Intervista a Don Remigio M. Iandoli, della pastorale del turismo: mostra di paramenti sacri
02.09.2015, Rubrica “Ritorno al passato” (da “Fuori dalla Rete” – Agosto 2015, Anno IX, n. 5)
Riportiamo questo estratto dal settimanale cattolico “Il Ponte” del giorno 11/08/1984. Quel numero fu uno speciale su Laceno e Bagnoli, incentrato sulle risorse turistiche del comprensorio. Quell’estate venne organizzata per la prima volta dall’amministrazione comunale una serie d’iniziative estive coinvolgendo cittadini e attività commerciali. Di seguito ripubblichiamo l’intervista a don Remigio Maria Iandoli, che organizzò un’inedita mostra di paramenti sacri. Molte estati sono passate da quell’agosto del 1984 e il nostro paese sembra aver perso quella dinamicità e quella voglia iniziale lungo il percorso.
_______________
Ci è sembrata una novità. E’ pur vero che oggi c’è una mostra per tutto; ma ai paramenti sacri non ci avevano pensato. Ci ha pensato invece l’arciprete di Bagnoli Irpino don Remigio, che ne ha preparata una nella settecentesca Congrega di Santa Margherita, sulla deliziosa piazza Leonardo Di Capua in Bagnoli Irpino.
Don Remigio, come mai lei hai organizzato questo tipo di mostra a Bagnoli Irpino?
Da buon prete debbo… fuggire le occasioni di peccato, e spero di non peccare di campanilismo per un paese che ormai è diventato il mio paese. L’idea mi è venuta nel periodo postsismico, quando uno dei soccoritori- del Nord per l’esattezza- mi confessò di non aver mai immaginato tanta ricchezza, tanta cultura, tanta storia, nascoste in questa verde e ferita Irpinia. Il suggerimento mi inorgoglì e mise anche in funzione un progetto, che però morì prima di nascere, a causa di malintesi e difficoltà. Qualche mese fa, per fortuna, il comune di Bagnoli mi chiese se avessi qualcosa da realizzare per questo agosto 84”. Non me lo feci dire due volte… ed ecco qua: una mostra semplice, come qualunque chiesa potrebbe presentare, ma la con la perdonabile presunzione di essere stati tra I primi a pensarci…
Ma scusi, quale funzione avrebbe per Bagnoli una mostra di paramenti sacri?
Funzione?!… Diciamo almeno tre, per arrotondare. Innanzitutto, non mi piace che la nostra gente si vanti di cose che sa solo “per sentito dire”; I bagnolesi debbono sapere, vedere, confrontarsi con quello che hanno lasciato I loro avi: un albero che non riconosce le proprie radici è destinato a rinselvatichire. Non vogliamo che ciò accada. Una seconda funzione è quella di offrire ai turisti la tentazione di sapere che cosa c’è, qui, oltre il Laceno. Essi passano per Bagnoli non sapendo neanche che il territorio è lo stesso dell’altopiano, mentre a me- delegato vescovile per la pastorale del turismo- interessa vivamente che fra loro e noi nasca un’intesa, un’amicizia, uno scambio di mentalità e culture, con la necessaria conseguenza di meglio conoscersi ed apprezzarsi a vicenda. Il turismo non può essere solo un fatto di economia, ma anche un reciproco arricchimento culturale.
Giusto… e la terza funzione?
Beh, la terza funzione ha due aspetti: uno locale, l’altro politico. Mi spiego: I “pezzi” esposti non sono tutti, ne I migliori. Molti di essi hanno bisogno di restauro e manutenzione; ma lo capiranno questo, le varie commissioni per le feste, che sperperano soldi per banalità, e non trovano mai una lira per il decoro, la bellezza, l’orgoglio di trasmettere sano e salvo, questo tesoro d’arte e di fede tramandatoci??? L’altro aspetto di cui parlavo è più serio e più grave. Non vorrei essere polemico, ma dal terremoto in poi, non c’è giorno che non si presentino esperti della Soprintendenza, del Provveditorato, delle Università, o che altro, per fotografare, catalogare e… promettere; con la conclusione che l’unica chiesa salvabile – la nostra – è rimasta l’unica ancora da salvare, non solo dai danni del terremoto, ma da quelli più micidiali del tempo e delle intemperie. Perchè tutto questo?… Non lo so, ma per questo la mostra è anche una sfida per loro, è una contestazione.
(Digitalizzato da Federico Lenzi)