Entro il 2017 chiuderanno il Laceno: è quello che ci meritiamo
30.01.2016, Dal sito Orticalab.it (di Lara Tomasetta)
Il treno per la rinascita del Laceno è stato perso quando si è mancato il finanziamento europeo da 15 mln di euro; il sito oggi è costituito da impianti obsoleti la cui manutenzione non è più gestibile da parte delle aziende che prospettano una chiusura completa nel breve termine. Che futuro per questo paradiso terrestre?
Poco più di dieci giorni fa la neve ha raggiunto, finalmente, le vette delle montagne irpine, ricoprendo con il suo manto bianco le pendici e le colline dei nostri scorci più belli.
A beneficiarne, ovviamente, i siti di interesse sciistico come il Laceno che da due weekend fa sold out su piste, alberghi e impianti.
I primi fiocchi, attesi da tempo, sono stati accolti con grandissimo entusiasmo dagli irpini e dagli operatori anche nel mondo del web: foto e post hanno riempito le bacheche dei social network tra l’euforia generale, giustificata, verrebbe da aggiungere.
Uno spettacolo senza pari che attira un gran numero di visitatori da tutta la regione e che ci rende orgogliosi quando c’è da raccontare di quali bellezze la nostra Irpinia sia dotata.
Ma quello stesso orgoglio viene meno quando ci si confronta con la realtà: gli impianti del Laceno sono destinati in breve tempo a chiudere; se non sarà già dal prossimo marzo, come si vocifera da più parti, avverrà certamente nel 2017.
Parliamo di impianti che risalgono al 1975, concepiti per un bacino d’utenza che è fortemente cambiato nel corso degli anni – pensiamo a come si sia evoluto il concetto dello sci come pratica sportiva – e per i quali occorre una manutenzione, ordinaria e straordinaria, non da poco. E’ lo stesso Pietro Pagnini, direttore della stazione sciistica del Laceno, a lanciare l’allarme su Adnkronos: parla di «costi non sostenibili da una piccola società come questa concessionaria. Senza aiuti degli enti preposti siamo costretti a chiudere».
E proprio Pagnini individua come causa principale per il fallito rinnovo degli impianti il mancato ottenimento da parte del Comune di Bagnoli di un finanziamento da 15 milioni di euro: soldi che sarebbero serviti a ristrutturare o a sostituire le strutture ad oggi attive con oltre 40 anni di servizio alle spalle. Da una parte vi è l’amministrazione comunale che doveva riappropriarsi dell’area data in gestione e pubblicare i bandi per la riqualifica, dall’altra vi sono le società responsabili di quelle strutture che pare abbiano opposto resistenza.
Ma, al di là delle polemiche più o meno strumentali che si celano dietro la vicenda, dobbiamo amaramente constatare che ci ritroviamo dinanzi all’ennesima sconfitta in termini di sviluppo del territorio: la ricerca spasmodica dei colpevoli del mancato finanziamento è totalmente inutile perché le ragioni del fallimento vanno ricondotte ai forti limiti nelle capacità manageriali dell’una e dell’altra parte.
Si è andati avanti grazie ai finanziamenti regionali che fino a due anni fa riconoscevano le seggiovie del Laceno come impianti a fune per il trasporto pubblico e grazie ai contributi della Provincia che nel 2015 ha elargito 150.000 euro.
Ma un sito turistico come il polo del Laceno dovrebbe e potrebbe reggersi sulle sue sole forze, se chi ne amministra il futuro fosse cosciente del suo vero potenziale.
Dovremmo renderci conto che la vera vocazione del Laceno non può certamente essere quella di stazione sciistica: basti pensare che la vetta più alta di quest’area dista, in linea d’aria, solo 12 km dal mare, e i cambiamenti climatici stanno comportando nevicate sempre più sporadiche; è impensabile poter contare su soli 5-6 weekend di pienone all’anno.
Bisognerebbe riconsiderare le vere attrattive dell’area e puntare su uno sviluppo alternativo; non esiste al Sud Italia un sito paesaggistico con caratteristiche simili a quelle del Laceno: dal trekking ai percorsi in mountain bike, dalle escursioni nelle grotte alle attività per i bambini, le possibilità di creare interesse intorno ad una stazione di montagna sono davvero tantissime. Senza contare la posizione strategica di cui gode e l’enorme bacino di riferimento: un’ora di macchina da Foggia, 40 minuti da Salerno e un’ora e mezza da Napoli; sono i tempi che separano città capoluogo di Provincia da un luogo in cui poter trascorrere weekend di relax in un ambiente incontaminato.
Solo considerando questi fattori e mettendoli a sistema con volontà ed impegno, sia da parte delle amministrazioni locali, sia da parte degli imprenditori, si può ipotizzare un futuro stabile per il Lago Laceno. Ma allo stato attuale risulta difficile credere che la mentalità comune possa realmente cambiare e ci si domanda allora se la soluzione migliore non sia quella di affidare le sorti di questo luogo incantato ad un ente sovra- comunale in grado di gestire in modo sensato l’intero complesso.