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Bagnoli I. – Antonio Caprarica presenta il suo nuovo libro

1 dicembre 2010, Irpinianews

Si terrà venerdì 3 dicembre ore 17 la presentazione del libro di Antonio Caprarica “C’era una volta in Italia”. L’appuntamento è presso la Sala Consiliare di Bagnoli Irpino, dove lo scrittore e giornalista Antonio Caprarica presenterà il suo ultimo lavoro. L’autore, con l’ausilio del giornalista direttore di Buongiorno Irpinia Franco Genzale, ci guiderà in un viaggio nei tempi e nei luoghi dove è cominciata la nostra storia. Quello del libro è un tour immaginario nell’Italia del 1861, in un giorno particolare: il 18 febbraio. La città di Torino ospita signorotti eleganti, gente in divisa, uomini e donne accorsi ad ascoltare il discorso scritto da Cavour e letto da Vittorio Emanuele II nell’aula del nuovo parlamento. Ad ascoltare ci sono più di seicentocinquanta tra deputati e senatori tra i quali illustri personaggi del calibro di Giuseppe Verdi, Alessandro Manzoni, Massimo D’Azeglio e Garibaldi. Antonio Caprarica si immagina inviato in questo nuovo scenario che si sta delineando e ci racconta l’atmosfera e le emozioni dell’Unità d’Italia. Il cronista si sposta su e giù per lo stivale descrivendo le sensazioni dei cittadini che stanno per diventare italiani senza nemmeno saperlo. Gli incontri, descritti con la consueta ironia, sono tanti: dalle nobildonne, agli uomini “di penna e di azione”, alle ragazze che si uniscono ai garibaldini.

Le foto

(a cura di Vincenzo Grieco, presidente Gruppo Giovani)


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04.12.2010, Ottopagine (Elisa Forte)

L’Unità d’Italia secondo Caprarica

«L’arretratezza del Mezzogiorno? Colpa delle classi dirigenti»

Antonio Caprarica incanta l’Alta Irpinia con la presentazione del suo ultimo libro “C’era una volta l’Italia. In viaggio fra patrioti, briganti e principesse nei giorni dell’unità”. Nome illustre del panorama giornalistico, e volto noto per l’ironia e il disincanto dei suoi racconti londinesi (e non solo), Caprarica si è rivelato un autentico “english man” che ha presentato il suo reportage giornalistico sul 150 esimo dell’unità d’Italia. Ad ascoltarlo, la dirigente scolastica Rosanna Repole (nella foto con il giornalista e scrittore, ospite all’Ic), e un pubblico attento e curioso composto da studenti, docenti e comuni cittadini presso l’auditorium dell’istituto comprensivo “V. Criscuoli” di Sant’Angelo.

L’evento è stato promosso dal presidio del libro dell’Alta Irpinia, di concerto con l’associazione “Officina Solidale” e una ricca rosa di partner, che ha accompagnato l’autore anche a Bagnoli Irpino. “C’era una volta l’Italia” non è stato presentato come un saggio storico, bensì come un racconto della quotidianità dei giorni in cui si costruiva l’unità, una ricostruzione della storia attraverso i titoli dei giornali, le discussioni dei salotti borghesi e le dicerie del popolo.

Nessuna versione revisionista della storia, nel suo racconto; al contrario Caprarica si è rivelato un attento difensore dell’unità nazionale, che deve essere preservata a tutti i costi come simbolo di ricchezza. Variegate le tematiche proposte dai ragazzi, dal federalismo fiscale, alla questione rifiuti, alla questione meridionale sempre in auge. Interessante il carteggio emerso paragonando la chiave di lettura proposta da un altro giornalista, Pino Aprile, che presenterà questa mattina nell’aula magna del liceo “F. De Sanctis”, il suo libro “Terroni.

Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del sud diventassero meridionali”, con il quale Caprarica si è detto contrariato e in disaccordo. “Siamo una nazione giovane, e i problemi derivano dal fatto che non si è sviluppato in modo sufficiente il rispetto della collettività e dell’identità nazionale rispetto agli altri paesi europei. Viviamo in un mondo senza frontiere e oggi ho ritenuto necessario rinvigorire il senso dell’identità nazionale. La parola patria ha avuto una scarsa fortuna negli ultimi 50 anni, perché è stata adoperata per la retorica dell’impero.

L’Italia soffre di scarsa memoria, per questo ho scritto questo libro. Dissento da Pino Aprile, che dice che la patria non c’è. Esiste un fenomeno speculare fra il nord e il sud del paese: il nord crede che il Mezzogiorno sia un peso per lo sviluppo della nazione,e a sud si crede che ognuno debba andare per i fatti suoi. Si parla di reazioni neoborboniche, ma pochi sanno che il regime borbonico era repressivo e arretrato rispetto alle altre monarchie europee. Fernando II era soprannominato “re bomba”, e la gestione dei rapporti politici non era compensata da una buona politica di sviluppo. In riferimento alla ferrovia, Aprile dice che a sud è stata costruita la prima ferrovia d’Italia, ma era lunga otto chilometri, ed è rimasta così”.

Il Mezzogiorno, seguendo il racconto di Caprarica, negli anni antecedenti l’unità, era connotato da povertà e arretratezza, e il progetto di costruire una nazione non nasceva da prospettive economiche inglesi (come sostiene Aprile) e depredando le casse meridionali, ma doveva essere un appuntamento con lo sviluppo. “Se il sud è povero e arretrato è colpa del fallimento delle classi dirigenti. Le ipotesi di scissione fra nord e sud prendono il sopravvento, ma non lasciamo che si scelga fra un grande paese e la terra di topolino”. Cosa la spinge a vivere a Londra? “The rule of law. Quando il governo della legge sarà la base per la convivenza civile, allora anche io preferirò vivere in Italia”.

                                                                                                       

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