«Giuseppe Gatti era un bagnolese purosangue»
06.07.2014, Il ricordo del prof. Giuseppe Di Capua (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2014, Anno VIII, n.3)
Il commendatore Giuseppe Gatti non verrà annoverato fra i poeti bagnolesi, e nemmeno fra i pittori che hanno adornato le nostre chiese, non si può di certo definirlo uno scienziato o un uomo d’armi e neppure un importante prelato, eppure ha contribuito e non poco a rendere migliore il nostro paese.
Se oggi siamo orgogliosi di essere stati uno dei primi paesi dell’ Irpinia ad aver costruito un campo da calcio, sin dal 1947, se ci vantiamo di avere il pavimento del Duomo interamente in pietra di Trani, (cosa rara in questi luoghi), se possiamo ammirare la chiesetta di San Giuseppe, tutto ciò lo dobbiamo alla sua opera, egli infatti realizzò tutte queste opere completamente a sue spese.
Ma chi era il Commendatore Giuseppe Gatti?
“Giuseppe Gatti era un bagnolese purosangue, amava Bagnoli come poche persone…” queste sono le prime parole pronunciate del prof. Giuseppe Di Capua, legato da una lunga amicizia con il commendatore Gatti.
La memoria nonostante l’età non tradisce e dal puzzle che man mano si compone emerge il ritratto di un uomo che si è fatto tutto da solo.
Il professore, a cui abbiamo chiesto di darci alcune notizie sulla vita del Commendatore Gatti, inizia il suo racconto con gli anni della gioventù e la passione di entrambi per il pallone. Le partite organizzate in campi improvvisati ed i premi messi in palio dall’amico, attingendo dal proprio portafoglio.
Il calcio è una passione ma la vita non è fatta solo di hobby e soprattutto in quell’epoca si cresce in fretta. Giuseppe come tutti quelli della sua generazione abbandona presto le passioni per dedicarsi al lavoro. Il padre Serafino, commerciante nel settore dei filati di lana, lo introduce nell’attività di famiglia. Lui trasforma quella piccola azienda a conduzione familiare in un industria a carattere nazionale. Realizza un moderno stabilimento a Roma nel 1952 e ne affida la progettazione all’Ing. Luigi Nervi, uno dei massimi esperti del settore in quell’epoca. Successivamente impianta un altro stabilimento ad Avellino.
Il marchio “Lana Gatti” da lui ideato gli crea però non pochi problemi, essendoci nel settore già un altro concorrente con un marchio simile (Lana Gatto). Ne segue una lunga battaglia giudiziaria dal quale ne esce vincitore.
Riesce nonostante i problemi giudiziari, legati al marchio, a realizzarsi nell’ ambito lavorativo e a trasformare il piccolo Lanificio Gatti in un industria a carattere nazionale. Per questi meriti riceve dal Presidente della Repubblica l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro e dal Sindaco di Avellino la Cittadinanza Onoraria.
Il viaggio nella memoria del prof. Giuseppe Di Capua non si ferma soltanto all’ambito lavorativo ma prosegue raccontando altri aspetti della vita del Commendatore Gatti.
“Oltretutto era un grande religioso, infatti frequentava il Vaticano e fu nominato Cavaliere di Cappa e Spada dal Papa e quando usciva con la cosiddetta Sedia Gestatoria spesso lui era uno di quelli che la portava in spalla.”
Improvvisamente il discorso cambia direzione e si passa dalla vita del Commendatore alle opere svolte in favore del suo paese. Tutto inizia con la scomparsa prematura del fratello Vittorio. Giuseppe Gatti decide di non rilevare il capitale del fratello, socio nell’azienda di famiglia, ma decide di impiegarlo tutto per ricordarne la sua memoria.
Con quel capitale, nel 1939 finanzia il rifacimento del pavimento della Chiesa Madre, fino ad allora lastricato in cemento; nel 1947 ripara la chiesetta di San Giuseppe colpita da un cannoneggiamento durante la seconda Guerra Mondiale; nel 1950, in occasione del Giubileo, istalla la croce sul monte Piscacca; nel 1957 realizza la costruzione dei “Giardini d’infanzia”, uno stabile nei pressi dell’attuale Municipio, in seguito abbattuto per riportare l’immobile allo stato originario.
Il fiore all’occhiello però resta la costruzione del Campo Sportivo. Qui emerge l’orgoglio del prof Di Capua per aver contribuito a quell’impresa. “Qui ci fu un po’ la mia opera. A Bagnoli non c’era un campo di calcio e le partite le disputavamo sotto i castagni dopo il Ponte del Chiatto, quando poi dovevamo affrontare una compagine forestiera andavamo a Laceno e tracciavamo il campo regolamentare in mezzo alla piana e giocavamo. Il Commendatore Gatti fu una persona molto sensibile, il quale disse che avrebbe fatto un opera buona se riuscivamo a trovare uno spazio per creare un campo sportivo a nome del fratello, fui io l’incaricato di trovare il terreno. All’epoca la famiglia Rogata vendeva il nocelleto il località Difesa. In poco tempo raggiungemmo l’accorso e iniziarono i lavori di costruzione del campo sportivo”.
L’opera realizzata nel 1947, vide infatti il professore Di Capua protagonista. Il commendatore Gatti acquistato il terreno decise di nominare una commissione per l’esecuzione dei lavori. Tale commissione era composta da: Michele Trillo (tecnico), dal nipote Troianiello (tesoriere) dal Prof. Di Capua e da Geppino Cione entrambi amici del Gatti.
Il lavoro, il calcio e la religione sono tre costanti nella vita di Giuseppe Gatti. Dalla memoria del prof. Di Capua affiorano altri aneddoti davvero interessanti. In particolare racconta con piacere quello relativo all’incoronazione della statua dell’Immacolata. Il popolo bagnolese aveva fatto voto di incoronare la statua dell’Immacolata in occasione del primo centenario del Patrocinio avvenuto nel 1899. Nei successivi cinquant’ anni però non era stato possibile esaurire quella promessa, per una semplice ragione. La nostra Nazione, infatti, in meno di mezzo secolo aveva sostenuto due guerre mondiali, il conflitto Libico e la conquista dell’Abbissinia.
Nel 1946 con il ritorno della democrazia si riuscì finalmente a sciogliere il voto. La cerimonia d’incoronazione fu preceduta dal decreto Vaticano che la consentiva. Il commendatore Gatti fece da Padrino alla cerimonia e per l’occasione donò le pietre preziose e i zaffiri che adornano la corona e sostenne tutte le spese per realizzazione. Fu incaricato proprio il prof. Di Capua di consegnare l’oro, raccolto con le offerte dei bagnolesi, alla nota società Bulgari, nella sede di Roma e di riportarla, una volta realizzata, a Bagnoli. Ricorda inoltre che all’interno della corona furono incisi i cognomi Mattioli- Gatti- Troianiello.
Il viaggio si avvia verso la conclusione ma non prima di aver raccontato un ultimo aneddoto. Siamo alla fine degli anni ’70 ed il prof. Di Capua all’epoca amministratore, venuto a conoscenza che il Commendatore Gatti aveva intenzione di vendere la villa Nerina, gli propone di venderla al Comune di Bagnoli il quale, a sua volta, si impegna a realizzare una casa di riposo per anziani. “Gli telefonai, dissi: commendatò mi è venuta un idea, io la vostra villa la vorrei utilizzare per un opera umanitaria, vorrei istituire una casa di riposo per gli anziani e le suore si sono già offerte per tutti i servizi, però mi dovete dire il prezzo”. Lui mi disse : “Guarda quella villa vale molto di più ma se il fine è questa Istituzione non chiedo più di 50 milioni.” Allora il professore entusiasta portò la proposta in consiglio comunale, ma il suo progetto venne bocciato per volere dei suoi compagni della maggioranza. Il commendatore vendette non molto tempo dopo la villa all’attuale proprietario per una cifra intorno agli 80 milioni.
La nostra chiacchierata con il Prof. Giuseppe Di Capua terminà qui, con quest’ultimo aneddoto. Nel suo lungo viaggio nella memoria traspare sin da subito la delusione per il mancato riconoscimento che sarebbe spettato di diritto al suo illustre amico. “Un uomo che ha sempre aiutato Bagnoli ma i bagnolesi non gli hanno mai riconosciuto i giusti meriti. Il Commendatore Gatti non ha mai dimenticato Bagnoli e in un modo o nell’altro ha voluto tenere i contatti con il l suo paese natale. È l’unico bagnolese che senza nessuna gratitudine ha dato a Bagnoli quando ha più potuto.”
Per quanto ci riguarda la nostra ricerca sulla figura di Giuseppe Gatti non finisce con questo articolo, per quel poco che possiamo cercheremo di dare il giusto risalto ad un uomo che tanto si è prodigato per il nostro paese.
Giulio Tammaro