Arte formato Ikea
17.05.2014, Articolo di Federico Lenzi (da “Fuori dalla Rete” – Aprile 2014, Anno VIII, n.2)
Offerta della settimana: portale cinquecentesco in pietra da montare! Il pezzo è ritirabile sotto il colonnato del monastero di San Domenico dai migliori ladri. Ottimo per abbellire e dare un tono sacro all’ingresso delle vostre abitazioni. Non necessita di istruzioni per il montaggio, ma di una discreta conoscenza del latino per essere assemblato nel verso giusto.
In un paese in cui una rete su una montagna non ha lunga vita, dove dopo un anno dai lavori a San Pantaleone hanno reso inutile il cancello e portato via la targhetta della regione, dove hanno decapitato i santi perchè avevano la testa d’argento, dove già in passato sono sparite nel nulla antiche pietre incise o pietre tombali… è scontato che un portale in pietra con fregi e incisioni non resti a lungo intatto in un luogo aperto. Se basta piantare quattro paletti per appropriarsi indebitamente di un terreno, è ovvio che il senso di bene comune è inesistente.
Da alcuni anni giacciono dinanzi all’ingresso del chiostro di San Domenico le pietre che costituivano il portale della chiesa del monastero di San Rocco. Il portale è suddiviso in vari massi accatastati senza cura, alla rinfusa. Molti presentano dei fregi lineari, alcuni recano addirittura delle iscrizioni e quello che era posto al centro ha scolpito un calice da cui fuoriesce una stella. Proprio questi ultimi pezzi che recano piccole sculture e iscrizioni in latino, essendo incustoditi rischiano di essere trafugati. Su una delle pietre si legge addirittura l’incisione “DIVI S.ROCCHO” e su un altro l’anno di costruzione “MDCXXXXII”. Costruito con la tipica pietra bianca utilizzata in tutte le chiese presenti in paese, il portale fu commissionato nel 1642 da Giovantroiano De Rogata, caporione nella zona d’influenza del Capitolo e sindaco di Bagnoli fu fratello del canonico Silvio De Rogata. Un incendio aveva distrutto il monastero con l’annessa chiesa e la fazione avversa a quella domenicana (All’epoca il paese era diviso in due zone d’influenza: una stava sotto il convento domenicano e una sotto il Capitolo.) si era subito adoperata per la ricostruzione del priorato di S.Rocco. Giovantroiano, oltre a rifare di tasca propria il portale (questo dettaglio venne scolpito sull’architrave), impose come sindaco una sovrattassa sul grano a tutta la popolazione per sovvenzionare i poveri frati di S.Rocco. In questo stesso periodo fu realizzata la statua di S.Rocco e le statue di S.Sebastiano e S.Guglielmo da Vercelli (andata perduta in un incendio). Nel 1914 un rogo appiccato per sbaglio da un contadino distrusse il complesso che divenne poi scuola e comportò la sostituzione della chiesa con una palestra. Da quel momento il portale non ha più avuto una fissa dimora ed è infine giunto lì dove oggi si trova.
Ovviamente lo stato in cui versa oltre a renderlo appetibile a possibili ladri (non dimentichiamoci che esiste un grande contrabbando di opere d’arte che lasciano l’Italia per le collezioni private all’estero), mostra l’incuria e il disinteresse totale nei confronti del patrimonio artistico locale. Non è certo una bella immagine quella che resta ai turisti dopo aver visitato un paese come il nostro che ha tanto, ma tenuto in pessimo stato. Lo stesso convento domenicano è un monumento all’incuria bagnolese. Incuria che non è figlia né della sinistra e né della destra bagnolese, ma dalla secolare incapacità di apprezzare e valorizzare il posto in cui si vive. Non è che stiamo parlando di quattro pietre erose, ma di pietre scolpite ben trecentocinquanta anni fa con incredibile precisione e maestria (si pensi allo stemma che stava al centro dell’architrave). Oltre ad avere un valore come opera d’arte, hanno anche un valore storico non indifferente. Questa volta non si può dire che è colpa dell’Europa, di tizio o di caio; perché il demanio ne ha a bizzeffe di strutture al coperto e vuote. Qui parliamo proprio di disinteresse e di sviste della tipica mentalità laceno-centrica del luogo. Se almeno questo eterno propendere del dibattito pubblico verso il Laceno portasse a qualcosa, sarebbe giusto tralasciare il patrimonio artistico; ma non è così. Se tutte le risorse artistiche, che Bagnoli ricorda unicamente in occasione della sagra, non fossero valorizzate sarebbe già un male minore. Qui, invece, il patrimonio artistico valorizzato da tutti gli altri paesi (vedi Castelvetere o Nusco) è buttato via o distrutto per far posto al nuovo! Quel portale è solo l’emblema di questa situazione. Non sarebbe costato nulla poggiarlo cercando di ricomporlo a terra al di là del muro, nella chiesa chiusa e sorvegliata da telecamere. Inoltre, i turisti che vedono un portale del seicento buttato in quella maniera che idea possono mai farsi del nostro paese?
La maggior parte delle opere del monastero di S.Rocco sono finite a Montevergine insieme ad alcuni libri salvati dalla biblioteca di S.Domenico. Nessuno mai ha provato a cercare le opere d’arte che hanno lasciato il paese per provare a riportale indietro. Il quadro dell’artista calabrese Mattia Preti, detto il ” Il cavaliere calabrese”, raffigurante la “Trinità” è ormai sparito nel nulla da anni e rappresentava una delle tele di maggior valore presenti a Bagnoli! Stiamo parlando di un’opera fatta da un’artista seicentesco ricercatissimo dai musei di tutt’Europa! La “Circoncisione” di un allievo del Marco Pino da Siena si trova presso il “Museo Nazionale di Napoli”. A Montella le antiche pietre con iscrizioni romane trovate al Monte le hanno sistemate nel liceo, non le hanno di certo buttate sotto il convento di S.Francesco! Se quello è il modo di valorizzare l’arte non c’è da stupirsi se uno dei documenti più antichi che avevamo, una delle due lapidi poste sulla facciata della chiesa di S.Lorenzo nel 1224, sia sparito! Con il tempo le cose non migliorano, peggiorano: in passato il comune provò a raccogliere tutte le opere di Michele Lenzi per allestire una pinacoteca più grande, oggi l’hanno addirittura chiusa! Ovviamente quand’era aperta non è che fosse promossa con eventi o mandando in giro le opere del Lenzi in cambio di altre collezioni. Escluso il restauro parziale del castello Cavaniglia e del quadro del Marco Pino da Siena, non si è mai fatto nulla d’importante e incisivo. Dal castello cadono pietre e il quadro del Marco Pino non è montato, in quanto non si trova nella sua posizione originaria. Tutta la bellezza di quel quadro scema in una chiesa che era la più bella del paese (colma di tele, affreschi, statue e drappi preziosi) e ora è ammuffita, cadente, vuota e piena di rifiuti edili nascosti in maniera grossolana.
Ciò che non si è ancora capito è che i monumenti sono un bene pubblico di tutta la popolazione, possono essere un vanto e una risorsa per l’intera comunità! Tralasciando il pessimo esempio della nostra nazione, andate a vedere nei paesi nordici quanti resti di pietre sono punti d’interesse che attirano migliaia di turisti. Credo che ovviamente dobbiamo prendere spunto dalle poche località italiane virtuose su questo argomento, non di certo crogiolarci guardando chi sta peggio! Proprio per questi motivi, per sensibilizzare e dare una nuova chiave di lettura a questa risorsa abbiamo deciso d’inserire il nostro paese nelle date nazionali delle #invasionidigitali. Bagnoli deve essere il paese dell’arte dell’intaglio, del Marco Pino, del Cerasuolo e del Giovanni Balducci; non di certo il paese dell’arte dell’arrangiarsi tra illegalità e favori!