Un libro da leggere tutto d’un fiato
06.04.2016, Lettura di Nello Molinaro
“I bei libri si distinguono perché sono più veri di quanto sarebbero se fossero storie vere”.
E’ proprio la frase di Ernest Hemingway che rispecchia la veridicità di tale sua affermazione nell’opera di Antonio Cella. Leggere questo libro, credetemi, è un piacere perché composto anche da frasi che rimangono impresse nella mente come: “OLTRE IL SOLE DELLA VITA C’E’ LA LUCE DELL’AMORE” con cui l’autore ha voluto che terminasse il suo romanzo.
Mi sono astenuto dall’ indicare il titolo dell’opera, perché ho creduto opportuno farvelo conoscere con il riportarlo all’ ultimo della lettura di questo mio articolo con cui rivolgo un plauso a colui che ha avuto la costanza di riportare con lo scrivere il suo bellissimo romanzo su 247 pagine, che con sommo piacere ho letto. Mi permetto di suggerirVi di leggere questo libro tutto d’un fiato per conoscerne le capacità espositive dell’autore e il corroborante finale della storia, il tutto viene narrato con una tecnica sopraffine e rappresenta l’arte scrittoria che è parte innata nell’uomo scrittore. Un romanzo completo anche di alcune terminologie che possono dar adito a differenziare questo libro tra libri morali o immorali che non esistono perché I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto e l’autore questo libro lo ha scritto ineccepibilmente bene e con intelligenza, ha avuto la capacità di intrufolare il suo narrare tra le questioni del vivere e le deficienze della società del dopoguerra, avvolgendolo tra lavori e mestieri del tempo, sacrifici per vivere, scontri politici tra PC/DC e l’inizio della trasformazione della società. In tale contesto certamente non florido ha voluto che si impiantasse la storia creata ad arte e che le modalità di allora del vivere facessero da cornice alla sua narrazione circondandola di amori delusi, amori finiti in tragedia e che con un studiato colpo di scena ha saputo cancellare con l’esaltazione di un amore ritrovato!
Ottimo e superbo è il suo narrare inserito nel preciso contesto storico degli anni cinquanta, fatti sapientemente innestati nei paesi dell’alta Irpinia, l’autore lo fa con una esposizione scintillante, si presenta a noi lettori con una modalità di facile lettura e di precisione assoluta dei fatti narrati, è la dimostrazione della saggia capacità espositiva che è una delle componenti esistenti nell’uomo scrittore. Il modo con cui si presenta al nostra lettura, mostra la bontà e l’impegno dello scritto basato su fatti descritti con un tecnica sopraffine consentendo che le relazioni tra le varie vicende tendessero a generare la trama principale, accompagnata da quelle secondarie, che talvolta si sviluppano su piani temporali distinti. I personaggi sono molteplici e hanno un’ importanza cruciale, sono i pilastri su cui si fonda il romanzo e vengono descritti in maniera dettagliata, divenendo protagonisti di una storia complessa che si svolge in un lungo arco di tempo, ci racconta il sofferto vivere in quel determinato contesto storico in cui la ricchezza era solo per pochi e la miseria ne era la funestante padrona. L’accortezza con cui ha saputo sviluppare tale questione ci mostra la maestria delle sue idee e dei suoi pensieri sequenzialmente scelti e che sapientemente con affinata tecnica scrittoria ha saputo trasferire sulla carta. Ha la capacità e la maestria di trascinare la nostra presenza rendendoci partecipi di quei momenti di vita che pur molti della nostra età hanno dovuto affrontare, e proprio quell’epoca vissuta è perfettamente ricordata dalle noi anziani, è lo scrigno in cui sono custoditi bei e cattivi ricordi. Nulla è scritto a caso perché basato su fatti veri di vita che erano le fondamenta della nostra esistenza, e prodotti in quel preciso momento storico in cui si incominciava a costruire l’Italia del futuro, seguito con il boom industriale degli anni sessanta.
La scioltezza dell’autore nel trasferire sulla carta i suoi pensieri, ci attrae ed a leggerlo si rimane estasiati, perché si trova nelle parole che sigilla nelle riga la sua sapienza letteraria e la veridicità delle constatazioni. E’ capace di trascinarti nel contesto che sta raccontando e di farti essere presente con il pensiero è questo suo fare che rinnova in te tutti i tuoi ricordi, lo fa in questo racconto, con momenti penetranti articolati con maestria dall’uomo scrittore, lo fa con la descrizione in alcuni passaggi ricordando e raccontando degli enormi sacrifici che la maggioranza del popolo doveva affrontare per il vivere ed alimentare la propria famiglia, un racconto da brividi per i giovani ma non certo per noi anziani “i nostri tempi” che ricordiamo perfettamente e non li dimenticheremo perché hanno solidificato il nostro vivere e la nostra crescita. Ci ha trasportato nel momento politico ed all’epoca in cui vigeva lo scontro PC/DC, con la rivoluzione sindacale ed agricola attuata dai partiti della sinistra politica, che stava producendo con attività sindacali il tentativo di occupazione dei terreni agricoli e la loro riassegnazione, lo si faceva togliendoli ai ricchi e grandi proprietari terrieri e ripartirlo tra la moltitudine di dipendenti agricoli. Proprio in questo preciso contesto storico l’autore ha saputo inserire con una maestria sublime l’imposizione fatta da un padre Don Salvatore Gambone “possidente terriero” al figlio Rocco, lo ha fatto con un’esposizione accompagnata da una coerenza assoluta, ci ha mostrato il dialogo tenuto tra i due che ti trascina a partecipare, facendolo apparire reale e presente, è una realtà che ancora tutt’oggi è valida, sono le susseguenti spiegazione del padre al figlio del perché, “che ti fanno rabbrividire” per la loro precisione ed estasiante concretezza, è quel rivolgersi al figlio con sapienza e durezza che mostrano la saggezza di un genitore che trasmette al figlio il suo sapere e le sue ragioni per farlo, sono da esempio non solo per quel figlio ma per tutti i figli essendo una questione anche dei tempi attuali.
L’autore ha voluto dettare con la figura del padre “un principio fondamentale”, il dovere di difendere il proprio patrimonio perchè basato su fondamenta granitiche di enormi sacrifici tramandatosi da generazioni e non ricchezze ottenute con facile ed illegali accaparramento come allora accadeva. Era il principio sacrosanto su cui era basato la civiltà contadina di allora, la difesa dei propri terreni anche dal vento, un principio che oggi si è perso completamente producendo solo disastri con l’ abbandono di quelle terre, oggi tutte incolte, su cui e sparso il sangue dei sacrifici dei propri genitori, quelle terre che hanno dato da mangiare a generazioni intere, oggi ritenute vergognosamente il nulla perché altro e di illusorio si rincorre da parte della gioventù , questo è quanto ha prodotto la perdita della cultura contadina, un deleterio risultato che è sotto gli occhi di tutti: l’intraprendere una strada senza ritorno con la decimazione abitativa dei paesi dell’alta Irpinia destinati a scomparire dalla carta geografica (ed in questo caro Antonio hai toccato un tasto dolente che ci impone a riflettere sugli imperdonabili ed irreparabili errori compiuti e te ne sono grato perché c’e ne fai almeno parlare) In tutti questi alti e bassi letterari “colpi di scena”, ci presenta la ripetuta figura di Rocco su cui è imperniato tutto il racconto, il giovane libero e di bella presenza, in cerca di avventure amorose anche se con donne impegnate , un don Giovanni di benestante famiglia con possibilità nello spendere, e che ha avuto unicamente delusioni in avventure amorose non essendo state corrisposte vedi il caso IDEA, una donna irpina, che da prova della propria fedeltà verso il proprio marito anche se lontano, con questo passaggio ha voluto dare la riconoscenza alle donne irpine della loro saggezza e fedeltà. Ritorna il Rocco sui suoi passi di studente universitario, il giovane divenuto avvocato, si riavvicina alla vecchia amicizia con Elena compagna di Università, una amicizia non tramutatosi in quel momento in ben altro per il rifiuto del don Giovanni estraneatosi dalle avance pur rivoltogli dall’amica. La sapienza dello scrivere dell’autore ed il fluido delle sue idee e pensieri viene mostrato, proprio con il far ritornare il don Giovanni su questi vecchi lidi il Rocco, che a seguito di una propria sconfitta elettorale, va in cerca di consolazione. Lo scrittore lo fa facendoci assistere ad un colpo di scena drammatico, raffigurandoci la morte per suicidio di Michele sui terreni, della famiglia Gambone, un posto scelto dall’autore, avente un suo proprio significato, è quel luogo impregnato di ricordi di vita che ha visto la presenza e i sudori dei suoi genitori e di se stesso dipendenti del proprietario Gambone padre di Rocco, è lo scontro tra tragedia ed amore che fa riflettere ma che l’autore con la propria maestria ha saputo superare. Il Michele “divenuto sindacalista “ ed amico d’infanzia di Rocco essendo cresciuti insieme, che ha voluto porre fine alla sua vita motivandola con non il vedersi corrisposto il proprio amore da Elena, “Monna Lisa” quella donna che custodiva nel proprio intimo il legame con Rocco, e che alla fine dopo una dolce serenata vede esaudito il suo volere “ è un passaggio, questo, che fa vibrare il cuore” che porta la giovane donna Elena a lasciarsi andare tra le braccia del suo amato, per non lasciarsi mai più. OLTRE IL SOLE DELLA VITA C’E’ LA LUCE DELL’AMORE
Bravo Antonio mi hai tenuto impegnato per quasi mezza giornata “sono contento di averlo fatto” leggere la tua estasiante scrittura sempre basata sulla logica letteraria e su passaggi che a volte la rendono incandescente facendoci rimanere in ansia di conoscere la fine, credimi, è stato un piacere.. Hai una scioltezza nell’esporre chè è piacevole leggerti, inserisci le tue esposizioni in un modo sublime, hai la capacità di far toccare chi ti legge con le mani e farlo penetrare nel contesto di ciò che stai raccontando, senza che il lettore se ne accorga. È proprio Il pensiero e il linguaggio sono per te strumenti di un’arte. E’ un libro che tutti in particolare i giovani devono leggere e credetemi ne vale la pena lasciate per qualche momento i telefonini, gli smartphone, i tablet e leggete questa opera perché farà bene anche per la vostra crescita, ve lo suggerisce una persona che può essere un vostro padre o un vostro nonno!
Accetti il mio plauso caro Antonio, perché veramente lo meriti e ti ringrazio di vero di avermi permesso di leggere quanto hai ritenuto regalarci e di cui non ero a conoscenza, per questo ti sono ampiamente riconoscente e sappi che hai acquisito un sincero amico!
Ci hai fatto capire che “Noi non siamo veri e propri romanzi. Noi non siamo veri e propri racconti. Noi siamo opere complete”
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IL LIBRO
Commento di Antonio Cella:
Ringrazio Nello Molinaro per quanto ha scritto sul mio libro. Sono veramente lusingato e anche un tantino dispiaciuto poiché, a causa di una forma mentis piuttosto anomala, nutro una forte idiosincrasia verso convenevoli e congratulazioni di sorta. Spero, tuttavia, che Nello continui a considerarmi suo amico (nell’accezione pura del termine) così come io farò nei suoi confronti.
Commento di Nello Molinaro:
E’ bene che qualche volta ti allontani da questa forma mentis che ritieni anomala, perché di anomala non c’è niente, è la moderazione che lo scrittore cerca sempre di interporre tra le sue capacità scrittorie e la congratulazioni pervenutogli per un suo scritto. Il congratularsi da parte del lettore di un determinato racconto, quanto questo è scritto bene , fa parte del risultato positivo che ogni scrittore è riuscito ad ottenere ,è la riconoscenza ed il premio che comunque sei obbligato ad accettare perché ritengo che sia un punto fermo che completa l’arte scrittoria,essendone parte integrante. Tu lo ritieni, il mio intervento, convenevole ma io penso che non lo sia, perché veramente ti è dovuto quanto da me scritto; pensalo come vuoi ma non è importante, perché sono sicuro di aver ragione e nulla potrà far cambiare li mio parere.!
ti saluto amico mio !