In memoria di Bagnoli Irpino …
02.04.2016, Articolo di Federico Lenzi (da “Fuori dalla Rete” – Marzo 2016, Anno X, n. 1)
E’ venuto a mancare all’affetto dei suoi nativi il suol natio, Bagnoli Irpino. Ne danno il triste annunzio l’”Istat”, l’anagrafe e “Palazzo Tenta39”. Le esequie si svolgeranno negli anni venturi. Non epitaffi, ma azioni concrete.
Ci duole comunicare che quanto avete letto non è uno scherzo, ma l’amara realtà dei dati. A dir di più, dati per lo più ottimistici. La nostra visione del mondo può facilmente essere bollata come pessimismo, eppure è mero realismo frutto di un’analisi razionale e ragionata della realtà che ci circonda (letta in un contesto globale e non meramente localistico).
Il cancro che sta dilaniando questo paese è quello che Nietzsche avrebbe definito come “malattia storica” di terzo tipo. Riscontriamo i sintomi della “storia monumentale” e della “storia antiquaria”: si guarda alle figure del passato con un senso d’impotenza dinanzi e, ancora peggio, si guarda a un passato estinto con indole adulatoria. Manca una visione sana della storia bagnolese, una “storia critica”, ma ne siamo capaci? Dubitarne è lecito, forse è veramente ora per la nostra comunità dell’”Anticristo” e dell’andare oltre ai valori venuti meno. E’ ora di andare oltre, è ora Zarathustra getti il nano dalle spalle nel cammino dell’eterno ritorno per proseguire il suo percorso, e il nostro sito vuol essere la foresta del ritiro di Zarathustra. Il sole di questa civiltà volge al termine, ed è ora di andare incontro a nuove albe; o un’eterna notte calerà su questo paesino, al tramonto dei suoi valori. E’ scontato che questa sarà letta come pazzia, ma il nichilismo può aiutarci a distruggere i totem e le falsità di una società giunta al capolinea; per guidarci all’alba di una nuova era. All’avvento della terza rivoluzione industriale: della realtà connessa alla rete, dei big data e dei cambiamenti climatici; grandi sfide attendono un popolo in via d’estinzione! Grandi sfide mettono a repentaglio la sopravvivenza di una comunità figlia di un’illustre storia e infangata da un vile presente. Lugubri sono i presagi che si prefigurano all’orizzonte, ma nulla è ancora perduto. Un grande cambiamento sta per cogliere di sorpresa l’apparente quiete di queste montagne, un cambiamento silenzioso e infame che drena via vitalità e speranze. I numeri sono solo uno strumento, ma un’analisi astratta dalla materialità, può aiutarci a collegare meglio le linee del puzzle che delineano la nostra realtà.
Tutti affermano che nelle feste siamo sempre di meno a prendere parte alle celebrazioni. Come è possibile che un bagnolese, nella piena accezione del vocabolo, riesca a stare in casa? In verità, i bagnolesi non ci sono più. Il censimento del 2011, conclusosi nel 2014, ci ha dato i grafici riportati.
Notiamo che dopo l’exploit della “golden age” e del benessere diffuso del dopoguerra, a un’emigrazione di un popolo numeroso si è accostata l’emigrazione di un popolo in miseria. La popolazione ha raggiunto valori più bassi dell’ottocento! Siamo di fronte a un minimo storico della popolazione bagnolese, eppure in campagna elettorale si è parlato vagamente e con poco approfondimento di un problema che diviene sempre più drammatico di anno in anno.
Nello specifico notiamo come nel nuovo millennio una flebile crescita ci ha accompagnato nel primo lustro, ma con la crisi economica globale del 2008 e la crisi della castanicoltura la nostra popolazione si affossa.
Non vorremmo intonare il salmo 130 dinanzi a queste statistiche, ma l’aspro territorio in cui viviamo ha spesso portato la popolazione ad avere sbalzi elevati rispetto alla media regionale. Nel 2011 la popolazione irpina è cresciuta, e quella locale? Diminuita! Altro che turismo e paesologia, il paese lo stiamo abbandonando. Tutto il resto è solo becera retorica politica, le cose non vanno come ci hanno sempre raccontato.
Per la disperazione dei piccoli “Salvini” dei nostri monti una sola cosa è aumentata nell’ultimo decennio: gli stranieri. Restano, comunque, una piccola parte della popolazione (essendo stata respinta l’ipotesi dell’accoglienza dei profughi nelle strutture alberghiere del Laceno). Al momento la convivenza con altre culture procede pacificamente, garantendo un’integrazione senza grandi scossoni. Ciò non toglie che i pregiudizi verso il “forestiero” da parte di chi non è mai uscito dal paese è forte già nei confronti dei turisti, ma alle parole non ha ancora fatto seguito l’ondata populista che dilaga in questa martoriata Europa.
Cosa attira gli stranieri in terra bagnolese? Il business degli anziani, ultima risorsa economica del paese. Tra onoranze funebri e badanti il guadagno su una popolazione sempre più anziana è assicurato. Ecco spiegato il flusso dall’est Europa di badanti e colf, ma molto spesso questo è solo l’inizio per una completa integrazione nella società attraverso l’arrivo dell’intera famiglia e la ricerca di lavori meno impegnativi.
Venendo al sodo, qual è il futuro della popolazione bagnolese? Che fine ha fatto il ricambio generazionale? Ci spiace comunicare che questo non è un posto per giovani, dal 2002 al 2015 la percentuale di giovani è andata via via spegnendosi. A malapena il 10% della popolazione ha meno di 15 anni. Siamo un paese vecchio, anzi vecchissimo! Un sistema sociale che non regge più, la forbice tra giovani e anziani si è fatta insostenibile. Il paese dipende sempre più dai contributi previdenziali che dal lavoro. Possiamo dirlo, questo non è un paese… è una casa di riposo. Si dice che i giovani non s’impegnano per la rinascita del paese, ma si dimentica che giovani non ce ne sono più!
“Save the children” nel suo rapporto ha piazzato agli ultimi posti la nostra provincia per spesa sociale verso i più piccoli. I nostri ragazzi ricevono solamente 13 euro a testa, rispetto ai 393 euro di Trieste. Siamo una provincia che non crede nei giovani e ne salda l’amaro prezzo. Solo negli ultimi anni le nostre autorità hanno iniziato a proporre incentivi alla natalità con asili nido e iniziative volte ad aiutare le giovani mamme. Questo non può bastare dinanzi a fenomeno che abbraccia l’intero Sud e non scusa l’assenza verso le altre fasce della gioventù. Dalle elementari alle superiori cosa c’è per i ragazzi di Bagnoli? Da parte del pubblico poco, le ultime ancore sono rappresentate dalle associazioni dei privati cittadini che fungono da ammortizzatore al disagio giovanile. Dalle squadre di calcio a quella di pallavolo, fino alla scuola di musica e alla certezza del “Gruppo Giovani”: sono un tripudio di associazioni private la resistenza della gioventù all’assenza delle istituzioni (per brevità non abbiamo elencato tutte le associazioni presenti sul territorio). Al contempo gli investimenti negli anziani sono da sempre cospicui, essendo la parte forte dell’elettorato. Diciamoci la verità, chi dice quel che vuol sentirsi dire la fascia a un passo dalla fossa sarà sempre a un passo dal municipio.
Riportiamo il dettaglio dei giovani rimasti in paese, dal 1996 al 2014. Anno dopo anno le nuove leve si sono decimate, dopo andamenti alterni, dal 2002 a seguire. Nel decennio appena iniziati ci aggiriamo intorno alla dozzina di nuovi bagnolesi, con alcuni scatti di orgoglio (natalità) che compensano nascite sempre più modeste.
Sull’andamento del trend nazionale anche nella nostra comunità la bassa natalità è in parte spiegata dalla tarda età a cui si giunge alle nozze (tra i 30 e i 40anni). L’assenza di un lavoro fisso e i nuovi stili di vita non fanno che ritardare l’età in cui si giunge all’altare. Inoltre, notiamo dai 70 anni in su un crollo della popolazione maschile nata prima del secondo conflitto mondiale.
La popolazione della nostra comunità aveva sempre rispettato gli andamenti regionali e provinciali, ma negli ultimi due anni di rilevazione abbiamo conseguito performance peggiori. Venuta meno la castanicoltura e fermatosi il settore edile i residenti sono calati, questa è l’unica spiegazione a questi dati. Non osiamo immaginare un eventuale tracollo dell’economia turistica del Laceno con la conseguente chiusura delle seggiovie cosa potrà comportare.
Le cose non vanno mai così male per il nostro paese, gli afflussi da altre cittadine sono elevati… in teoria… Non è aumentato l’appeal del life-style bagnolese, ma l’evasione. Si tratta per lo più di cambi di residenza presso le seconde case per avere agevolazioni su tasse e polizze assicurative. Per gran parte di questi residenti l’unico segno sia un nominativo sul citofono e poco altro, siamo dinanzi a un dato costatato da tutti. L’unica cosa vera sono le cattive notizie: l’emigrazione si fa inarrestabile, nel 2014 è schizzata verso l’alto e ancora non se ne vede la fine. La mancanza di lavoro e le poche opportunità formative spingono i giovani verso altre mete. Terminate le scuole superiori il dramma si fa cronico: l’università porta nella maggior parte dei casi via da una terra che offre come unico reddito sicuro l’allevamento. Se non ci pensa il percorso formativo è il portafoglio vuoto a strappare via dall’entroterra. A questo aggiungiamo tutti coloro che sono andati via non cambiando la residenza e restando fuori dalle statistiche. In ultimo, non possiamo dimenticare i pendolari che ogni giorno lasciano il paese per andare a guadagnarsi da vivere a Avellino, come negli altri centri maggiori della provincia. Insomma il lavoro non c’è più: Bagnoli e l’industria turistica generano sempre più meri lavoretti stagionali. Abbiamo tante polemiche e pochi risultati da troppo tempo: ecco come un paese ricco di biodiversità, di acqua, di storia, di prodotti tipici e di paesaggi muore.
Ebbene, come poteva non mancare il colpo di grazia? Ecco a voi la sintesi della nostra indagine: il saldo naturale. Una popolazione sempre più anziana, è una popolazione che ci lascia sempre più velocemente. Bagnoli sta perdendo i suoi abitanti come un albero perde le sue foglie all’arrivo dell’autunno. O estinti o emigrati, è questo il destino della nostra comunità! Il resto sono solo promesse primaverili.
I giovani che abbandonano il paese sono quindi i traditori della comunità? Sono loro i veri responsabili di questa crisi? No, sono semplicemente le vittime di queste comunità; ed è giusto che mentre la barca cola a picco non seguano i suoi capitani coraggiosi. La nostra comunità, terminato il novecento, ha proceduto a tentoni senza una vera metà da raggiungere. Si è andati avanti a costruire percorsi e a distruggerli subito dopo. Si è badato al breve termine e agli umori delle masse, sacrificando le strategie di lungo termine. Purtroppo questo fenomeno è stato uguale in tutto il Sud, non siamo i soli a vantare una ricchezza più bassa degli ellenici. Siamo gli ultimi tra gli ultimi tra i cittadini europei. Non ci sta spazio per figure professionali e l’assenza di capitale umano ha impoverito la comunità. Non sarà l’agricoltura e soluzioni spicciole, economicamente superate, a risollevare questo territorio. I centri di formazione non sono collegati al territorio e le migliori menti migrano verso opportunità che questa terra ha negato. Questo spiega la carenza di una vera classe dirigente, è duro dirlo, ma la parte migliore di questa Bagnoli va via. Ciò innesca una spirale depressiva e vede le cose andare sempre peggio; passo dopo passo il baratro non ha fondo.
D’altro canto anche i giovani che vogliono restare devono andare via per poter salvare il paese. L’unica soluzione è partire, per acquisire esperienze e competenze che oggi scarseggiano. Bisogna andare via per scrollarsi di dosso la mentalità chiusa di chi non è mai uscito da queste montagne: bisogna distruggere il peggio dello spirito bagnolese, prosperato con il venir meno delle sue menti migliori. La retorica dell’”armatevi e partite” e del “gregge anarchico in attesa del messia” sono il cancro della comunità. Le risorse non mancano, ma la mentalità attuale sta soffocando le potenzialità di questa terra! L’intero establishment in ogni suo grado e rango nega opportunità e possibilità di ascesa ai giovani. L’assenza di un ricambio generazionale ha inaridito il dibattito nel paese, ormai tra i pochi superstiti lo sballo ha maggior valore delle sorti della comunità. Le aspirazioni colano a picco con gli indici statistici… non ci resta che dichiarare morto il paziente!
Ottimo articolo. Soprattutto utile, anche se mi rattrista non poco.
Grazie.
Mi associo al precedente giudizio.
I dati statistici riportati sono eloquenti e la diagnosi del male che affligge la comunità è assolutamente condivisibile.
Ugualmente la conclusione del ragionamento mi sembra molto fondata.
Credo, infatti, anch’io, che non esista una cura applicabile in questo momento per guarire la società bagnolese e, in generale, l’intero meridione. Sempre più spesso anche a me viene da pensare che, se potessi tornare indietro, me ne andrei via non solo da Bagnoli ma dall’Italia a cercare condizioni di vita più moderne e più civili di queste in cui siamo costretti.
Ma, come si dice: la speranza è l’ultima a morire….
Sono legato al mio paese e in quanto tale desidero e auspico che soprattutto i giovani trovino da soli la forza e le risorse per un cambiamento di rotta. La stesura di questo articolo, probabilmente, può considerarsi una prova che già adesso qualcosa sta cambiando… Infatti la presa di coscienza del male è il primo passo del processo di guarigione…
Chi vivrà vedrà!
Antonio Chieffo
P.S.Penso sia un articolo di ben altro spessore rispetto a quelli sugli escrementi canini!!!
Altri commenti slla pagina FB di PT39:
Nello Buccino: Complimenti per l’articolo Federico. I numeri non si discutono per fortuna, si tratta di una situazione desolante e senza via d’uscita!
Federico Lenzi: Nello Buccino grazie, come vedi i metodi usati per le statistiche li falsano anche in positivo. Ovviamente questa non è una materia che può risolvere un comune, ma unicamente lo stato centrale con un serio impegno. I fondi per le aree sotto sviluppate se dati a una molteplicità di piccole comunità non andranno mai nella stessa direzione e questo sarà il risultato.
Federico Preziuso: Caro Federico,il tuo articolo è un pugno in un occhio della comunità in cui vivi,forse un pugno è pure poco,due sarebbero stati meglio,ormai tutto il modo di pensare maturato in tutti questi anni di servilismo politico ha creato” un pensiero stupendo”nel modo di vedere un futuro nel mondo del lavoro inesistente,i giovani in questo contesto nascono già vecchi,diplomati o laureati si rufiutano di usare il cervello,coadiuvati da genitori attaccati alle tradizioni antiquate,cioè tenere i soldi in banca invece di investirli in nuove attività,io farei venire stabilmente a vivere in zona almeno un paio di nuclei familiari ebraici,cambierebbero dopo qualche anno il volto del paese e forse si alzerebbero pure gli indici ISTAT dei grafici,questo senza aiuto di comune regione o stato,magari dopo ci ritroveremmo tutti in sinagoga,comunque bravo per il tuo articolo troppo veritiero, un pò da Nostradamus,però valido e auguri per i prossimi….
Nello Molinaro: un buon articolo ma la questione che si è sollevata e di tutta l’alta irpinia, in cui vi sono paesi che stanno sparendo dalla carta geografica, questo è la desolazione che si presenta! paesi rimasti con qualche centinaia di persone tutti anziani ! non è una constatazione ma un dramma senza alcuna speranza di ripresa! come si vuole che rimangono i giovani senza lavoro e ne prospettive ! eppure il nostro paese a differenza di altri ha più ampie prospettive ma vi è bisogno che si crei vero lavoro, bisogna solo saper scegliere è questo è il vero dilemma, perchè siamo stretti nella morsa di interessi puramente privati e di pochi con cui bisogna scontrarsi ed a questo punto penso che ne valga la pena farlo ! per le nostre zone bisogna creare le zone franche almeno per venti anni, questa è l’unica salvezza, per incoraggiare gli investimenti privati e per avere speranza di ripresa occupazionale!