La replica di Antonio Cella al sindaco Nigro
08.09.2014, Email di Antonio Cella
Ringrazio il Sindaco per aver parlato tanto di me nella sua e-mail pubblicata da Palazzotenta. Grazie, mi ha fatto sentire quasi importante. La sua è stata una reazione plausibile, logica, che mi aspettavo, forte del fatto che chi combatte in prima linea si espone al pericolo più di chi, per vari motivi, si scherma dietro il simbolo del suo partito.
Nel mio intervento di qualche giorno fa, ho toccato temi che riguardavano la politica, il modo di amministrare della “vecchia giunta”, dell’abuso fatto da quella attuale con riferimento all’allegra elargizione di fondi a favore di “probabili” associazioni culturali. Ho parlato di deliberazioni di Giunta revocate e rifatte senza riuscire ad individuarne il nesso di causalità di detti movimenti. Ho parlato in modo sintetico e diretto più da “cronista” che da ex Assessore, senza mai denigrare la figura umana con il suo annoso bagaglio anagrafico.
Ho detto cose vere, reali. La verità, si sa, è come un’accetta bene affilata che ingenera dissonanze sociali, che da alcuni viene percepita quasi sempre come menzogna. Ma non possiamo vivere di menzogne! Stravolgeremmo il modus vivendi di chi vede bene il colore delle cose, di chi sa leggere, scandagliare i meandri dell’anima e la profondità del pensiero altrui.
I miei 77 anni appena compiuti non li scambierei con tutto l’oro del mondo. Sono fiero della mia “vecchiaia”. Ho lavorato tanto (44 anni) per approdare felicemente sulle sue sponde: essa è un dono di Dio e, come tale, va indossata con dignità e rispetto. Anche se qualcuno la interpreta come uno sgarbo, come un’onta verso la vita.
Ho grande rispetto della persona umana, e se nei miei tratti somatici e intellettivi quel “qualcuno” legge strafottenza, arroganza, burbanza e quant’altro, si sbaglia clamorosamente. Non vado a messa la domenica, questo è vero, anche perché non saprei cosa dire al confessore e cosa di cui vergognarmi nell’accedere in quella dimora: non ho rubato, non ho stuprato, non ho ammazzato. E la galera mi è assolutamente estranea. Quanto a Domenico Cambria, che ho arringato in malo modo, non avverto in me nessun turbamento morale,né senso di scandalo per aver pronunciato, citando Crozza, quella parola che oramai è di uso comune, consolidato, nel linguaggio degli italiani. Gli scandali son ben altra cosa.
Bene. Termino augurando al nostro primo cittadino lunga vita e tanti, tanti entusiasmanti balli nella nostra bellissima piazza.
Antonio Cella.