I replicanti del mondo antico
30.12.2015, Articolo di Alejandro Di Giovanni (da “Fuori dalla Rete” – Natale 2015, Anno IX, n. 7)
Ho visto cose che voi umani non potreste neanche immaginarvi, o forse sì? Ma certo, c’eravate tutti, è solo che guardate senza vedere. Ho visto profeti di religioni cavalcare un Dio o più su scie spirituali immaginifiche, elevarsi a regnanti dell’ anima e a educatori morali, costruire fortezze su produzioni romanzesche, circondati da orde di fedeli ciechi e irrazionali. Ho visto anime penare solo perché a loro era stato detto che un’ anima può penare senza fede, e allora hanno costruito la fede come ricatto e salvezza. Ho visto uomini uccidere altri uomini per salvare la propria anima o quella dell’ altro che sbagliava romanzo, profeta, Dio. Uomini in preda allo squilibrio preferire salvezze ultraterrene ai piaceri del corpo, elevarsi per condotte immacolate per poi morire come inetti della vita. Ho visto un Dio vendicativo che non puoi, non devi, altrimenti… Gare di arruolamento tra sette, chiese riprodursi come Mcdonald’s dell’ epoca nuova spazzare via e inghiottire le piccole attività locali di produzione narrativa alternativa. Ho visto l’uomo odiare un altro uomo senza Dio, che aveva l’animo nobile e l’etica del non uccidere, non rubare, non giudicare; l’ uomo condannare e osteggiare condotte sessuali diverse, vietate poiché aberranti, perché l’amore è amore, ma fino ad un certo punto però. Ho visto le guerre nel nome di Dio ispirate da santoni affabulatori, di adepti arruolati secondo rigidi schemi divini. Ho visto la cupidigia dei prelati imbellettati sull’altare, l’ avidità dell’ anima del credente tra i banchi chiedere egoisticamente forme di redenzione e di misericordia solo per sé e per i suoi cari, che poi, quello bisognoso… chi? Ho visto uomini di religione sentirsi uomini migliori solo perché religiosi, e questo a loro bastava, così da non compiere mai una sola buona azione nella vita, mentre quelle cattive venivano puntualmente scrollate di dosso con confessioni intime e tiritere commosse. Ho visto statue di santi inchinarsi con doviziosi ossequi a boss della malavita, perché anche la religione predilige il potere e ne preserva accuratamente i rapporti, dato che un miserabile poveraccio non potrà mai elargire laute offerte a vostro signore come può fare il devoto crimine organizzato, allora il rispetto è d’obbligo a chi ha commesso l’orrore dell’omicidio, magari destinando loro anche sfarzose onoranze funebri e negandole a chi ha deciso di non penare più praticando l’atto del suicidio e dell’eutanasia, quindi si giustifica l’omicidio e si condanna la libertà di non voler soffrire più, dell’ umano e comprensibile suicidio appunto.
Ho visto poi profeti della patria, delle ideologie della politica asservite alla logica della divisione societaria e degli stati. Uomini mossi da sentimenti nazionali, e mai umanitari, uccidere altri uomini perché nati sotto una bandiera diversa e un posto oltre un confine arbitrario e immaginario. Ho visto ataviche lotte atroci per l’ingrassamento di comunità, uomini che sfidavano uomini con le peggiori armi di distruzione per raggiungere astratti stadi di appagamento patriottico. Ho visto l’ uomo odiare e sottomettere un altro uomo perché quell’uomo era più scuro nell’ aspetto, o comunque per via di un’ epidermide poco familiare. Uomini abbracciare idee politiche di convenienza dividere la società in classi, vivere e preservare stati di benessere e congelare stati sociali inferiori di povertà e umiliazione. Uomini con etichette da professione (onorevoli, dottori, avvocati, professori, don, direttori e quant’altro), autocompiaciuti e prevaricanti nel loro barcamenarsi osteggiante da buona e alta società, che quella medio-bassa poi, è plebaglia indistinta che sommessamente non può (e non deve) accedere a simboli sociali di riconoscibilità d’alto rango, e allora l’uomo è la sua etichetta e la roba commercialmente più o meno prestigiosa che può esibire (stabilita da regole pubblicitarie del mercato aperto). Ho visto anche uomini morire di stenti lasciati morire da uomini che non riuscirebbero a mangiare la loro ricchezza nemmeno in mille anni di vita. Ho visto uomini abbindolati da politici furfanti credere di dover difendere razze, etnie e culture messe in pericolo da episodi terroristici che non rappresentano altro che l’ ordinaria cattiveria umana vecchia quanto l’uomo stesso, e che nulla c’entrano con la genetica, l’etnia e la religione di quello che li ha provocati. Ho visto uomini rossi, bianchi, neri, gialli, verdi, sfruttare ogni occasione politica e ogni combinazione di colore, pur di prevalere economicamente e socialmente sull’ altro uomo, e commettere le azioni più abiette, pur di riuscire in questo.
Ho visto anche l’ uomo uccidere il mondo che abita e tutto ciò che è in esso, distruggerlo solo per la sua ingorda e insaziabile opulenza, solo per l’appagamento della sua specie. Uomini dominare su terre fauna e flora come se fossero dei meri strumenti di piacere a servizio dell’onnipotenza umana, fare lo stesso sulle acque. Ho visto l’ uomo rispettare un Dio inesistente e profanare la natura consistente, e per quel Dio e per le politiche aberranti non rispettare nemmeno i suoi fratelli, appartenenti tutti all’ unica e sola esistente razza umana.
Ho visto poi questa cosa che da millenni ci portiamo dietro chiamata Natale, dove magicamente l’uomo alienato crede per incanto di non essere più quello che è, cioè un semplice e perfido replicante del mondo antico, ma si crede giusto e diversamente umano solo per l’abitudine meccanica a perpetuare retaggi culturali e religiosi che lo portano a compiere sedicenti azioni salvifiche, purificatrici e redentrici, che vanno dalla costruzione del presepe fino alla sfilata da parrocchia. Soprattutto in questo periodo ingannevole, che mai mi sfiora, ricordo ancora una volta, almeno a me stesso, che l’uomo non è quello che guardo, ma quello che vedo e che ho visto. Sono io che scrivo, sei tu che leggi, siamo quello che siamo stati e che sempre saremo. Tutto il resto è retorica narrazione culturale tanto necessaria alle nostre coscienze da animali dell’ epoca nuova, che allevia e nobilita le ataviche predisposizioni dell’ essere umano, e che confonde la percezione di noi stessi, la consapevolezza del genere. Non siamo migliori perché ci crediamo migliori, quantomeno non basta per esserlo: guardare senza vedere è l’incapacità donata ai più per illudersi di questo.