L’ EURO: arma di distruzione
17.01.2015, Articolo di Domenica Grieco (da Fuori dalla Rete – Gennaio 2015, Anno IX, n.1)
La voglia di ritornare alla Sovranità monetaria fa gola a “quasi” tutti. L’euro è stato un fallimento e quindi credo che bisogna prendere in considerazione l’ipotesi di uscirne (e forse ne saremo pure costretti). Il fallimento dell’euro ha trascinato il fallimento dell’intero sogno europeo coltivato dai nostri padri e nonni. Ci avevano detto (nel 2002) che l’euro era la nuova frontiera della crescita economica, del benessere e della prosperità. In realtà si è trasformata in una vera e propria trappola mortale che probabilmente, anzi sicuramente, ci ha fatto stare peggio.
Altro che avventurieri e populisti. L’idea del no-euro è sostenuta dal pensiero profondo di 6 premi nobel e dai migliori economisti. La spiegazione che danno gli economisti negli ultimi decenni è più convincente di quello che ha detto Mario Draghi: “L’euro non può essere la moneta del futuro, anzi di più, l’Europa non può essere il nostro futuro.” Vi faccio alcuni esempi di italiani e stranieri: in Francia, nel novembre del 2013, uscì un saggio di Francois Heisbourg il quale affermava che “bisognava uccidere l’euro per salvare l’Unione Europea”.Un altro studioso è stato Christopher Pissarides che affermò: “Via dall’euro al più presto, non sta facendo altro che dividere l’Europa, portando molti paesi alla rovina, deve essere subito smantellato il più velocemente possibile.” Anche James Miriless, rivolgendosi alla nostra nazione, affermò: “l’Italia non dovrebbe stare nell’euro ma dovrebbe uscirne adesso.” In Italia invece, il professor Alberto Bagnai, docente di politica economica, scrive come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazia e benessere in Europa .Ogni generazione ha avuto la sua guerra mondiale, noi abbiamo avuto l’euro. La prima guerra mondiale durò 3 anni, la seconda durò cinque anni, la guerra dell’euro dura da 12 anni e non si vede all’orizzonte la speranza di qualcosa di migliore.
Dicono che non si può uscire dall’Europa, non si può uscire dall’Europa ma dall’Euro sì.
Chiunque può chiedersi se un giorno, oltre all’euro crollerà anche l’UE. Io credo che l’UE sia crollata: il sogno dei nostri padri, dei nostri nonni non esiste più. Si è dissolto, sparito, è uscito dalla nostra coscienza e dai nostri orizzonti.
Abbiamo visto e stiamo ancora oggi vedendo i disastri di una Unione Europea che è nata per opprimerci, quindi come possiamo ancora affidarci a lei? Come possiamo credere che possa gestire bene il nostro futuro ma soprattutto quello dei nostri figli? Vogliamo dare ancora la possibilità all’UE di intervenire nelle nostre vite? Ogni anno versiamo nelle casse di Bruxelles 5,5 miliardi di euro in più di quelli che incassiamo. Per l’esattezza 174 euro al secondo, al minuto sono 10.464, all’ora sono 627.853, alla fine della giornata si arriva a 15 milioni di euro. In un anno sono, se la matematica non è un’opinione, circa 5,5 miliardi di euro.
L’Europa non è mai stata un buon affare per l’Italia. Gli europeisti danno la colpa a noi che siamo degli incapaci. Forse è vero perché sappiamo far funzionare male la nostra macchina meccanica. L’euro poteva andare anche bene, ma il cambio è stato sbagliato, non ci sono stati i dovuti controlli e forse quegli errori si potevano evitare. Anche ora ci sono degli errori da evitare, stiamo morendo soffocati, siamo finiti in un vicolo cieco, la nostra bella Italia è in ginocchio e non ha la possibilità di rialzarsi ( lo dicono tutti). E allora perché non provare a sottrarsi dalla condanna a morte? È sbagliato paragonare i rischi dell’uscita dall’euro con l’attuale situazione. Bisogna forse paragonare i rischi che si corrono uscendo dall’euro con i rischi che si corrono rimanendo.
Gli interessi sul debito pubblico stanno ammazzando il paese e smantellando lo Stato Sociale. Gli interessi passivi sul debito pubblico sono destinati ad aumentare e a raggiungere quota 100 miliardi nel 2015. Dai 78 miliardi pagati dallo Stato per finanziare il prodotto debito nel 2011 si passa agli 89 nel 2012 per salire al 95 nel 2013 e per arrivare a quota 99,808 nel 2015. Negli ultimi 30 anni l’Italia ha pagato 3100 miliardi di interessi sul debito. Sono una mostruosità! I miliardi che lo Stato destina al pagamento degli interessi sul debito sono sottratti ai servizi primari dei cittadini: pensioni, sanità, ammortizzatori sociali, istruzione, risorse per le PMI.
Con l’euro il debito pubblico non potrà che continuare a crescere e gli interessi ad aumentare fino a quando lo Stato Sociale non sarà smantellato e diventerà un guscio vuoto. Un corpo spolpato dalla BCE. Il debito pubblico va ride-nominato in una nuova moneta associata al valore della nostra economia.
Pagheremo meno interessi sul debito. Con l’Italia fuori dall’euro, le PMI italiane potranno tornare nuovamente competitive, l’occupazione in crescita e gli investitori stranieri finanzieranno il nostro debito che sarà sostenibile e onorabile. Fuori dall’euro c’è la salvezza, ma il tempo è scaduto. Riprendiamoci la sovranità monetaria e usciamo dall’incubo del fallimento per default.
Per non finire come la Grecia fuori dall’Euro o default, non ci sono alternative.
Ho fatto una riflessione: o si prevede un’uscita ordinata o siamo condannati a saltare nel buio. A me personalmente il buio fa paura. Però mi fanno più paura quelle persone che ci vogliono far saltare nel buio dicendo che non ci sono altre possibilità.
Riflettiamo e……………… a voi le conclusioni e decisioni.
Ah, i famosissimi premi nobel che hanno predetto l’uscita dall’euro? Quelli che a volte sono cinque, altre sette e in media sei?
E’ una storia che gira da un pò di tempo sul web, strumentalizzata dalle correnti populiste europee (in particolar modo La Lega). Ma facciamo chiarezza e non diciamo cavolate. Non strumentalizziamo a vostro piacimento le loro idee, perchè non è tutto vero quello scritto sul web. Stiamo parlando dei nobel:
PAUL KRUGMAN: ha consigliato a un piccolo paese come Cipro di uscire dall’euro, ma sostiene che per grandi paesi come Italia e Spagna sarebbe una catastrofe. Sostiene che la Germania e la Bce saranno costrette a cambiare strategia, in quanto l’Europa è produttiva e dinamica.
MILTON FRIEDMAN: Si scagliava contro il potere della Bce sul libero mercato, non contro la moneta unica. E’ venuto a mancare nel 2006, l’economia non ha regole universali e procede in base a stadi di sviluppo. Si analizzano
le situazioni caso per caso, quindi essendo morto prima della crisi come ha fatto a dare il suo parere? L’avete resuscitato?
JAMES TOBIN: docente dell’ex premier Mario Monti, era critico contro tassi fissi di cambio e quindi contro l’introduzione dell’euro. E’ morto nel 2002 e quindi non ha vissuto questi anni, avete resuscitato e interpellato anche lui?
JOSEPH STIGLITZ: è un feroce critico dell’euro, ma sostiene che uscirne sarebbe una catastrofe e per questo motivo ha lavorato a una road map per salvarlo! Sostiene la politica degli eurobond appena iniziata da Draghi. Invita a cacciare la Germania dall’euro, ma assolutamente a non uscirne.
AMAETYA SEN: economista indiano critica l’euro e i paesi dell’eurozona che non si oppongono alle strategie della Germania.Invita i paesi del sud Europa a chiedere un piano d’investimenti europei per il rilancio dell’economia, ma non ad uscirne.
CHRISTOPHER PISSARIDES: sostenitore dell’euro, ne ha poi predicato l’uscita ed infine è giunto alla posizione di far controllare le banche dalla Bce e il fisco degli stati da apposite commissioni. Vuole che gli investimenti per la crescita escano dal conteggio del deficit.
JAMES MIRRELEES: ha detto nel 2013 all’università “Ca’ Foscari” di Venezia ha invitato l’Italia a uscire dall’euro, salvo poi fare dietrofront sostenendo di non aver studiato bene le conseguenze che questo potrebbe avere.
Continuando HEISBOURG ha pubblicato quel saggio per avere fama, è un economista di second’ordine, figuriamoci che su Wikipedia ha una pagina solo in francese!
Beh, poi dobbiamo parlare di BAGNAI? Del sommo Bagnai? Docente in un dipartimento d’economia che è un’autorità in Italia: Chieti-Pescara 33/39 nella classifica Censis? Altro che Trento, Milano e Reggio nell’Emilia! Chieti-Pescara???!! Lui e tutta l’altra banda non hanno avuto successo, infatti fanno gli economisti nei talk show e ai vaffa-day e ho detto tutto…
Carissimo Federico,aspettavo una tua risposta sapendo il tuo punto di vista.
Ognuno ha le sue idee,viviamo in un Paese democratico(se così lo vogliamo definire),quindi accetto anche il tuo pensiero.
Fino a qualche tempo fa ero scettica dall’uscita dell’euro.Poi col tempo ho ritenuto che la guerra dell’euro ci ha rovinato quasi come questa classe politica che ci sta governando.
Aspettiamo quello che succederà in Grecia alla fine del mese e poi ne trarremo le conseguenze o altro.
Questo articolo è tratto da un libro di Mario Giordano, direttore di rete 4, e credo che,per il ruolo che ha, sia una persona colta e per scrivere il libro credo che ne sappia più di me.(costo 17 euro)
Non mi sono appoggiata al web,ma ho letto con interesse il libro.
Spero solo che colui che ci ha fatto cambiare la lira in euro non ce lo troviamo anche come Presidente della Repubblica.
Grazie.
Certamente, è molto importante che una repubblica ci sia un sano e civile dibattito culturale e politico. Anche se in questi anni a livello locale, come a livello nazionale sta venendo meno. E’vero, questa settimana sarà decisiva per le sorti dell’unione. Beh.. le dichiarazioni sono queste degli studiosi, ovviamente Giordano le ha interpretate in maniera da assecondare la volontà politica del suo datore di lavoro. Un certo signor S.B. Da Rete4 sono passati personaggi come Emilio Fede. Anzi, a questa proposito invito a leggere l’ultimo libro di Umberto Eco: “Numero Zero”. Libro che parla proprio del potere dell’informazione, del potere dei media, della macchina del fango e di falsi dossier andata in scena negli ultimi venti anni. Non a caso il libro narra di una redazione che deve preparare un “numero zero” di un nuovo giornale negli anni di mani pulite per un ricco imprenditore milanese, giornale che sarà usato per infangare i nemici si suppone… Molto spesso in Italia sottovalutiamo l’impatto della cultura e dei media nell’orientare le scelte della popolazione.