Storia di gente di mala fama (seconda parte)
28.01.2015, Articolo di Federico Lenzi (da Fuori dalla Rete – Gennaio 2015, Anno IX, n.1)
Alle volte i vecchi articoli ritornano e tornano perché il discorso non si era chiuso. Nel mese scorso alcuni amici mi hanno chiesto il materiale raccolto nel primo articolo sugli ebrei. Gli istituti superiori di Bagnoli stanno lavorando a un progetto sulla shoah e sulla comunità ebraica locale che si terrà nei prossimi mesi. Aiutare i ragazzi se da un lato è stato consolante (almeno qualcuno ricorda ciò che scrivo), dall’altro mi ha permesso di riprendere il discorso.
Nello scorso articolo tra le varie fonti avevo dimenticato di consultare il prof Michelino Nigro, il quale mi aveva invitato ad andare a trovarlo per raccogliere e pubblicare le sue conoscenze. Ebbene, questa è stata l’occasione buona per andare ad ascoltarlo insieme all’ amico Aniello Patrone. Abbiamo registrato la conversazione e ho provveduto a metterla per iscritto nelle righe seguenti.
LE ORIGINI
I commercianti bagnolesi conobbero gli ebrei,mercanti, a Salerno dove avevano un fondaco, detto il “Fondaco dei bagnolesi”. Questa struttura era usata per il commercio durante la fiera di “S. Matteo” e risulta dalla antiche mappe della città di Salerno. La comunità salernitana era originaria della Calabria , ma aveva instaurato floridi commerci nella città campana. Al tempo gli ebrei erano gli intermediari commerciali con il mondo musulmano. A Bagnoli sarebbero venuti poco alla volta, contraendo matrimoni ed instaurando nuove attività economiche. Dalla fine del 1200 la presenza giudaica si fece significativa. La comunità ebraica bagnolese era in contatto con la comunità di Trani e (come riportato nel primo articolo) ancora nel settecento, per ricostruire la chiesa, troviamo rapporti commerciali con la località pugliese. Gli ebrei praticavano l’artigianato, il commercio e il prestito di denaro (limando anche le monete per ricavarne metallo prezioso). Dal 1329 un editto di Roberto d’Angiò aveva vietato di perseguitare gli ebrei, quindi prosperarono e s’imparentarono con gli indigeni. La contessa Ilaria De Sus nel 1324 accusò i bagnolesi, rei di non voler pagare la dote della figlia, di farsela con gente di “mala fama”.
LA PERMANENZA
Fino al 1492 quella che oggi è la ”Iureca” si chiamava “lafelia”, ciò lo attestava nella sua relazione il vescovo Maramaldo. Gli ebrei rimasero fino all’epoca della controriforma, quando la chiesa rispose ai protestanti emanando provvedimenti contro le eresie e contro gli ebrei. L’intolleranza toccò l’apice sotto l’unico papa irpino della storia: Paolo IV Carafa di Capriglia o forse di S. Angelo a Scala. Questo religioso aveva predicato a lungo contro gli ebrei e iniziò a creare i primi ghetti. Sotto questo papa sarebbe sorta anche la nostra giudecca nel 1555. Gli ebrei sarebbero stati portati a “lafelia” perchè era l’unico punto chiuso, con sole due vie di accesso e facile da controllare. Con papa Pio V, amico di Ambrogio Salvio, si continuarono ad avere provvedimenti simili ed anche i domenicani iniziarono a prestare soldi nel nostro paese (entrando in concorrenza con gli ebrei). Le norme dell’epoca non permettevano ai giudei di avere proprietà privata, di praticare liberamente i loro commerci e gli imponeva di essere chiusi nel ghetto al tramonto. Molti di essi fallirono e molti altri se ne andarono. Quelli che rimasero si convertirono e si fecero battezzare (non sempre con vera fede). La comunità fu annientata. In Irpinia Bagnoli è stato l’unico comune ad ospitare una comunità ebraica. Al di là del monte Polveracchio, a Campagna (provincia di Salerno) è presente un quartiere chiamato “giudecca”; ma non si ha nessun documento storico che ne attesti la reale presenza.
LE RIMENESCENZE
A questo punto il prof Michelino ci ha parlato dei racconti della nonna, il cui padre era massone e partecipò, come altri ebrei, dal 1861 (dopo l’unità) al 1875 alle operazioni delle brigate garibaldine. Quest’uomo era un rabbino: in segreto molti discendenti avevano continuato a praticare l’ebraismo. Arriva al punto di poter testimoniare di aver riconosciuto nel film “Il giardino dei Finzi Contini” una filastrocca che recitava: “uno è il dio che in cielo sta,ecc..ecc..”, quella filastrocca Michelino Nigro asserisce di averla udita spesso da bambino dalla nonna Ciletti. L’artigianato locale avrebbe tratto origine dalle maestranze ebraiche. La pietanza della “conza” a base di zucca secca dovrebbe essere un piatto povero di origine ebraica e solo a Bagnoli è consuetudine prepararla. Nel 1939 con le leggi razziali furono mandati degli ispettori fascisti da Roma all’archivio dell’anagrafe di Sant’Angelo dei Lombardi e trovati dei corrispondenti vennero alla ricerca dei discendenti nel nostro comune. Nigro sostiene di aver udito questo dai funzionari del municipio di Bagnoli che rimandarono indietro in malo modo gli emissari fascisti.
CONCLUSIONI
Dal 1555 è ufficialmente documentato un ghetto nel nostro paese e probabilmente da quel momento la comunità iniziò a disperdersi. Influssi della tradizione ebraica in alcuni casati sono ravvisabili fino al settecento. Il cimitero degli ebrei chiamato “paradiso”, a Bagnoli “paraviso”, doveva trovarsi sotto la “Iureca” nei terreni intorno alla falegnameria Tammaro. Per ora salendo verso il b&b il prof ha rinvenuto un segno su una pietra simile a un candelabro rovesciato e sta cercando la casa che fu sinagoga per la comunità locale: dovrebbe essere una costruzione con la faccia rivolta a sud-est (a Gerusalemme). Oltre ai Ciletti, gli stessi Nicastro avrebbero origine ebraica: il loro cognome sarebbe nato dal nome della omonima località di origine. Circoscrizione della città di Lamezia Terme in Calabria, nonché regione di provenienza degli ebrei di Salerno e di Bagnoli. Nigro ci ha lasciato dicendo di concentrare le ricerche future su un tale Ciletti Israelita vissuto in una casa sulla cima della “Iureca” nel secolo scorso, il quale a suo parere era ancora legato agli avi ebraici.
Il prof. Nigro attesta che i riscontri storici della presenza degli ebrei a Bagnoli sono costituiti : dalla denuncia della contessa De Sus contro i bagnolesi, dalla presenza del toponimo “paradiso” e dai versi del nostro poeta satirico Acciano che definisce il popolo di Bagnoli come “canaglia ebrea” (sicuramente in senso affettuoso), nella seconda metà 1600. Difficile trovare ulteriori e chiari riferimenti, visto che la tradizione ebraica fu colpita dalla “ damnatio memoriae” per cui furono cancellate tutte le tracce della loro presenza, pur restando vivo il loro ricordo nella memoria bagnolese.
In conclusione non ci resta che ringraziare il prof Michelino Nigro per la disponibilità e augurare buon lavoro ai ragazzi che continueranno le ricerche nei prossimi mesi. Naturalmente rimane la disponibilità ad ascoltare chiunque abbia notizie, teorie e quant’altro sulla comunità ebraica bagnolese; affinché il ricordo del passato non sia cancellato dallo scorrere del tempo. Per la diversa religione questo è stato un aspetto della nostra storiografia su cui si è spesso sorvolato. Tuttavia, impegnandosi non è mai troppo tardi per aggiungere delle righe ai piccoli paragrafi sull’argomento tramandatici nei libri di storia locale.