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De … generazione

03.01.2016, Articolo di Ernesto Di Mauro (da “Fuori dalla Rete” – Natale 2015, Anno IX, n. 7)

degenerationeIn ogni società, dalle origini della vita ad oggi, gli anziani hanno visto e vedono nei giovani un barlume di speranza aspecifica. Lo fanno ricordando la loro gioventù: i tanti sacrifici fatti per avere avanti un futuro più roseo e assicurare esso ai propri figli. I tanti sacrifici imposti dai propri genitori: lavori duri in giovane età, emigrazioni forzate e tanto altro.Accanto a questi, ci sono i ricordi delle faticose lotte sociali per la conquista dei diritti, di cui noi stessi oggi godiamo.

Tutto ciò che ci chiedono, riservando speranza in noi giovani, è di proseguire questo cammino di sacrificio, affinché le loro battaglie non si perdano nel vuoto. Tutto ciò che vogliono da noi, è di preservare i diritti di cui hanno goduto i loro figli, affinché anche le future generazioni ne possano usufruire.

Non hanno fatto i conti, però, con la mia generazione. Ossessionati dalla ricerca della forma, quasi mai dal contenuto. Attratti da cose futili, tralasciamo e non reagiamo alle situazioni che cambiano la realtà della nostra società, anche quando il cambiamento è negativo. Rimanendo inerti agli avvenimenti, non siamo nemmeno capaci di farci un’idea, pensare e prendere una posizione, rispetto a ciò che succede. E quando qualcuno cerca di impegnarsi, occupandosi e interessandosi di questi argomenti, viene visto come un alieno, un diverso. Nonostante abbiamo a disposizione un’infinità di mezzi di conoscenza, trattiamo argomenti delicati e complicati con estrema superficialità. Senza essere a conoscenza della dinamica dei fatti, delle peculiarità di essi, emaniamo giudizi, basandoci su pregiudizi religiosi, ideologici e culturali. Non ci confrontiamo su temi che riguardano noi stessi, alimentando l’individualismo più sfegatato.

Conviviamo con l’idea di vivere il presente senza pensare al futuro, sia per incapacità e sia perché abbiamo acquisito una consapevolezza errata di essere ininfluenti, perché ‘’tanto non cambia niente’’. Quest’espressione è l’emblema del nostro stato di stasi rispetto agli eventi. E con la stasi, siamo spettatori dell’immobilità delle associazioni, del fallimento dei partiti politici.

Siamo complici disinteressati della deriva sociale e culturale che noi stessi subiamo, perché di essa non ne fiutiamo il pericolo. Non ci rendiamo conto delle responsabilità che abbiamo nei confronti delle generazioni future. Dovremmo lasciare loro un mondo più vantaggioso e felice di come l’abbiamo ereditato, ma il nostro modo di comportarci non fa altro che tradire questo principio. Non solo, crea degli esempi negativi da seguire. E, continuando così, sarà sempre peggio.Vivendo in mondo parallelo alla realtà, facciamo sì che il nostro futuro e il nostro presente siano gestiti incondizionatamente da altri.

Tra i fattori che hanno influito su questo nostro modo di vivere totalmente disinteressato c’è il tipo di educazione che abbiamo avuto dai nostri genitori, molto differente da quella che hanno ricevuto loro. La nostra generazione è nata e cresciuta nell’agio economico, la loro con il sogno di raggiungerlo. Con umiltà, sono stati capaci di sviluppare una passione che gli ha permesso di essere parte attiva dei cambiamenti sociali che avvenivano in quegli anni. Noi, al contrario, non siamo umili e non abbiamo sviluppato nessuna passione di questo tipo, perché non ne vediamo il bisogno, in quanto crediamo che tutto, comunque, ci sia dovuto. Ed è qui che le responsabilità non sono solo nostre. Sono anche dei nostri genitori che non hanno saputo trasmetterci la capacità di sacrificarci, anche per il prossimo.

Invertire questa naufragante rotta è l’obiettivo che dobbiamo porci. Prendere coscienza del fatto che la nostra vita e il nostro futuro non possono prescindere dalla attività sociale, quindi politica. Prendere coscienza del fatto che questo nostro atteggiamento è irrispettoso verso il passato e deleterio verso il nostro futuro. ‘’Prendere coscienza’’ è condizione necessaria affinché questa inversione di rotta avvenga.

‘’Siamo dei sopravvissuti, respinti via dalla corrente? Resteremo indietro, senza comprendere più nessuno e da nessuno compresi? O contare sulla buona sorte? Questo tu chiedi. Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua.’’

                                                                                                       

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