Arriva Junction, corto made in Avellino
06.02.2015, Articolo di Rosaria Carifano (dal sito www. irpiniafocus.it)
Il peso delle scelte e i destini possibili. Il lavoro di Pellino, Manna e Di Lucia al Circolo della Stampa.
Diceva Bob Marley: “Quando ti trovi davanti a due decisioni, lancia in aria una moneta. Non perché farà la scelta giusta al posto tuo, ma perché nell’esatto momento in cui la moneta è in aria, saprai improvvisamente in cosa stai sperando”.
Due facce, due possibilità, il 50% di probabilità per ognuna e un insieme di sensazioni e domande sulle prossime mosse dell’immediato futuro. Davvero un grande potere da attribuire ad un oggetto così piccolo ma le scelte, si sa, non sono mai facili da prendere.
E se la nostra decisione si rivelasse sbagliata ma ce ne accorgessimo tardi? E se non ci fosse una vera scelta da prendere? Se il fato, quel deus ex machina tanto invocato a risolutore ma spesso tiranno, decidesse al nostro posto?
Ogni scelta, in fondo, è cosi: un mix di libero arbitrio, coraggio e fortuna, che innesca destini diversi. Ed è proprio il delicato tema del peso delle scelte e dei futuri differenti che queste possono scatenare, che i ragazzi del collettivo Pillola Rossa hanno deciso di affrontare nel corto Junction, pronto per essere presentato ufficialmente al pubblico Sabato 7 Febbraio alle 18.00 al Circolo della Stampa, nel corso di un evento patrocinato dall’Ordine dei Giornalisti della Campania.
“Junction” significa “giuntura, congiungimento”. Punto di incontro di percorsi solo apparentemente paralleli. Di strade, ma anche di esistenze. Un momento cruciale della vita conduce il protagonista ad un bivio: i sentieri si incontreranno nuovamente e come?
«L’idea ci è venuta 3 anni fa ed è stata subito indirizzata alla realizzazione filmica. Ancora non sapevamo la durata o la resa, ma il soggetto era già nato per essere visto sullo schermo, per essere “girato”», spiega Davide Pellino, ideatore del nucleo narrativo e coautore insieme ad Andrea Manna della sceneggiatura e della regia. Pellino è anche artista figurativo e compositore, mentre Manna inventa e progetta videogiochi. Ma non chiamateli “creativi” , è un’etichetta alla quale non si sentono di appartenere: «Noi vogliamo solo “fare cose”. Ci piace inventare e realizzare progetti perché viviamo in una città di provincia che spesso non offre molte occasioni».
Il collettivo, infatti, non è altro che un compatto gruppo di amici che si è lanciato in quest’avventura con entusiasmo, arrivando a coinvolgere quasi 20 persone per la realizzazione del prodotto finito. Un fibrillante insieme di energie estremamente autocritiche e umili, forse troppo se paragonate al panorama che ci propone solitamente l’abitudine. Il corto è rimasto nel cassetto tanto tempo, «per mancanza di mezzi e perché non conoscevamo qualcuno che potesse aiutarci tecnicamente – aggiunge Manna – Quando siamo riusciti a partire con la lavorazione, tutta realizzata nella città di Avellino, dalla prima telefonata che convocava sul set all’ultima aggiunta dei titoli di coda, tutto è durato 45 mesi al massimo. Nel frattempo, siamo tornati sul testo infinite volte perché quando non hai scadenze o sei costretto a rimandare cerchi di correggere tutti i difetti che riscontri ad ogni lettura».
Poi è arrivato Martin Di Lucia, che ha cofirmato la regia, girato le scene e messo a disposizione i mezzi tecnici: «È stato davvero disponibile, considerando che tutto è stato fatto a budget zero – concordano i ragazzi di Pillola Rossa – È di Bagnoli Irpino, e ha fatto volentieri da pendolare fino ad Avellino ogni volta che abbiamo girato. Pur non essendo un appartenente della nostra “storica” compagnia ha accettato ben volentieri di unirsi a noi ed essendo l’unico a lavorare in questo mondo per professione il suo contributo al lavoro è stato importantissimo.
Siamo entrati in sintonia sul progetto e abbiamo discusso insieme di tutto, ottimizzando parti della scrittura in base ai suoi consigli e perdendo gradualmente quella differenza tra chi c’era dall’inizio e chi no». Parlare di destini, realtà parallele, scelte e fortuna al cinema fa venire in mente grandi titoli come “Sliding Doors” , “Match Point” o “Donnie Darko” , ma i ragazzi di Pillola Rossa non hanno alcuna pretesa di esclusiva originalità e sono, anzi, volutamente citazionisti: «Trovare tutti i riferimenti dipenderà dal livello di “nerdaggine” del pubblico, ce ne sono almeno diciassette – racconta Andrea – E prendono spunto da film, libri, videogiochi». «Uno su tutti? – aggiunge Davide C’è un rimando a “Guida Galattica per autostoppisti”. Ma citiamo e ci siamo ispirati anche a “Matrix”. Per quanto sia ricordato più per i suoi effetti speciali, è un film che parla dell’alienazione dell’uomo dalla realtà. Possiamo riappropriarcene scegliendo, ma quello che ne verrà fuori corrisponderà alle nostre aspettative? Questo è ciò di cui volevamo parlare, ma per noi non c’è differenza tra pillola blu e rossa, c’è sempre e solo la “pillola rossa”».
Quella più difficile e consapevole, che ti porta a condurre una vita forse cinica e troppo concreta, ma sicuramente reale. Una visione che dipende dalla mancanza di prospettive vissute ad Avellino? «Sicuramente. Confermiamo la versione di chi continua a ripetere che “non c’è scelta” effettiva nel contesto di provincia così com’è – dice Manna – Ma chi ha avuto modo di vedere il lavoro in anteprima ha reagito in tanti modi diversi, ed è bello notare come la tua idea, trasmessa agli altri, assuma anche altri significati».
«Che poi è quello che volevamo: non essere didascalici», chiosa Pellino. Nella lavorazione tutto è stato preparato nei minimi particolari. Oltre alla sceneggiatura è stato realizzato un vero e proprio storyboard di quello che si andava a girare: una rappresentazione grafica del lavoro scena per scena. E nel corto gli attori non parlano, tutto è accompagnato da suoni e musica. La resa stilistica è stata dettata da un’esigenza di tipo squisitamente pratico: «Nessuno del gruppo è attore di mestiere. Da un lato cercavamo il modo di avere una buona resa finale con le risorse che avevamo a disposizione, e dall’altro non volevamo mettere in difficoltà chi ha accettato di far parte del progetto e di prestarsi al gioco».
Se infatti il film fosse stato “parlato” anche il protagonista non avrebbe mai accettato. Aldo Barone, studente, proprio non se la sentiva di recitare in senso canonico, ma è stato felicissimo di partecipare all’iniziativa: «È stata una delle esperienze più belle della mia vita, non credevo mi sarebbe mai capitato di girare un corto e nemmeno che mi sarei convinto ad espormi così tanto ad un pubblico. Mi ha convinto il legame che ho con il gruppo e sono stato molto autocritico sul mio operato». Anche perché il non parlato elimina i problemi legati a voce e dizione, ma il lavoro su corpo ed espressioni facciali raddoppia. «La prima scena che ho girato è stata la più difficile. Eravamo in uno stanzino allestito come un banco dei pegni, pieno di fumo, e il ragazzo che mi stava di fronte era fortissimo e già calato nella parte. Dopo mi sono sciolto e non sono mancati gli aneddoti divertenti, ma all’inizio mi sono sentito proprio in soggezione».
Difficile è stato anche rendere il sonoro, fatto di rumori e musica, senza creare l’effetto “videoclip”: «Un lavoraccio – dice Davide – Abbiamo passato giorni a selezionare e provare musiche, e non possiamo che ringraziare le band e gli autori che ci hanno concesso il loro utilizzo in Creative Commons o licenza gratuita per il nostro corto. I gruppi avellinesi G.B. Husband and the Ungrateful Sons e i Funny Dunny, ma anche musicisti statunitensi, inglesi, che ci hanno fatto usare i loro brani. C’è anche un brano solo mio, e un altro registrato insieme ad Alfonso Sandullo, musicista che si è prestato anche come attore».
La forza di Junction è questa: un gruppo pronto a fare tutto per pura passione amicizia. Oltre ai già citati Barone e Sandullo, il corto conta le presenze e gli sforzi di Gianluigi de Falco, Andrea Galluccio, Ines Nappa, Alessio Santinelli, Luca Zullo, Luigi Fedele, Federica Capozzo, Attilio di Gaeta, Luigi Ferrante, Grazia Iannino, Alessandro Ardita.
«Sono stati tutti magnifici e disponibilissimi, ognuno si è dato da fare per raggiungere l’obiettivo – ci tiene a sottolineare Manna – Sul set abbiamo lavorato in gruppi e ci siamo tutti adoperati per la riuscita delle riprese, non c’è mai stata gerarchia rigida o presunzione dei ruoli». Ci sono altri progetti in cantiere, perché la voglia di fare non si ferma mai, ma i ragazzi di PillolaRossa si dicono felici di questo obiettivo. «Siamo già soddisfattissimi di essere riusciti a realizzare qualcosa, in un contesto e in un momento storico in cui immagini e provi, ma a volte non hai i mezzi, altre non hai i soldi, altre ancora il tempo, e quindi raramente concretizzi», dice Davide.
A concludere è Andrea: «Non vogliamo dire a chi verrà a vedere il corto: “Guardate che abbiamo fatto, è bellissimo!” , ma fermarci alla premessa. Abbiamo fatto una cosa. E siamo contenti così».
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