Bagnoli Irpino, la terra del Tartufo Nero
19.06.2015, Articolo di Salvatore Nargi (dal sito www.avellino-calcio.it)
Seguendo la nona tappa del Giro d’Italia 2015, ecco che dopo Montella arriviamo nella cittadina di Bagnoli Irpino, collocata in una valle circondata da monti, alcuni dei quali superano i 1700 metri di altitudine, come il Cervialto e il Rajamagra.
Bagnoli Irpino sorge prima dell’anno Mille, come centro fortificato a difesa del ducato longobardo di Salerno. Al tempo della minore età di Federico II, Diopoldo di Hohenburg, capitano tedesco, ne fa un centro di rilevanza strategica; il paese divenne una piazza d’armi, viene cinto da poderose mura e munito di un formidabile castello, situato sul poggio detto Serra, e dominante tutta l’alta valle del Calore.
Le produzioni artistiche di Bagnoli Irpino sono state anche in passato di un notevole gusto e pregio. Per secoli fu Demanio Regio, finchè al tempo degli Aragonesi fu dato in feudo, insieme con Montella e Cassano Irpino alla famiglia dei Cavaniglia, spagnoli imparentati con gli Orsini. In tale periodo il paese conobbe i più notevoli benefici di progresso e rinnovamento, diverse iniziative produttive furono migliorate ed ingrandite. Accanto all’industria armentizia, che gli Aragonesi favorirono considerevolmente, sorsero in questo periodo la bachicoltura e soprattutto la produzione di tessuti, filatura e tintoria; la famosa “Pezza Bagnolese” per secoli costituirà un capo importante di corredo da sposa.
Luogo di ritrovo degli accademici Pontaniani, Bagnoli, ispira il poeta Sannazzaro, che da questi luoghi trasse diversi spunti per il suo poema “Arcadia”. Eretto a ducato nel 1611, fu tenuto in feudo dalla famiglia Maiorca-Strozzi, fino al 1806 quando fu abolita la feudalità. Custodi gelosi e fieri della loro libertà , i bagnolesi imponevano sempre ai diversi feudatari il giuramento dei “Capitoli”, norme e privilegi riguardanti gli usi civici sul demanio da parte della popolazione.
La rivoluzione del 1799 e i moti carbonari del 1820, videro i bagnolesi parte attiva, e la conseguente restaurazione si fece sentire in questi luoghi in modo più cocente. Quaranta famiglie furono interdette dai traffici e dai commerci, segnando il declino di tutte le attività produttive.
Il paese per il suo futuro punta tutto sul turismo, considerata la sua unica vera risorsa di sviluppo.
Dispiace che il sig. Nargi, autore dell’articolo, non abbia citato la fonte. Ha trascritto integralmente, senza modificare nemmeno una virgola, gli appunti elaborati dell’ing. Michelino Nigro, riportati nelle diverse guide turistiche di Bagnoli edite dalla Pro Loco Bagnoli-Laceno.