Bagnoli 26 settembre 1943: la rivolta
31.03.2016, Il documento storico (da “Fuori dalla Rete” – Marzo 2016, Anno X, n. 1)
È una pagina di storia del nostro paese che tutti dovrebbero conoscere.
Nel settembre del ’43, in modo del tutto spontaneo, i cittadini di Bagnoli si sollevarono chiedendo a gran voce che venissero allontanati dalle cariche pubbliche tutti quelli che si erano compromessi con il passato regime ed erano stati “collaborazionisti” durante l’occupazione tedesca. Fermamente decisi a far valere questa loro volontà, erano pronti ad imbracciare le armi per ripulire il paese da tutta quella “feccia”. Lo sdegno era unanime e quando furono operati degli arresti tra i “rivoltosi”, la popolazione tutta insorse e pretese la loro immediata scarcerazione. Bagnoli non è un paese ignavo e servile, ha orgoglio e dignità come dimostrano i documenti storici proposti che fanno parte degli atti processuali.
Ing. Michele Nigro
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Bagnoli Irpino Il 16 gennaio 1945
Ill.mo Sig. Procuratore del Regno del Tribunale di S. Angelo dei Lombardi.
Le locali sezioni del Partito Comunista, Socialista e Democratico del Lavoro, pregano vivissimamente la S.V. voler esaminare l’allegato memoriale del locale Comitato di Liberazione Nazionale riguardante gli imputati Patrone Giuseppe di Aniello, D’Alessandro Aniello fu Pasquale, Nigro Antonio fu Aniello, Di Capua Luigi fu Giuseppe, tutti appartenenti alle tre sopracitate Sezioni, affinché compenetrandosi nella realtà non fu commesso dai soli imputati, come senz’altro avranno dichiarato i testimoni fascisti, ma dalla completa popolazione che giustamente reagiva contro la perfetta collaborazione con i tedeschi del maresciallo, del capitano dei CC.RR. ed altri fascisti. Voglia provvedere per la sola tranquillità della popolazione, ancora infuriata, alla scarcerazione degli stessi. Sicuro che quanto si chiede sarà democraticamente ottenuto; sentitamente e a nome della popolazione tutta ringrazio ed ossequiano.
Il segretario della Sez. Comunista- il Segretario Della Sez. Socialista- il Segretario della Sez. Democratica del Lavoro.
F.to Aniello Vivolo ecc.
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Memoriale comitato di liberazione fol.85
Fronte Unico di Liberazione Nazionale
Sede di Bagnoli Irpino
Dal 12-13 settembre i tedeschi incominciarono a compiere atti di soprusi rapine a danno della popolazione di Bagnoli Irpino, coadiuvati dagli elementi fascisti locali (Cap. dei CC. RR. Lo Re Adelchi) già squadrista che comandava il presidio locale, il Maresciallo dei CC. RR. Valoroso Nunziante, il Segretario Comunale Festa Umberto già centurione della Milizia, il già Segretario politico e Ufficiale delle milizia Di Napoli Alessio, il brigadiere dei militi Forestali Bucci Antonio e il milite forestale Ciocchetti Nicola fu Giuseppe. I tedeschi rapivano in quei giorni maiali di Patrone Giuseppe fu Aniello, di Chieffo Raffaele fu Antonio, di Parenti Elisa fu Bernardino galline in gran numero, formaggio, salami, vino, liquori ed uova. Il Maresciallo, il Segretario Comunale, il Veterinario (Alessio Di Napoli), d’accordo ordinarono che ciascuna famiglia bagnolese, coltivatrice di campi, consegnasse un quantitativo di patate di kg 20 da consegnarsi ai tedeschi con la minaccia che non si fosse ubbidito li avrebbero fatti uccidere dai tedeschi. Il Capitano Lo Re, a sua volta, consegnò ai tedeschi tutti gli attrezzi (picconi, pali, mazze di ferro, zappe ecc.) in dotazione alla compagnia da lui comandata, perché potessero minare strade e ponti. Innanzi a tale contegno, sorse, anche per l’incitamento radiodiffuso dal Maresciallo Badoglio il movimento popolare per la costituzione di nuclei di difesa ed offesa antitedesca, (testimone di tutto ciò: il dott. Troianiello Domenico fu Biagio da Somma Vesuviana, in quel periodo sfollato a Bagnoli e Pescatori Alberto di Salvatore da Bagnoli). Tutti insieme i sigg. (Patrone Giuseppe di Aniello, Patrone Vincenzo di Aniello, D’Alessandro Aniello fu Pasquale, Di Capua Luigi fu Giuseppe, Nigro Antonio fu Aniello, D’Urso Salvatore fu Domenico, Scarfò Giuseppe fu Vincenzo, e molti altri) prima che i tedeschi arrivassero a Bagnoli, già si erano recati dal maresciallo dei CC. RR. e dal capitano Lo Re chiedendo armi ed esplosivi per interrompere le vie di ritorno ai tedeschi e lasciarli catturare dagli alleati, d’altra parte essi stessi avrebbero formato nuclei di guerriglia. Il Maresciallo ed il Capitano, il Segretario Comunale ed altri, si rifiutarono minacciando, anzi i richiedenti di farli passare per le armi se avessero insistito. Testimoni Borrachini Umberto da Firenze internato politico a Bagnoli, Di Capua Aniello fu Raffaele, Aulisa Tommaso di Giuseppe, Rullo Michele di Emilio, Patrone Aniello di Angelo, Nicastro Salvatore di Antonio, tutti di Bagnoli. Questi erano presenti quando il Nigro Antonio unitamente al sopracitato nucleo chiedeva le armi e le munizioni ai carabinieri, invitandoli a collaborare alla guerriglia contro i tedeschi. Anzi l’invito a collaborare, fu rivolto dal Nigro anche al Russo Alessandro fu Matteo e Patrone Gennaro fu Aniello, i quali declinarono l’invito dicendo di essere sprovvisti di armi. Arrivati i tedeschi si determinò subito la collaborazione fra costoro e gli elementi fascisti sopracitati. Evidentemente furono segnalati gli elementi antifascisti per i seguenti fatti che subito si verificarono. Una mattina verso le 10 arrivarono con una moto-carrozzella tre tedeschi, che si fermarono in piazza e parlottarono con i fascisti predetti, con i quali si vederono nelle ore notturne. Subito corsero verso la casa di Vincenzo Patrone, indicatoglielo da ragazzi, presero il maiale, lo uccisero e lo portarono via. Nella stessa giornata portarono via il maiale di Patrone Giuseppe di Aniello e posero una mina sotto un albero di noce, a tre metri dal passaggio obbligatorio nel fondo di Patrone Giuseppe fu Aniello, lontano da qualsiasi traffico e anzi cintato da mura e reticolato (teste: Patrone Aniello, Di Capua Antonio di Donato da Bagnoli, fu presente della mina fatta brillare da Branca Giuseppe un guastatore che poi morì nel far brillare altre mine). Il Patrone Giuseppe si recò dal Maresciallo e dal Capitano per denunciare il fatto e chiedere se avessero preso il numero della carrozzella colla quale era stato portato via il maiale, ed essi risposero; “l’abbiamo o non l’abbiamo visto fate silenzio perché il peggio è per voi”. (Teste Meloro Aniello fu Vincenzo da Bagnoli). Il 24 settembre prima che fosse fatto saltare il ponte di S. Vito nei pressi di Bagnoli, sette tedeschi chiesero in piazza, del vino. Erano col Segretario Comunale Festa. Essi a colpi di scure presero ad abbattere la porta del caffè di proprietà di Rogata Michele di Ferdinando, in cui non trovarono nulla mentre il segretario si recava da Nigro Domenico, altro proprietario di caffè, per chiedere mezzo quintale di vino, il Nigro si rifiutò dicendo che era stato saccheggiato già due volte e non aveva più merce. (Nei due saccheggi erano presenti, il Capitano Lo Re e il Maresciallo Valoroso). Il segretario alla risposta negativa rispose in modo brusco che consegnasse il vino, ma avuto un nuovo rifiuto ed essendo stato rimbrottato dal Nigro che egli era un antitaliano, anzi un tedesco anzi chiamò i tedeschi perché corressero a saccheggiarlo ed ucciderlo. I tedeschi furono distratti dal fatto che il vino fu dato da un altro cantiniere Iuppa Alessandro. (Testimoni: Troianiello Domenico, Nigro Antonio fu Aniello, non fratello e non parente di Nigro Domenico che invitò questi a fuggire). Nigro Antonio di Giuseppe, Meloro Vincenzo di Vincenzo, che fu presente quando il vino fu dato da Iuppa. Nigro Antonio fu Aniello, andati via i tedeschi, apostrofò il segretario comunale, dicendogli che senz’altro andasse via da Bagnoli, ove non era degno di restare, essendo collaboratore dei tedeschi. Dopo i tre giorni di cannoneggiamento su Bagnoli, e cioè dalla sera del 26 settembre, Patrone Giuseppe di Aniello, mentre usciva di casa, incontrò Di Capua Domenico di Tommaso, il quale gli disse che il ponte delle tavole nelle vicinanze di Bagnoli era stato minato, ma non ancora era stato fatto saltare dai tedeschi che erano tornati sul posto. A ciò il Patrone si determinò a recarsi dal Maresciallo per la terza volta a chiedere la consegna delle armi per impedire ai tedeschi il brillamento delle mine, ma il maresciallo rispose di smetterla. C’era con Patrone, Nigro Antonio, D’Alessandro Aniello e Di Capua Luigi. Poco dopo arrivò la prima pattuglia di soldati americani e fu allora che i quattro affrontarono il Maresciallo dei CC. RR. Il Capitano Lo Re, i quali si erano rivestiti in divisa e li invitarono a ritirarsi a lasciare Bagnoli dato il modo di come si erano comportati durante la permanenza dei tedeschi ai quali avevano dato ogni aiuto. Durante gli ultimi giorni era avvenuto anche che due tedeschi, reduci dalla battaglia di Acerno, erano venuti a Bagnoli, chiedendo da mangiare. Furono rifocillati in mezzo alla strada stessa, dal Dott. Troianiello. Il Nigro Antonio propose di fermarli subito, ma il Troianiello pensò di denunciare la cosa al Maresciallo perché provvedesse a farli prigionieri ma il Maresciallo si rifiutò. Un neozelandese era sceso dall’apparecchio dall’altopiano del “Laceno” per guasto al motore, e ferito, fu soccorso dalle persone accorse, ma un milite forestale Cicchetti Nicola, propose di prenderlo e consegnarlo ai tedeschi che erano ancora a Bagnoli. Teste, Branca Pasquale di Aniello. A contrario, il pastore Patrone Aniello fu Antonio, lo salvò facendogli raggiungere 49 paracadutisti, che scesero sul territorio di Bagnoli e si erano diretti verso il grosso delle truppe guidate da Di Capua Aniello, Burracchini Umberto, Tommaso Aulisa e Patrone Alfonso, a Paestum, in quanto lo stesso milite forestale Cicchetti Nicola, aveva avvertito della loro presenza i tedeschi che erano accorsi con un’autoblinda per catturarli e per poco, non riuscirono a raggiungerli. Il giorno 27 il popolo Bagnolese si riunì e disarmò ma senza alcuna violenza il Capitano Lo Re, il Maresciallo dei Carabinieri, i militi forestali, per il loro comportamento durante la permanenza dei tedeschi a Bagnoli. Da ricordarsi che il maresciallo, aveva consegnato bombe a mano (una cassa), fucili, pistole a certo Gallo Ranieri da Ponteromito, vestito da capitano della milizia che seguiva e seguì i tedeschi e che, strappato l’anello da una bomba a mano, la pose a sfregio in mezzo alla piazza, finché urtandoci qualche Bagnolese fosse punito dal comportamento di Bagnoli verso i tedeschi. Fu levata dal guastatore poi morto. Le armi furono consegnate dal capitano e portate tutte al Comune. Dalla consegna delle armi, furono avvisati gli alleati, a mezzo di Giuseppe Basile, fu Lorenzo e vennero ritirate. Il Capitano era stato disarmato dai tedeschi e dagli stessi armati, essendosi messo a collaborare con loro, facendo anche da ruffiano. (Teste Bello Vincenzo e Bello Saverio da Bagnoli). Il Maresciallo fece presente al Maggiore americano Carles Carillo a Montella, indicandogli antifascisti quali fascisti, fu arrestato D’Alessandro Aniello che fu poi rilasciato, ricercarono Patrone Giuseppe, invitato a fuggire dallo stesso Maresciallo. Chiaritesi le posizioni, non furono più molestati. I fatti che si imputano agli antifascisti sono successi posteriormente all’arrivo degli alleati, quando i militi e carabinieri erano stati riarmati, nessuno degli antifascisti li ha commessi. I colpevoli infatti furono arrestati venne trovata la refurtiva e sono in libertà provvisoria, e sono: Antonio Gatta fu Ciriaco, Nicastro Antonio fu Lorenzo e Vivolo Antonio fu Vincenzo. Certo Cione Pierino si intromise invitando gli antifascisti a calmarsi che avrebbero cercato di contestarli. Il giorno seguente, circa duecento persone, si recarono da lui e gli fu detto che mandasse via i fascisti e promise che sarebbero stati accompagnati. Fu presente al disarmo il delegato del Partito Comunista.
f.to Michele Rullo ecc. L.C.S.