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Il problema cinipide a Bagnoli e nell’alta valle del Calore

29.08.2014, Articolo di Domenico Cambria (da “Il Quotidiano del Sud”)

Almeno da una osservazione sommaria, sembra che quest’anno il problema Cinipide sia stato in parte vinto: i castagni si presentano vigorosi, i frutti (ricci) abbondanti, soprattutto verso la parte apicale. Questo è quello che appare oggi nei castagneti di Bagnoli, Montella e Nusco, probabilmente anche negli altri dell’alta valle del Calore, almeno dove vi sono stati consistenti lanci di Torimus, l’antagonista al Cinipide.

Per due anni di seguito, infatti, Comune e privati a Bagnoli hanno finanziato l’acquisto di Torimus, poi immesso nei boschi di castagno. La lotta quindi è finita? Niente affatto, perché il Cinipide deposita una quantità di uova almeno tripla rispetto a quella del Torimus, ragion per cui la lotta continua e non può essere assolutamente abbandonata. La speranza è, che, nei prossimi due mesi, tutto prosegua per il meglio. E questa è solo una speranza, perché adesso occorre vedere se la pianta è in grado di fare maturare i frutti. Se ha la forza per farlo, in quanto attaccata dal parassita. Questo perché il mondo vegetale è un mondo vivente come quello animale. Ogni pianta si rinnova come noi attraverso un organo maschile che impollina quello femminile, che poi diventa frutto e lascia cadere i semi per la nuova generazione.

Immaginate, alla stessa stregua, una persona attaccata da un raffreddore o altro, se è in grado do svolgere il proprio lavoro al meglio. Per queste ragioni lo scorso anno le piante di castagno non riuscirono a portare a termine la fase di maturazione del frutto, perché fortemente ammalate, al punto da avere la forza di poterlo fare. Molte, addirittura, altrove, morirono.

Quest’anno la situazione sembra essere nettamente migliorata. Ed è quello che noi tutti ci auguriamo, per fare in modo che la nostra coltura principale continui ad essere tale, un’economia primaria per molte famiglie. Bisogna però tenere conto che il clima sta cambiando. Lo abbiamo avvertito in maniera drammatica durante l’estate che stiamo vivendo, con trombe d’aria che hanno colpito molte parte dei nostri litorali al nord, pioggia e neve sulle colline e la catena alpine per tutto luglio ed agosto, squali lungo i litorali del Tirreno. E se il clima sta cambiando, questo cambiamento porterà nuovi problemi alle nostre piante. A tutte le piante.

Dopo il Punteruolo Rosso che ha distrutto molte palme lungo i nostri litorali, adesso sembra che un nuovo insetto, una specie di mosca, sia arrivato dal medio oriente e sta distruggendo i nostri ulivi. In Puglia ne sono stati abbattuti già 600.000. A questi parassiti se ne sta aggiungendo un altro, un’ape assassina giunta dall’India che distrugge i nostri alveari, mangia le nostre api! Siamo pertanto dinanzi ad una svolta epocale del clima, quindi del nostro sistema di vivere; variazioni avvenute già in passato, oggi noi le stiamo vivendo di persona; variazioni  accelerate certamente dal nostro modo di vivere e di trattare l’ambiente, certi di averlo dominato.

Non è improbabile che, oltre a combattere i nuovi parassiti con gli opportuni antiparassitari, tutto il nostro piano vegetale si sposterà verso l’alto, per fare posto, in basso, a nuove colture esotiche che ancora non conosciamo. In questo cambiamento climatico, non bisogna dimenticare l’uomo, che sta vivendo il dramma di tante piante e tanti animali. Una volta, però, si smontava la tenda e ci si spostava verso altri territori più favorevoli, la caccia, abbondante, l’unico sostentamento. Oggi assistiamo a quello che stiamo assistendo. E la situazione è preoccupante.

Se a tutto questo si aggiungono le guerre, che rendono ancora più “calda” la crisi che quelle popolazioni stanno vivendo, ci accorgiamo che il momento è difficile per non dire drammatico.

A queste difficoltà si aggiunge poi un’Europa, assolutamente incapace di gestire qualsiasi situazione politica,  ben attenta però a come gestire il suo budget annuale che è di ben 1.750 miliardi di euro (!!!!!), il 35% sprecato in stipendi favolosi dei suoi 6.000 dipendenti e 700 fannulloni (i politici).

Questo ci fa capire come questa società non è affatto pronta o preparata ad affrontare la questione ambientale ed umanitaria che si sta presentando dinanzi ai nostri occhi.

                                                                                                       

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