Eolico – La grande balla
20.01.2015, La rubrica di Francesco Celli (da Fuori dalla Rete – Gennaio 2015, Anno IX, n.1)
Tutti sanno che l’energia rinnovabile è pulita, bella, pura. Tutti credono si tratti di energia buona. Non è così. Non tanto per l’energia in sé, quanto perché siamo in Italia e qui nulla è normale.
Partiamo dai dati. In Irpinia ci hanno infilato già 200 pale eoliche. Incredibile vero? E invece si parla addirittura della possibilità di raddoppiarle! Ogni torre eolica è un atroce pilone di cemento ed acciaio, che varia da 50 a 130 metri di altezza con pale aereodinamiche di 80 metri ed un peso di oltre 200 tonnellate. Violenza cieca su delicati terreni da grano, da vite, da ulivo.
Un concentramento di questi piloni viene definito Parco Eolico: il primo inganno è semantico. I parchi sono riserve naturali dove si preserva il patrimonio floristico e faunistico, nulla infatti hanno in comune con questi orripilanti pilastri. E’ noto invece che sono tantissimi gli uccelli che muoiono contro le pale eoliche come migranti su barconi naufragati. Questo nonostante il rischio estinzione di esemplari come la Cicogna Nera delle quali abbiamo in Irpinia una delle sole 10 coppie presenti in tutt’Italia. Inoltre il Consiglio di Stato ha riconosciuto il danno da impatto visivo degli impianti con sentenza n.1144 del 10-03-14. Qualcuno dirà che ci sono cause di forza maggiore per cui è necessario che gli uccelli muoiano, si estinguano e che il paesaggio sia sconvolto. Parliamone.
I dati aggiornati al 2009 dicono che in Italia l’energia prodotta dall’eolico è l’1.9% del totale, mentre il 90/95% è fossile (in parte d’importazione) e geotermica. Pensare che basterebbe spegnere di notte i led di TV, PC, digitale terrestre e caldaia per diminuire il consumo annuo di energia elettrica nazionale del 5%. Negli ultimi anni il dato sull’eolico si è innalzato data la proliferazione di questi mostruosi tubi, ma l’efficienza è solo al 17% (dati Terna Spa 2012). Ne pianti 100 e ne funzionano 17 con larghissima dispersione di energia: bella roba.
L’eolico è esploso soprattutto al sud ed in alcune regioni tra cui: Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. A fondovalle delle Alpi o sull’Appennino Settentrionale non tira vento? Oppure devo pensare che ci sia qualche correlazione fra eolico e criminalità organizzata? Manco a dirlo. In Calabria molte srl che si occupano di eolico fanno capo indirettamente alle famiglie più importanti della ‘ndrangheta. Le aziende eoliche si sono sparite i territori: Fortore Energia ha preso la Puglia, Moncada la Sicilia e Ipvc la Campania. Proprio il presidente di questo colosso dell’eolico italiano, Oreste Vigorito (presidente del Benevento), fu arrestato con l’accusa di associazione a delinquere, truffa, falso ed illecita percezione di contributi pubblici. Tra l’altro questi quattro reati, insieme alla corruzione, sono sempre presenti nei processi giudiziari riguardanti l’impiantazione delle torri eoliche: si fa passare una casa abitata per disabitata (sui terreni ad uso civico non si può impiantare); non si chiedono i permessi, li si falsificano oppure si “comprano”; si aumenta in corso d’opera il numero di impianti previsti. Nella nostra Provincia sono tante le persone che si sono improvvisate imprenditori nel settore delle rinnovabili, non solo eolico: dai fratelli Pugliese (quelli del fallimento dell’US Avellino) ai costruttori edili Avagnano e D’Agostino. Evidentemente c’è qualche vantaggio. Per loro.
Il territorio che si lascia matare che vantaggio ha? Nessuno. L’eolico è un vero e proprio affare. Funziona così. Decidono di installare le pale eoliche e si rivolgono alle regioni: sono loro che hanno il controllo su come, quante e dove si possono innestare. Non solo si riescono ad avere quasi sempre i permessi, spesso attraverso la corruzione e/o documentazioni false, ma si ricevono anche una pioggia di finanziamenti. I soldi arrivano sia dallo Stato, 230 miliardi di euro di sovvenzioni negli ultimi anni, che dall’Europa. La spropositata mole di denaro pubblico insieme alla deregolamentazione presente in questo campo, fanno la gioia della criminalità organizzata nonché di imprenditoria e politica collusa. Inoltre le pale eoliche sono quasi tutte private quindi per lo Stato, per i cittadini e per i territori deturpati, non c’è nessun tipo di vantaggio. Le bollette per gli Irpini non solo non si sono abbassate ma nelle stesse, paradossalmente, versiamo anche il contributo alle rinnovabili! Il vento che soffia in Irpinia è nostro, ma i soldi vanno altrove.
Gli spiccioli che vengono dati agli agricoltori per gli impianti sono miserie considerato il fatturato per le imprese: 1 milione di introito l’anno per ogni pala. In più si aggiunga il rumore snervante e deprimente, la svalutazione della proprietà, l’impossibilità di trasformare il terreno agricolo in edificabile e la costruzione delle vie d’accesso per i camion. Addirittura a Vallata le indagini hanno rilevato 11 turbine installate senza autorizzazioni dal gruppo Fri-El di Bolzano insieme alla francese Edf e per questo sono stati indagati non solo gli amministratori locali e regionali, ma anche i contadini stessi che hanno indebitamente preso i miseri indennizzi. La cosa più indegna è vedere le istituzioni che invece di difendere il proprio territorio e la gente più umile che lo popola, sfrutta la sua ignoranza e la sua povertà per il proprio vantaggio personale.
Ultimo luogo comune da sfatare è il solito che si lega alle grandi opere: creano lavoro. Assolutamente falso. L’eolico non porta nessun posto occupazionale per costituzione stessa degli impianti; in più controlli e manutenzione vengono fatti da fuori regione.
L’articolo 734 del codice penale dice: “Chiunque, mediante costruzioni, demolizioni, o in qualsiasi altro modo, distrugge o altera le bellezze naturali dei luoghi soggetti alla speciale protezione dell’Autorità, è punito”. In base a questo sarebbero molti quelli da arrestare ma vogliamo andare oltre. Se c’è un futuro per la nostra terra questo è senza dubbio conservato nella bellezza, quella che secondo Dostoevskij salverà il mondo. Nella bellezza nascosta fra le rughe dei nostri anziani, fra le pietre dei nostri Castelli, sulle rotaie della nostra ferrovia, nell’aglianico delle nostre viti, nella fragorosità della nostra tarantella, nei formaggi delle nostre vacche, nella fede delle nostre Chiese. Il futuro qui non è in quelle tremende pale, utili solo alla criminalità organizzata ed a pochi altri. Il nostro domani è in quei paesaggi di montagna che hanno ispirato tutti gli autori della nostra esistenza e che oggi, più che mai, vanno amati. Vanno difesi.