Homo meridionalis
17.08.2014, Articolo di Paolo Saggese (da “Fuori dalla Rete” – Agosto 2014, Anno VIII, n.4)
Perchè dobbiamo dire no al petrolio in Irpinia.
Ci sono momenti cruciali della vita di ogni uomo come dell’esistenza di una comunità. Per l’Irpinia si sta approssimando uno di questi momenti, ovvero l’appuntamento che abbiamo con la questione delle trivellazioni del progetto Nusco, che coinvolge più di quaranta comuni e una parte importante del territorio provinciale.
Del resto, anche la riunione, tenutasi a Napoli il 22 luglio scorso, della commissione regionale apposita per iniziare l’iter dell’impatto ambientale del progetto, cui hanno preso parte i portatori di interesse, non sembra abbia dato i frutti sperati. Molti dei presenti all’incontro hanno avuto sensazioni, che sembrano confermare la volontà di andare avanti nel progetto di ricerca petrolifera. La questione petrolio rappresenta un momento cruciale per la comunità degli Irpini, perché potrebbe mettere a dura prova quel che resta della nostra economia e delle nostre possibilità di sviluppo futuro. Infatti, un eventuale inquinamento delle acque e dell’aria metterebbe a dura prova l’agricoltura e tutte le produzioni di pregio e non dell’intera area, dal vino noto in tutto il mondo alla castagna all’olio, dal tartufo ai vari prodotti caseari al grano all’allevamento del bestiame.
Anche se non vi fosse nessun danno, dovremmo fare i conti con il pregiudizio dei consumatori o con la “pubblicità” dei competitori, che potrebbero utilizzare queste argomentazioni per vincere la concorrenza dei mercati. Comporterebbe, altresì, un danno notevole al turismo legato alle bellezze paesaggistiche, alla neve, o ancora agli agriturismi e a tutto il settore della ristorazione e della ricezione alberghiera. Significherebbe, inoltre, un peggioramento complessivo della qualità della vita di tutti noi, che saremmo costretti a vivere in un ambiente meno bello esteticamente, forse inquinato e dannoso per la salute, a vedere anche depauperati i nostri stessi beni materiali: una qualsiasi abitazione, insistente sui luoghi interessati alle trivellazioni, potrebbe subire un deprezzamento notevole a tutto
danno di chi ha compiuto sacrifici o contratto debiti per costruirsi una dimora bella o almeno dignitosa. Tutto ciò comporterebbe, è ovvio, un definitivo spopolamento dell’Alta irpinia. A questo si aggiungono due pericoli non meno rilevanti, su cui le autorità dovrebbero riflettere con attenzione. La prima riguarda il possibile inquinamento delle falde, che potrebbe mettere a rischio l’approvvigionamento idrico di buona parte della Campania, Napoli compresa, della Basilicata e della Puglia, causando un’emergenza, che potrebbe essere non di facile soluzione. L’altro pericolo – segnalato da uno dei più attivi protagonisti del “No petrolio”, Alfonso Attilio Faia – riguarda gli effetti che le trivellazioni potrebbero avere sulle faglie e dunque sull’instabilità idrogeologica dell’Irpinia, così da favorire l’insorgere di terremoti, da cui la nostra terra è tristemente segnata. Un documento redatto da esperti internazionali, infatti, ha messo in relazione persino le trivellazioni petrolifere e il recente sisma, che ha colpito l’Emilia Romagna. Questi i pericoli, cui andiamo incontro. Di benefici non se ne registrano molti, se non qualche posto di lavoro, che potrebbe dare sollievo a poche famiglie a fronte di molti perduti nel turismo, nella ristorazione, nell’agricoltura.
Una tale attività estrattiva, d’altra parte, sarebbe in contraddizione con tutte le politiche di sviluppo europee programmate in questi anni e sino al 2020!
Perciò, siamo ad un punto cruciale per il destino dell’Irpinia.
Di questo devono essere consapevoli tutti, in particolare la popolazione, che deve esprimere il suo dissenso civile, le forze produttive e sindacali, gli amministratori, i politici. In particolare, non è sempre chiara la posizione dei partiti, che in provincia si indignano, mentre a Napoli o a Roma il governo regionale e quello nazionale sostenuti dagli stessi partiti sembrano avere posizioni diverse. Questa contraddizione va sanata e occorre chiarezza; tutti i partiti a livello non solo provinciale, ma anche regionale e nazionale devono dichiarare la loro contrarietà a qualsiasi ipotesi di sfruttamento petrolifero in Irpinia.
Compito della popolazione e degli intellettuali è vigilare che questo avvenga. Perciò, vi invitiamo tutti a Cairano, il 5 agosto pomeriggio, per riflettere, insieme a Dario Bavaro, ad Angelo Verderosa, a Giuseppe Iuliano, ad Alfonso Faia, a Salvatore Salvatore, Alfonso Nannariello e a tanti altri, su tutte quelle testimonianze, che possano essere utili per la difesa della Natura e di tutti noi.
Paolo SaggeseCentro di Documentazione sulla Poesia del Sud