A San Lorenzo e a San Guglielmo, quel che l’Irpinia ha scordato di essere
23.01.2015, Articolo di Giulia D’Argenio (dal sito www.orticalab.it)
Nascosti tra i rovi, imbruttiti dalla nostra incivile barbarie, giacciono ignoti e dimenticati simboli della nostra storia e della nostra identità.
L’ultima tappa che facciamo con Gerardo Nappa lungo i sentieri che si snodano tra Bagnoli e il Lago Laceno, una zona che, a questo punto del nostro viaggio per questo angolo di Irpinia, abbiamo conosciuto bene e in profondità, ci porta in altri due luoghi della fede, dove storia, religione e mito fondativo dell’identità di questa terra, si mescolano e si fondono fino a risalire nella notte dei tempi.
Luoghi che, al pari di tanti altri, per mezzo di strategie differenti di valorizzazione, promozione e comunicazione, potrebbero imporsi tra gli snodi di quella trama di rinascita sulla quale fondare l’Irpinia del futuro. Una piccola Umbria la definisce Gerardo nei suoi progetti, incompiuti ma non abbandonati, di riqualificazione di beni che giacciono nascosti tra le montagne del Terminio, come tanti altri beni che, certamente, si potrebbero trovare altrove, disconosciuti dai più. Una piccola Umbria perché tra i sentieri che si risalgono i suoi costoni montuosi, l’arte del cibo e quella della fede, appunto si intrecciano come nella piccola regione collocata nel cuore dell’Italia. Con la quale, però, noi presentiamo una differenza sostanziale e innegabile: la capacità che abbiamo avuto di capitalizzare il patrimonio a nostra disposizione.
Ad ogni modo, terminiamo il nostro viaggio guidati da Gerardo aprendovi virtualmente le porte della piccola Chiesa di San Lorenzo, che porta il nome del patrono di Bagnoli, e la cui prima edificazione risale al 1070, per volontà del Vescovo di Nusco, Sant’Amato andata nel tempo in rovina. Fu così che la cappella venne riedificata nel 1224. È tristemente ironica la circostanza per la quale il patrimonio di quest’Irpinia sia stato capace di resistere all’usura dei secoli per finire dimenticato tra i rovi che lo hanno avviluppato in particolare negli anni succeduti al sisma. Come per la Chiesa di San Lorenzo oggi per gran parte nascosta alla vista dalla vegetazione mentre ci sono immagini che ne documentano il buono stato negli anni precedenti il sisma. Una coincidenza o, piuttosto, un’immagine esemplificativa di quella che è stata la storia recente di questa terra. Una storia nella quale è come se l’Irpinia si fosse lasciata andare, dimentica di se stessa, proiettata in un’idea poco lungimirante di futuro la cui amarezza s’è inesorabilmente palesata nei tanti drammi che l’hanno attraversata soprattutto negli ultimi anni. Dal lavoro sfumato con le fabbriche che hanno chiuso, al lavoro che è costato caro, carissimo ad alcuni suoi figli, come gli operai della ex-Isochimica, portati via dalla malattia frutto di un modo avido e malato di concepire il profitto.
Come per San Domenico, il recupero della chiesa di San Lorenzo potrebbe essere una metafora del suo riscatto. E dopo San Domenico e San Lorenzo, per la Grotta di San Guglielmo, potrebbe passare un significativo percorso di riscoperta identitaria. San Guglielmo è il patrono dell’Irpinia, il fondatore della tanto cara e maestosa Abbazia di Montevergine e dell’altrettanto solenne Abbazia del Goleto. Ma prima che il padre di due santuari che sono in qualche modo effigi dell’Irpinia e che nacquero dall’opera di apostolato da lui compiuta in giro tra le nostre montagne, San Guglielmo da Vercelli, che nel lupo ha uno dei suoi simboli e che per questo è l’animale rappresentativo, a sua volta, dell’Irpinia, fu eremita e proprio tra le grotte del Laceno trovò rifugio, appena quindicenne.
Nella grotta che porta il suo nome si narra di un’apparizione divina dopo la quale iniziò la sua predicazione. Una grotta alla quale oggi è difficile accedere e dove la nostra barbara incuria ha lasciato irrispettosa la sua impronta volgare e insolente. La barbara incuria e ignoranza di quello che potremmo essere se solo recuperassimo il rispetto per quel che già siamo e abbiamo.
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Le foto di San Lorenzo
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Le foto dell’eremo di San Guglielmo