Dove c’è un impianto sciistico c’è un indotto
14.03.2016, L’analisi (di Angelo Mattia Rocco)
Commento all’articolo “Il clima cambia, e noi?” di Federico Lenzi.
Caro Federico, oggi in treno ho letto attentamente la tua disamina, anche incuriosito dal tuo messaggio nel quale mi annunciavi di questo articolo. Come sempre, non ti risparmio i complimenti per il tuo impegno e per il tuo modo di scrivere, ma questa volta su alcuni punti sono in disaccordo con la tematica esposta. Onde evitare che il mio commento sia tacciato (in generale) di “faziosità”, metto in chiaro che effettivamente (non lo si può negare) sulla vicenda funivie sono di parte, proprio per questo eviterò di scendere in tecnicismi o ritornare sulla storia del finanziamento (dato che ne è stato parlato in abbondanza).
Su due punti, però avrei piacere di esporre la mia opinione: l’aspetto turistico e l’aspetto meteorologico.
Toccando l’aspetto turistico, è indubbio che l’offerta del Laceno vada migliorata e resa fruibile in tutto l’anno, cercando di raggiungere la tanto osannata (e giustissima) destagionalizzazione dei flussi. Giustissimo puntare al trekking, all’ambiente, al turismo eco-sostenibile, ecc ecc… non trova, a mio avviso, giustificazione però la scissione dello sviluppo del Laceno dall’impianto sciistico per vari motivi. In primis, se effettuiamo spesso paragoni con realtà molto più grande (ci riferiamo sempre al Trentino anche se conosciamo la fiscalità agevolata e quindi andiamo oltre…) è testimoniato ed è un dato di fatto che dove vi sia un impianto di risalita a funzionalità estivo-invernale il movimento turistico ne beneficia eccome! Sono poche le realtà che hanno puntato alla natura al “naturale” (scusate il gioco voluto di parole) e mi viene in mente l’esempio delle Odles in Val di Funes, ma stiamo parlando di località ad alta concentrazione di possibilità alpinistiche, tecniche, escursionistiche ecc ecc (un’oasi rara da connubi unici anche grazie alle realtà sviluppate dei dintorni).
Inoltre, il sogno degli anni 70, è ancora il fulcro di quella idea di Laceno che punti a flussi sempre più ampi e passando da Aniello Capozzi (primo a vedere una possibilità ristorativa – turistica) a Giannoni che ha dato il via alla “favola del Laceno”, non possiamo pensare ad una involuzione o un ritorno al passato che non gioverebbe alla comunità (e non solo bagnolese). Dove vi è un impianto c’è indotto, c’è interesse, si smuovono masse e la “novità” legata all’accessibilità dei monti fa si che anche i non esperti e i non attrezzati possano godere degli spettacoli delle nostre terre; basta pensare alla scarsa offerta della località in alcuni periodi per vedere come, i turisti presenti nelle strutture, confluiscano agli impianti per trovare quel “qualcosa da fare”.
Inoltre, il rinnovo della stazione aiuterebbe e non contrasterebbe quella “destagionalizzazione”, una manna dal cielo che sullo slancio del rinnovamento porterebbe freschezza, novità, attrazioni e interesse diffuso sulla località. Un’opportunità che farebbe da se (basterebbero già i lavori iniziali) scalpore e movimento!
Va da se poi che il rinnovo della stazione, dovrebbe e potrebbe (e a mio avviso lo farà) portare ad un rinnovo graduale di tutto l’areale e ad interventi sempre più incisivi tra grotte, sentieri e altro per rilanciare l’idea di “polo turistico”.
Altra problematica è quella meteorologica; e qui, chiamo in causa il caro amico Michele Gatta, ex allievo (attualmente meteorologo della categoria longer) che attualmente da voci note del web e non solo, ha superato e stracciato il maestro che giustamente non può far altro che esserne contento (divagazione di simpatiche chiacchiere tra me e Michele) . Questa stagione invernale è stata fortemente influenzata da fattori meteo ben precisi, conosciuti e analizzati già dal mese di Marzo (mi riferisco al Nino ecc ecc, sul quale non mi dilungo) e ad occhi di carte e modelli da combinazioni bariche non sufficienti a creare il mix vincente. Ma possiamo per alcune stagioni allarmarci e parlare di cambiamenti climatici? Tralasciando le tesi del global warming (a cui francamente credo poco e sono seguito da molti meteorologi importanti), vorrei ricordare l’annata scorsa con sciate da Novembre ad Aprile, il fantastico 2012, il 2005, il 2006, lo stesso 2013 che tutto sommato anche se a strappi ha garantito la sciabilità da metà Gennaio in poi e altre stagioni passate magari in sordina per episodi eclatanti ma pur sempre ottime da un punto di vista sciistico.
Vogliamo per caso dimenticare di annate degli anni 90 dove la neve era un miraggio? E invece negli ultimi decenni abbiamo visto in realtà una nuova ciclicità?
Per una mia personale opinione, non c’è nulla di strano in quello che sta succedendo e sono semplici cicli naturali che ci sono e ci saranno sempre; mi preoccuperei piuttosto (come in altre zone) di creare sinergia tra enti, consorzi e impianti affinché con le poderose inversioni termiche si possa giungere all’ottenimento dei “nulla osta” (non scendo nemmeno qui nei dettagli sia tecnici che economici) per attivare l’innevamento artificiale in periodi freddi e secchi.
Secondo me le alternative ci sono e non sono scindibili dall’impianto. Abbiamo una Ferrari al Laceno che attualmente (come si suol dire) viaggia come una 500. Facciamo in modo che non si torni al triciclo per una diffusa opinione di poter riuscire in un qualcosa di ammirevole (turismo naturalistico) ma a questo punto integrabile e migliorabile con i supporti esistenti.
Concludo, con un saluto e un abbraccio, sperando di vederci presto per un caffè e approfondire le tematiche. A presto!
P.S. colgo l’occasione, data la mia assenza da tempo su articoli e commenti, per ringraziare Mimmo per la costanza, la passione e la determinazione che mette nel portare avanti il sito e nel dare l’opportunità a tutti di esprimersi, nel rispetto del contraddittorio ed esponendo da ottimo “direttore” le sue opinioni e le sue prerogative per questa sua linea editoriale.
Buonasera Angelo,
sapevo benissimo che toccando una tematica che ti ha visto attivamente coinvolto (anche prima della collaborazione con la gestione degli impianti) avresti risposto. Mi fa molto piacere avere un confronto civile su questo articolo, considerando che mi aspettavo l’ennesima polemica sterile.
Come hai notato accennavo alla fine del sogno degli anni 70′. Tuttavia, non mi riferivo a “come” costruirlo; ma a quella che dovrebbe la domanda a priori di ogni programmazione industriale: “a chi” è rivolto. E’ scontato che l’Italia e il mercato turistico sono cambiati in questi anni, non siamo più il paese di Tomba e delle vacanze di Natale. Negli ultimi anni avanza la vacanza low-cost e il mercato unico europeo permettono a tutti di trascorrere un weekend all’estero con 100-200 euro. Lo sci richiede tempo e pratica, oltre alla presenza della neve. Insomma, non si adegua ai tempi del turismo di massa e della ricerca dell'”esotico” nel weekend in terra straniero. Quindi il turismo di massa ci ha lasciati e si è rimasti con i pochi appassionati della montagna uniti al turista mordi e fuggi, che trasloca soggiorno e discendenza a Laceno per poche ore. Due tipi di turisti che difficilmente riescono a convivere. Eppure, la nostra regione unendo la Costiera, Pompei, la Reggia di Caserta e le bellezze del Laceno può competere su questo nuovo mercato del turismo europeo con l’areoporto di Capodichino. Ne abbiamo prova dal successo internazionale delle foto della nostra terra su Instagram! A questo punto se consideri che la tua idea originaria di “Laceno.net” è sembrata follia, immagina questo ragionamento quali commenti subirà… Diciamo soltanto che la località non ha spalle tanto larghe da affrontare un salto di qualità del genere.
Hai posto il paragone con le regioni del Trentino, le quali all’offerta uniscono una massiccia promozione del marchio “Trentino”. So benissimo che questo spirito l’hai portato avanti con il sito e la pagina (pensiamo solamente alle migliaia di visualizzazioni con la diretta della battitura delle piste o alla collaborazione con l'”Alta Badia”). Qui manca una seria campagna di marketing e una rete di paesi coordinati sullo stesso progetto: ogni agglomerato di cemento si ritiene il centro dell’universo e quella che chiamano “promozione” lascia il tempo che trova…
Venendo al clima devo ammettere che il mio punto di osservazione primario, su cui gli effetti del cambiamento sono già arrivati, è Bagnoli. Oltre ai ricordi di un’infanzia passata dietro i vetri confidando nella chiusura delle scuole, dal 2009 ho iniziato a fotografare tutte le nevicate notando che frequenza e copiosità sono andate a scemare anno dopo anno (escludendo il 2012). Questa è una convinzione diffusa anche in paese, ma persino nella tradizione popolare possiamo constatare gli effetti di un’economia basata sui combustibili fossili. Pensiamo solamente alle testimonianze raccolte dal prof. Russo delle prime nevicate a fine ottobre/inizio novembre, del ritorno delle mandrie con lo scioglimento delle nevi in occasione di S.Marco o della presenza di una discreta quantità di neve sulle nostre montagne anche in agosto. Potremmo aggiungere anche queste rilevazioni di Trotter, che nella giornata del 30 giugno 1905 parla di soli 15 gradi sull’altopiano (http://www.palazzotenta39.it/public/29568/). Infine, per quanto riguarda le Alpi è scontato dire che lì il fenomeno arriverà più lentamente: essendo 2000 metri più in alto e a nord del Laceno, oltre a non avere un golfo a pochi chilometri. Per quanto riguarda le convinzioni degli esperti gran parte di essi hanno dimostrato il global warming, ed all’impegno dei leader mondiali non possiamo dimenticare la grande documentazione sul sito dell'”Intergovernmental panel on climate change”. Di sicuro è un cambiamento molto lento, per questo motivo nell’articolo ho auspicato di avere sempre pronta una seconda via e non la mancata realizzazione di nuove seggiovie.
D’altro canto l’unica certezza per testare le nostre idee è iniziare a rilevare da qui ai prossimi venti anni precipitazioni nevose e temperature sull’altopiano, per parlare con dati alla mano. Ciò non toglie che aspettiamo con piacere anche l’opinione del meteorologo del sito, Michele Gatta. In conclusione, speriamo di riuscirci a vedere presto… magari in una piana innevata per le festività pasquali!
Con estremo piacere che leggo le considerazioni dell’amico Angelo Mattia Rocco, mai spodestato dalla sua cattedra umile e professionale della meteorologia. Scienza da lui trattata con il giusto distacco e soprattutto con estrema cautela. Veramente un riferimento per tutti coloro, me compreso, che intendono cimentarsi in questa scienza dell’inesattezza.
Ha ragione Angelo.Gli ultimi anni abbiamo avuto, noi del Laceno, inverni tutto sommato positivi. Magari altre zone d’Italia, nord compreso,avessero avuto la neve che abbiamo avuto noi. Basti pensare alla stagione scorsa. Sì, è vero che sul Global warming si può porre una attenta osservazione, ma anche per il sottoscritto risulta essere un argomento troppo legato a periodi temporali troppo vasti e quindi da prendere sempre con le molle. Basti pensare che è sempre più in discussione una eventuale fase di una PEG (Piccola Era Glaciale) che secondo diversi scienziati potrebbe far breccia dopo il 2030. Certo, Federico, come non ammettere che gli inverni degli anni sessanta o addirittura quelli di decenni prima, avessero avuto caratteristiche più rigide e quindi nevose. Ma, credimi, sono cicli naturali che sono presenti sul nostro pianeta e soprattutto in un contesto periodico cosi piccolo, in un contesto generale, da non essere più presi in considerazione.
La stagione invernale appena trascorsa deludente? A dir poco. Cause? Molteplici. Ma non dimentichiamoci che tutta l’Europa, nel suo complesso, è stata invasa da anomalie termiche positive che ci portano a “disturbare” i dati in archivio dal 1880.
Il Nino, la Qbo negativa, un vortice polare mai come quest’anno forte e poco disturbato, legati ad una NAO(North Atlantic Oscillation) sempre positiva, sono stati probabilmente i veri fattori negativi su cui dobbiamo mettere le nostre attenzioni per capire una siffatta stagione invernale.
Bisogna ammettere comunque che non ci aspettavamo, proprio per le suddette considerazioni, un inverno sugli scudi(vedesi le stagionali pubblicate sul sito da me inviate agli inizi di dicembre).
Per il futuro cosa attenderci?
Siamo(Italia) in un contesto planetario una “mosca” rispetto ad un continente europeo così grande, e questo non bisogna dimenticarlo, ma con estremo equilibrio e con qualche elemento obiettivo, possiamo indicare il prossimo inverno, accompagnato da qualche dato obiettivo, legato a vari parametri emisferici importanti, una stagione che potrebbe farci dimenticarci, da presto, proprio l’ultimo appena concluso.
A dire il vero, ci vuole veramente…poco!!!
Alcuni commenti tratti dalla pagine fb di PT39.
Giangrande Giovanni: Sono d’accordo con Mattia la gente ancora non si rende conto un impianto sciistico quanti soldi porta mentre il turismo del pic nic porta solo immondizia.
Mario Di Giovanni: Ma voi siete ancora fermamente convinti che il futuro è nello sci??? Lo sci dovrebbe essere un plus ultra il turismo naturalistico è il futuro i nuovi sport sono il futuro una valorizzazione del paese a valle con alberghi e servizi..un Laceno raggiungibile solo in funivia o in navetta dove non ci siano auto e dove la tranquillità e la natura la fanno da padrone..parchi avventura,fanbob,
Teleferiche,trekking,arrampicata indoor e outdoor le grotte il lago e perché no anche lo sci ma come aggiunta al resto quando c’è neve(ma senza il necessario bisogno che nevichi perché L indotto è mosso da tutt altro) tutto nella cornice di un luogo raggiungibile solo a piedi e con navette elettriche portando poi a fine giornata i turisti al paese dove li si sviluppa L indotto economico (alberghi,negozi,bar ecc) il futuro è verde fatevelo un giro sulle Alpi e vedrete che anche lì ormai è su questo che puntano
Ferdinando Rogata: Bene, si risolve così la situazione, siano gli investitori privati a fare l’investimento per tenere in efficenza il sistema sciovie che già esiste. Questi imprenditori devono essere convinti che ci sia spazio per lo sci, bene avanti con il loro investimento. Finiamola di regalare i soldi dei cittadini italiani a chi vuole fare l’imprenditore !!! Detassazione e altri incentivi si, ma non il furto dei nostri soldi a chi pensa di fare “impresa”. Actung!!!
Francesco Frasca:uscire un po’ dai confini non farebbe male.non bisogna andare lontano , Roccaraso Rivisondoli Pesco i loro impianti la marea di sciatori che poi riempiono alberghi trattorie e ristoranti e poi ritornano d’estate per scoprire la natura e i paesaggi e gli alberghi e le trattorie e iristoranti sempre pieni anche ad agosto.