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Bei ricordi di tanti anni fa: al lupo, al lupo!

21.06.2015, Il documento

Ripubblichiamo un interessante trafiletto comparso sullo speciale del settimanale cattolico “Il Ponte”, dedicato alla terra di Bagnoli-Laceno, dell’11/08/1984. In questo speciale si parla del turismo in piena ascesa sul Laceno, meta per eccellenza dell’avellinese. Oltre ai soliti articoli di rito, lo speciale presenta anche alcune curiosità ancora interessanti dopo trentasei anni. In particolare, nell’articolo che vi proponiamo si riportano le informazioni acquisite dagli ultimi pastori che parteciparono alla battute che, nel secondo dopoguerra, eliminarono a fucilate le centinaia di esemplari di lupo presenti sui nostri monti. Si racconta, infatti, che in quegli anni partì una vera e propria caccia al lupo: ogni giorno i pastori ritornavano in paese mostrando come trofei le carcasse del famelico animale. Ebbene, gli ultimi testimoni di una massiccia presenza di questo animale sui nostri monti raccontano gli usi e le abitudini di questo animale e dei pastori dell’epoca. Non ci resta che augurarvi una buona lettura…

FEDERICO LENZI

In passato il territorio montuoso di Bagnoli Irpino e quello dei comuni viciniori di Nusco, Lioni, Calabritto, Senerchia, Acerno e Montella ebbe come possessori incontrastati, oltre ai briganti, i lupi. Essi erano il terrore soprattutto per pastori e mandriani per il danno che arrecavano al bestiame.

Secondo la tradizione locale non attaccarono mai l’uomo, ma decimavano interi greggi di ovini ed in molti casi di bovini, nonostante i cani pastori da guardia fossero dotati di robusti collari chiodati.

Riferiscono vecchi pastori, i quali hanno trascorso gran parte della loro vita, sin da bambini, per la custodia del bestiame sui pascoli, che il lupo è più astuto della volpe ed ha il fiuto che tavolta sa di soprannatuale; infatti, allo scopo di sorprendere questo animale nell’atto di assalire il gregge durante la notte, spesso i pastori si sono nascosti in una fossa scavata all’interno dell’ovile tra le pecore ed il lupo non si è fatto vivo, nonostante che quei pastori si fossero immessi nella fossa moltissime ore prima del calar del sole, tanto che infreddoliti per i rigori della notte e scocciati per la lunga e vana attesa hanno finito col desistere rientrando in capanna, ma non hanno fatto neppure in tempo a slegarsi le scarpe per adagiarsi sul modesto giaciglio di paglia che giunge dall’esterno l’urlo dei cani e lo scampanellio delle pecore: il lupo ha furbamente atteso, nell’oscurità della notte, che il pastore rientrasse nella capanna, avventandosi fulmineo intorno alla rete che protegge il gregge e quante pecore avessero la testa sporgente dalle larghe maglie di essa sono state già decapitate.

Raccontano i mandriani, che i bovini, quando sono attaccati in luoghi pianeggianti o fiutano la presenza di lupi  nei dintorni, si dispongono a cerchio, sistemando al centro di esso i vitelli, difendendosi ed aggredendo all’esterno di questo cerchio il lupo con le corna.

Ma questo feroce animale non se la dà per vinta: aspetta il bovino in un luogo scosceso e  aggredendolo, lo azzanna alla mammella per farlo cadere, il che è la fine per il povero malcapitato.

L’intensa utilizzazione boschiva e la costruzione di una vasta rete di strade, in sostituzione delle antiche teleferiche, hanno finito per modificare il normale habitat di questo animale tantochè, nonostante fosse protetto dalle leggi stava scomparendo se la Regione Campania non avesse provveduto alla sua immissione.

                                                                                                       

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