Il petrolio, il forum ambientale e il parco che non c’è
18.09.2014, Articolo di Federico Lenzi
Vi spieghiamo perché siamo il fronte del “Si” e non il fronte del “No”; per farvi capire che l’opposizione alle trivellazioni non è il principale obiettivo, ma unicamente uno dei tanti ambiti in cui si muoverà il costituendo “Forum Ambientale”. Forum nato dall’unione di vari individui ed associazioni per tutelare il bacino idrico dei Monti Picentini e della Piana del Dragone.
Ci siamo accorti che, passando unicamente sul sito i comunicati del forum, non stavamo dando una chiara idea di ciò che sta succedendo a chi non segue abitualmente la questione. Perciò abbiamo deciso di scrivere quest’articolo, affrontando le varie tematiche su cui intendiamo lavorare con il forum ambientale.
Innanzitutto, per quanto riguarda il petrolio e le trivellazioni in Irpinia dobbiamo partire da una spiegazione globale della situazione. Nel mondo ciò che conta non sono i valori, l’etica e né tantomeno le belle parole: tutto ruota attorno all’economia, al profitto e alle attività lavorative. Attività sempre più legate all’energia. L’energia è diventata un bene indispensabile come l’aria per la società moderna. Essa al momento proviene in gran parte dai combustibili fossili, in quanto hanno costi di produzione minori rispetto alle rinnovabili. I paesi occidentali, oltre alle motivazioni di facciata, hanno combattuto delle guerre per prendere possesso dei pozzi di petrolio in medio-oriente. Negli anni scorsi bastava un embargo o instabilità politica/sociale nei paesi produttori di greggio a far schizzare i prezzi dell’energia, dei carburanti e di tutto ciò che si spostava su gomma. Se ricordate si prestava grande attenzione alla quotazione del barile di petrolio che non doveva superare i cento dollari.
Quell’epoca oggi sta diventando un lontano ricordo: i paesi del nord-Africa hanno ridotto le esportazioni d’idrocarburi a causa delle guerre civili seguite alla primavera araba, gli attriti tra Israele e Palestina si acuiscono con il passare degli anni, in Siria ed Iraq i fondamentalisti islamici hanno preso il controllo di vasti territori e assistiamo a un braccio di ferro tra i paesi occidentali e la Russia (principale esportatore di gas verso l’Europa). Come mai, allora, il prezzo degli idrocarburi non è schizzato alle stelle? Da dove proviene l’attuale disponibilità di greggio presente sul mercato?
Il medio-oriente non è più un’area d’interesse per le potenze mondiali, morale della favola: possono indisturbatamente continuare ad ammazzarsi tra loro. Durante gli anni in cui si combatteva in medio-oriente le aziende petrolifere nord americane seguite a ruota dalle altre hanno investito nel petrolio di casa nostra e per tentativi sono giunte alla tecnologia per ricavarlo. Si parla d’idrocarburi intrappolati nelle rocce, nelle argille o nelle sabbie bituminose. Non si tratta, quindi, degli stessi interessi che le compagnie avevano nel cercare il petrolio in Irpinia nei decenni scorsi. Ora hanno le conoscenze tecniche per sfruttarlo in modo conveniente. Con queste scoperte il Canada è diventato il terzo produttore di greggio al mondo e gli Usa stanno per raggiungere nel medio termine l’autosufficienza energetica. Nel frattempo il resto del mondo non sta guardare: l’Italia ritrovandosi le più grandi riserve strategiche d’Europa ha deciso di puntarvi per allievare gli effetti della crisi e il Brasile vorrebbe trivellare persino nella foresta amazzonica. Sono stati spesi ben due miliardi di dollari in queste tecnologie e il crollo della produzione negli storici paesi produttori è una manna che mantiene sufficientemente alti i prezzi. Attualmente la domanda supera la richiesta del mercato ed in caso il prezzo del barile andasse al di sotto dei settanta dollari le compagnie che hanno puntato nell’estrazione in casa propria andrebbero in fallimento.
Oltre agli effetti positivi sul bilancio dei petrolieri e sul Pil nazionale, questo nuovo exploit del settore petrolifero ha anche dei lati oscuri. Queste tecnologie sono sì più sicure rispetto a quelle del passato, ma riservano ancora molteplici rischi per l’ambiente e la salute! Oltre al più volte citato esempio lucano, dobbiamo citare anche il caso romagnolo: le trivelle sono accusate di aver provocato il terremoto del 2012 perforando un terreno altamente sismico come il nostro! Il petrolio rappresenterebbe anche un danno d’immagine per il comparto agro-alimentare irpino, basti pensare al crollo delle vendite dei prodotti del casertano seguito allo scandalo della terra dei fuochi.
Al momento gli interessi dei petrolieri sono rivolti verso il giacimento di Gesualdo che dovrebbe essere sfruttato con siti d’estrazione a pochi passi dal centro abitato. Ancora una volta assistiamo al preponderante potere delle grandi industrie sulla volontà e sui diritti delle piccole economie/comunità locali.
Se l’opposizione alle trivellazioni dovesse abbandonare lo spirito costruttivo che la sta caratterizzando per assumere il carattere di protesta violenta e radicale, la nostra associazione se ne dissocerà.
Questo forum non nascerà unicamente per opporsi al petrolio, ma per molto altro. Ogni associazione proporrà le sue idee per salvaguardare l’ambiente. Noi proporremo di sopperire all’assenza sul territorio del “Parco Regionale dei Monti Picentini”. Ente che pone unicamente vincoli con la sua esistenza formale, ma che poco fa (oltre a pesare sulle spese della P.A.) per salvaguardare e promuovere questa terra .
Terra che con le idro-strutture del Terminio-Tuoro e del Cervialto disseta il 10% della popolazione italiana. Terra che con i suoi sessantasette chilometriquadri di valloni e torrenti rappresenta il più grande bacino idrografico dell’Appennino meridionale. Questo parco costituisce uno dei polmoni verdi più grandi d’Italia e nasconde un alto tasso di biodiversità (vi si trovano ancora lupi e aquile reali). Spettacolari sono i fenomeni carsici diffusi su queste montagne che culminano nella spettacolarità delle Grotte del Caliendo. Questa terra è una risorsa immensa che agli occhi di chi ci vive quotidianamente può apparire scontata.
Le minacce a questo delicatissimo ecosistema avanzano: il nostro bacino idrico è sovra-sfruttato da ben quattro acquedotti che non garantiscono neanche il deflusso minimo per la vitalità nei mesi più caldi, le tubature e i depuratori sono spesso in condizioni critiche, gli sversamenti illegali avvengono indisturbati e spesso abbiamo fenomeni d’inquinamento delle falde superficiali (discariche superficiali, agricoltura e allevamento selvaggi). A questi rischi si aggiungono le opere pubbliche, spesso, più dannose di quelle private (galleria Pavoncelli-bis o elettrodotto Avellino Nord-Montecorvino). Il crollo della produzione castanicola non incentiva alla manutenzione dei castagneti sui versanti più scoscesi: questa situazione unita al disboscamento intensivo e alla mancata manutenzione dei canaloni aumenta il rischio d’alluvioni. A proposito, siamo sicuri che con la modifica del regolamento degli usi civici a Bagnoli i soliti barbari non getteranno liquidi sulle radici degli alberi per farli seccare e tagliarli? In alcuni comuni irpini le opere di salvaguardia e bonifica ambientale sono totalmente carenti, mentre spesso nei casi virtuosi risulta difficile accollarsi tutte le spese necessarie.
La montagna non è un distributore da cui attingere senza rispetto. Intendiamo, quindi, proporre l’insegnamento rispetto della montagna ed un impegno per la sua salvaguardia. Il fiume Sabato è il più inquinato d’Europa e si vuole evitare che quel modello di sviluppo, dannoso e poco proficuo, si diffonda ancora di più nel meridione.
Per quanto riguarda il nostro comune con il forum intendiamo far considerare il Laceno bacino idrografico: le nostre sorgenti alimentano i bacini del Calore e di Caposele. Tutelare le risorse idriche che abbiamo nelle nostre montagne significa tutelare i due principali bacini idrici della zona. La passata giunta aveva adottato talune politiche volte in questa direzione ed altre ne aveva in programma. Si spera che questa via sia perseguita. D’altro canto il forum cercherà di coinvolgere gli esperti, i comuni, le associazioni e i cittadini per far ottenere al bacino idrografico dei Monti Picentini e della Piana del Dragone il riconoscimento dell’”Unesco”. Una raccolta firme a tal fine è già stata lanciata sul web.
L’appuntamento per chiunque sia interessato e per chiunque abbia a cuore questa terra è per domenica 28/09/14 alle ore 18:30 a Caposele, dove si costituirà ufficialmente il “Forum Ambientale dell’Appennino”.