“The Imitation Game”, come un film ti rappresenta il genio incompreso di Alan Turing
03.03.2015, La lettura di Anna Elena Caputano (da Fuori dalla Rete – Marzo 2015, Anno IX, n.2)
“Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”. E nessuno poteva immaginare che durante la seconda guerra mondiale Alan Turing, matematico e crittoanalista inglese, riuscisse nell’intento di decriptare i codici segreti nazisti. Ci ha pensato un film a trattare la sua figura di genio incompreso, capace di compiere un’impresa di tale portata ma purtroppo dimenticata dalla storia. Un lavoro, quello svolto da Turing nella sua carriera, che ebbe una grande influenza nello sviluppo dell’informatica tanto che ne è considerato uno dei padri.
È “The Imitation Game”, distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi a fine novembre 2014 e in quelle italiane nel mese di gennaio, diretto dall’inglese Morten Tyldum. Il film, che è l’adattamento cinematografico della biografia “Alan Turing. Una biografia” scritta nel 1983 da Andrew Hodges, è stato candidato ai Golden Globe (dove non ha conquistato premi) e al Premio Oscar con ben 8 nomination (tra cui Miglior film, Miglior regista, Miglior attore protagonista e Miglior attrice non protagonista). La serata, giunta alla sua 87esima edizione, si è tenuta al Dolby Theatre di Los Angeles il 22 febbraio (il film ha avuto il riconoscimento della miglior sceneggiatura non originale).
Il film è avvincente, a tratti mozzafiato, ed è capace di trattenere lo spettatore sulla poltrona (o sulla sedia) fino alla fine. La storia si svolge tra il 1939 e il 1952, andando anche indietro nel tempo con dei flashback per trattare la vita in un collegio maschile del matematico. Un arco di tempo abbastanza lungo per raccontare la vita di Turing, impersonato da Benedict Cumberbatch, che nel 1939 decide di mettere il suo genio al servizio della Gran Bretagna per decriptare i codici segreti nazisti (l’obiettivo era far terminare il secondo conflitto mondiale quanto prima) codificati con la macchina “Enigma”. Un compito difficile che vede Turing, notoriamente schivo e silenzioso, scontrarsi inizialmente con le altre menti matematiche assoldate, come il campione nazionale e maestro di scacchi Hugh Alexander (interpretato da Matthew Goode) e il giovane Peter Hilton (l’attore Matthew Beard). Un equilibrio, nonostante tutto, viene raggiunto e nel gruppo entra, dopo una selezione basata su un cruciverba, anche Joan Clarke (Keira Knightley), venticinquenne nubile appassionata di logica e matematica, che giocherà un ruolo anche nella vita privata del matematico inglese negli anni dediti alla dura impresa segreta. Turing, continuando i suoi studi, richiede allo Stato un finanziamento di centomila sterline per costruire una macchina, da lui chiamata “Cristopher”, che riuscirà dopo un colpo di genio a decifrare i codici segreti nazisti. Ma alla fine della guerra molte cose cambieranno.
Un film appassionante che non solo tratta dell’impresa compiuta da Turing e dal suo gruppo ma anche aspetti della sua vita privata. Figura di genio incompreso, Turing dopo la guerra venne infatti isolato e condannato per atti osceni in quanto omosessuale (questo aspetto viene trattato nel film in maniera molto delicata). Pur di non passare gli anni in prigione accettò di sottoporsi alla terapia ormonale, ovvero alla castrazione chimica, che mise in ginocchio la sua psiche e che lo portò al suicidio nel 1954. La sua figura ha ricevuto solo nel 2009 una dichiarazione di scuse ufficiali da parte del governo del Regno Unito formulata dall’allora primo ministro Gordon Brown e nel dicembre 2013 la regina Elisabetta II ha elargito una grazia postuma.
Il film, infine, vanta un cast di tutto rispetto che dimostra le sue capacità recitative per tutta la durata della pellicola. A partire da Benedict Cumberbacth, lo Sherlock moderno del famoso telefilm inglese, che impersona lo scienziato Alan Turing in modo magistrale nei suoi atteggiamenti, nel suo carattere schivo e silenzioso e nella sua sofferenza, e per questo ruolo è stato candidato all’Oscar come miglior attore protagonista. La Knightley, invece, è candidata nella sezione miglior attrice non protagonista per la sua interpretazione di Joan Clarke, quasi moglie di Turing, che compare anche alla fine del film mentre rincuora il grande matematico ormai prostrato nella sua sofferenza e gli dice che è sposata con un militare.
“The Imitation Game” la notte del 22 febbraio non è riuscita a battere i superfavoriti alla vigilia “Birdman” e “Boyhood”. Ha dato filo da torcere a tutti.. La giuria alla fine gli ha comunque attribuito un oscar, quello per la miglior sceneggiatura non originale.