambrogio Lorenzetti è un grandioso ciclo di affreschi che l’artista realizzò, tra il 1337 e il 1339, nella Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena. Il ciclo è una delle prime opere di carattere totalmente laico che troviamo nell’arte del tempo. In pratica il partito allora al potere volle che l’artista rappresentasse da un lato l’Allegoria del Cattivo Governo con gli effetti che esso produceva (carestia, assassini, saccheggi, violenza, povertà, ecc.) dall’altro l’Allegoria del Buon Governo con i suoi effetti (città prospere, campagne coltivate, benessere, ricchezza, gioia, e così via). L’intento è ben chiaro: solo se l’amministrazione della cosa pubblica avviene su principi di giustizia sociale, il popolo trae beneficio dal governo pubblico.
Il piano iconografico dell’opera si struttura quindi in quattro momenti fondamentali: nel primo troviamo l’Allegoria del Cattivo Governo è rappresentata come un uomo vestito di nero e con le corna in testa (personificazione quindi del diavolo), che si attornia di figure allegoriche quali la Crudeltà, la Discordia, la Guerra, la Perfidia, la Frode, l’Ira, la Tirannide, l’Avarizia e la Vanagloria.
Il secondo momento è quello degli Effetti del Cattivo Governo in Città e in Campagna: in questo affresco viene rappresentata appunto una città e il contado circostante, dove dominano campi incolti, rovine e scene di violenza e rapina.
Il terzo momento del ciclo è quello dell’Allegoria del Buon Governo: qui campeggia la figura di un vecchio e saggio monarca che siede sul trono, circondato dalle figure allegoriche della Giustizia, della Temperanza, della Magnanimità, della Prudenza, della Fortezza e della Pace. Sul suo capo vi sono inoltre le personificazioni delle virtù teologali: Fede, Speranza e Carità.
Il quarto ed ultimo momento del ciclo, nonché il più bel affresco di tutta la composizione, è l’Effetto del Buon Governo in Città e in Campagna: in questo caso abbiamo una veduta in prospettiva della città di Siena e del contado immediatamente vicino, in cui aleggia un clima di serena fattività: ci sono persone intente a costruire a case, a svolgere mestieri e commerci, a coltivare i campi, e così via.
Soprattutto in quest’ultimo affresco Ambrogio Lorenzetti giunge ad un esito artistico di grande qualità ed originalità: nel corso del Trecento non esiste altra pittura di così ampia composizione vedutistica. In fondo possiamo ritenere quest’affresco il primo documento pittorico italiano di soggetto realmente paesaggistico. Come vedremo bisogna aspettare solo il Seicento per vedere il paesaggio assurgere ad autonomo genere artistico: fino a quel momento esso rimane ancorato ad una concezione che lo voleva “sfondo” per altri soggetti. In questo caso il paesaggio urbano e rurale è soggetto realmente autonomo in quanto la sua finalità è di presentare solo se stesso: ed è così che, per la prima volta, nell’arte italiana compare il paesaggio in un’opera di carattere esclusivamente politico e laico.
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