Comandante filmata in ufficio. C’è un indagato dalla Procura
29.05.2014, Il Corriere
Bagnoli Irpino – Il caso delle riprese abusive alla Biancaniello.
C’è un indagato nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Avellino sulle apparecchiature rinvenute all’interno del Comando di Polizia Municipale di Bagnoli Irpino. Qualche giorno fa, infatti, il pm della Procura di Avellino Angela Galdo ha firmato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari nei confronti di un operatore della stessa Polizia Municipale, già finito nel registro degli indagati a dicembre scorso.
Per gli investigatori, i Carabinieri della locale stazione e per la stessa comandante, infatti, sarebbe lui ad aver installato ben due microcamere, due penne Usb che si trovano facilmente anche sul web, all’interno di alcuni spazi che davano proprio sull’open space che era diventato sede dell’ufficio della stessa comandante della Polizia Municipale, Angela Maria Biancaniello, che aveva anche denunciato i fatti alla Procura di Sant’Angelo dei Lombardi.
I fatti sono avvenuti in due distinte circostanze. La prima, ad agosto 2013, quando la stessa Biancaniello aveva notato, all’interno di una trave qualcosa di sospetto. E subito aveva accertato che si trattasse di una microcamera. Quella che era stata immediatamente sequestrata da parte dei Carabinieri su disposizione del pm Galdo, all’epoca in servizio presso la Procura di Sant’Angelo dei Lombardi. La vicenda era stata successivamente oggetto di una informativa inviata dalla stessa Polizia Municipale alla locale Procura della Repubblica.
La svolta arriva però a dicembre del 2013, quando viene scoperta sempre dalla stessa comandante un’altra apparecchiatura audio-video che avrebbe carpito conversazioni e immagini all’interno di quell’area del Comando di Polizia Municipale che era pacificamente riconosciuto come il suo ufficio. In questa seconda circostanza, però, succede qualcosa che consente alla Biancaniello e ai Carabinieri di individuare, nel corso del sopralluogo per repertare quanto scoperto, un sospettato. Che sarebbe poi anche l’unico indagato nell’ambito dell’accertamento da parte della Procura della Repubblica di Avellino.
L’uomo, un operatore della Polizia Municipale, quel giorno si sarebbe recato alle sei di mattina al Comando e sarebbe stato notato ad armeggiare proprio nel posto dove era fissata la microcamera. Da cosa nasce il sospetto? Dal fatto che stando alla turnazione di servizio, il vigile sarebbe dovuto andare a lavoro alle otto di mattina. E da qui l’accertamento e l’accusa contestata dalla pm di aver violato l’articolo 615 bis. «Chiunque, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata svolgentesi nei luoghi indicati nell’articolo 614, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni».