Bagnoli – Rebhun, le leggi razziali e la speranza
31.01.2015, Il Quotidiano del Sud
Si è svolto presso il Cinema Comunale di Bagnoli Irpino, alla presenza del direttore Rino De Stefano e dell’assessore Lepore l’incontro tra Miriam Rebhun e gli alunni delle scuole medie dei paesi del circondario e dell’Istituto comprensivo “R. D’Aquino” .
La professoressa napoletana è autrice del libro “Ho inciampato e non mi sono fatto male”, nel quale ripercorre l’incredibile esperienza di vita dei due rami della sua famiglia. La Rebhun ha dalla sua quella scintilla di dignità capace di inchiodare alle sedie i giovani ascoltatori con il racconto della straordinaria e tragica avventura della sua famiglia. E lo fa attraverso al visione di alcune foto: prima quelle che ritraggono suo padre e suo zio (Hans e Googie) , scappati a soli diciotto anni dalla Germania nel ’36 per sfuggire alle leggi razziali lasciando i due genitori che non rivedranno più.
I due si recano in Palestina, vivendo prima l’esperienza del kibbutz (fattoria comunitaria), poi quella della Brigata palestinese sotto il protettorato inglese contro la Germania nazista nella Seconda guerra mondiale. Proprio con questa brigata vi è l’arrivo del padre nella Napoli appena liberata dai Nazisti dopo le Quattro giornate dove incontra la futura madre della professoressa. Nel ’46 il loro amore porta alla nascita di Miriam. Da qui l’esperienza di vita, lei neonata, in Palestina, nella cittadina di Haifa, dove la famigliola si trasferisce in una casucola sulla spiaggia.
La storia si abbatte atroce su questo idillio di speranza: 17 gennaio ’48, infatti, il padre Hanz muore in un attentato a causa di un colpo di pistola alla nuca. La madre si decide per il ritorno a Napoli, dove l’autrice vivrà con la famiglia materna. Miriam, apprendendo i racconti tragici della madre, decide di ripercorrere a ritroso la storia della famiglia per parte di padre. La giovane Miriam scopre che il nonno è morto in un ospedale psichiatrico nel ’40, mentre la nonna è caduta in un campo di concentramento. “Pietra d’inciampo” del titolo del libro è la “stolperstein”: l’iniziativa che lo scultore demnig ha promosso per ricordare le vittime della Shoa. Davanti alla causa di un ebreo caduto viene posto questo sanpietrino ricoperto di ottone, con la data di nascita e la data in cui è stato assassinato. Il colore dorato e le poche informazioni mettono subito lo spettatore casuale in contatto con quelle terribili vicende della storia europea: quella che la Rebhun è riuscita di sicuro a scolpire indelebilmente nelle giovani menti degli stdenti.
A chiudere è stata la toccante piece teatrale tra ricordi, urla, silenzi e parole di donne deportate, intitolata “Racconta”, a cura di Francesca Gatta.
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