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Grotta del Caliendo e rilancio turistico a Laceno

15.05.2014, L’approfondimento (da “Fuori dalla Rete” – Aprile 2014, Anno VIII, n.2)

Intervista degli studenti del Liceo Classico “R. D’Aquino” (Nusco) all’arch. Nello Nicastro in merito alla Grotta di Caliendo ed alle possibilità di rilancio del turismo a Laceno con lo sfruttamento di una risorsa non convenzionale.

Come mai  un contesto noto già dal 1930 è stato considerato solo negli anni ‘80 un possibile attrattore turistico ?

A partire dal 1930, e per decenni, generazioni di esploratori, curiosi, speleologi ed anche studiosi di fama nazionale hanno cercato di fare luce sui segreti sotterranei della grotta di Caliendo entrando dalla sua Bocca a valle. La grotta è tornata alla ribalta solo nell’estate del 1981, infatti il terremoto dell’80 oltre a provocare ingenti danni alle strutture turistiche di Laceno, causò il prosciugarsi della sorgente Tronola, fino ad allora perenne, mandando in secca il torrente affluente del lago, che subì una rapida regressione. Nella grotta si svuotarono dei sifoni fino ad allora sempre pieni d’acqua per cui fu possibile proseguire l’esplorazione che da anni si era fermata a circa 1,5 Km.

Le nuove condizioni suscitarono il vivo interessamento di molti giovani bagnolesi, tra cui il sottoscritto,  che nell’autunno del 1981 costituirono il “Circolo Speleologico -Giovanni Rama-“ intitolato al primo esploratore della grotta. L’esplorazione è continuata anche con l’aiuto del gruppo speleologico del CAI di Napoli, e ad oggi è stata rilevata per uno sviluppo complessivo di circa 4.400 metri. Proprio questi nuovi sviluppi, ma soprattutto la scoperta di rami  fossili riccamente concrezionati più prossimi all’altopiano, hanno messo la Grotta al centro dell’attenzione fino a riconsiderarla come uno dei più importanti  attrattori per lo sviluppo turistico di Laceno.

Ora che finalmente si è sulla strada giusta, e che gli interventi fatti in località “Scaffa” sull’altopiano Laceno hanno permesso l’ingresso alle grotte , come mai la situazione è in fase di stallo da 7 anni ? e se è possibile c’è un ente predisposto  alla risoluzione della questione ?

In seguito alle esplorazioni ed al rinnovato  interesse che si era creato l’amministrazione comunale, commissionò nel 2005 un primo progetto per la realizzazione dell’ingresso in grotta da Laceno, con fondi a valere sul POOR Campania 2000/2006 misura 1.9 PIT Parco Regionale Monti Picentini. I lavori iniziarono nel 2007 e furono terminati nel maggio del 2009.

Subito dopo è stato predisposto un secondo progetto di completamento, che prevede la visita turistica dei primi 765 metri di grotta, con ingresso da Laceno, attrezzandola con passerelle ed illuminazione artificiale, ma anche la valorizzazione del maestoso sbocco a valle, mettendone in sicurezza l’accesso e lasciando la visita di tale parte a sportivi o amanti del trekking. Il progetto prevede la possibilità di condurre escursioni in grotta anche dedicate a gruppi di speleologi capaci di fare la traversata dell’intera grotta, nei periodi di secca, entrando da Laceno per ridiscenderla fino allo sbocco e semmai continuare l’escursione anche nella forra a valle. Chiaramente tutto questo presuppone soprattutto la creazione di un ente di gestione, un comitato scientifico di controllo, ed una adeguata campagna di marketing per il lancio della nuova offerta.

Per risolvere la questione del completamento della valorizzazione turistica della grotta occorre  l’impegno congiunto dell’amministrazione comunale, dell’Ente Parco, e della Regione Campania al fine di reperire i finanziamenti necessari per completare l’opera.

Visto il calo di presenze di turisti in Irpinia ed in particolare sulla piana del Laceno, può essere quello dell’apertura delle grotte il mezzo ideale per la ripresa turistica della località ? Se sì , oltre agli indotti  quanti altri posti effettivi di lavoro può comportare l’apertura delle grotte ?

Il calo della presenza di turisti nelle nostre zone è legato soprattutto alla forte crisi economica che stiamo attraversando. A Laceno si è verificato un calo progressivo già a partire dal periodo seguente al sisma dell’80. E’ da allora che si fanno studi di fattibilità e di rilancio senza ottenere grandi risultati.

Certamente tra i grandi attrattori, almeno per quanto riguarda Laceno, sono di fondamentale importanza il potenziamento degli impianti di risalita e le strutture connesse alla neve, il recupero dell’area lacustre, e non ultimo anche la valorizzazione della grotta di Caliendo, che può dare un forte impulso al rilancio della zona.

Al nuovo flusso turistico che ne deriverebbe, distribuito soprattutto nell’intero arco dell’anno, e nei giorni infrasettimanali ( scolaresche, gruppi organizzati ecc.), si aggiungerebbero anche nuovi posti di lavoro: personale legato all’ente di gestione, guide, manutentori; oltre a nuovi posti di lavoro legati all’indotto che certamente potrebbero contribuire ad una nuova evoluzione economica dell’intera area.

C’è vita nelle grotte di Caliendo ?

L’ambiente ipogeo e’ caratterizzato dall’assenza di luce, per cui tutti gli organismi autrotofi fotosintetici (alghe e vegetali) in questo ecosistema sono praticamente assenti, salvo poche specie di felci presso l’ingresso a valle e alcuni muschi presenti fin dove riesce a filtrare la luce.

In Grotta è possibile rinvenire “miceti” (cioè microrganismi come muffe e funghi) , che per la maggior parte sono saprofiti e quindi rinvenibili su materiale organico in decomposizione, come morbida ovatta, spesso materiale lasciato durante le frequenti visite da parte di speleologi poco attenti. Nella Grotta di Caliendo è possibile rinvenire calciobatteri che anneriscono le concrezioni calcitiche nei tratti non lontani dall’ingresso.

E’ possibile rinvenire organismi eterotrofi, quelli cioè capaci di nutrirsi di sostanze organiche elaborate all’esterno della grotta e penetrati all’interno trascinati dall’acqua. La grotta quindi non è un ambiente indipendente e completamente isolato, ma è strettamente legato all’apporto di sostanze nutritive dall’ambiente esterno.

E’ presente una colonia di pipistrelli, gli unici mammiferi volanti e che costituiscono l’ordine dei Chirotteri, stanziati essenzialmente in un  corridoio a circa 300 m dall’ingresso. Essi usano la grotta come luogo di sverno, riproduzione e rifugio, conducono vita notturna, e cadono in letargo nel periodo invernale, durante il quale riducono al minimo il proprio metabolismo. Sono presenti dei ragni con scarsa pigmentazione, che frequentano soprattutto le zone ricoperte di guano.

Nell’ambito delle frequenti esplorazioni sono stati trovati rari casi di fauna ittica. In particolare sono stati rinvenuti, nei sifoni, resti di anguilla lunghi fino a 50 cm. È’ noto che fino a qualche decennio fa esse risalivano il torrente per poi riprodursi nel lago, che in alcuni periodi ne era particolarmente ricco.

Che condizioni ambientali ci sono nella grotta ?

La grotta è una cavità ipogea a sviluppo sub-orizzontale, attraversata dall’emissario del lago che risorge dopo un percorso di circa 3 km sul versante opposto della montagna che l’accoglie. Ha  una pendenza media del 8,4 % circa ed un dislivello positivo massimo di 202 m, con andamento sinuoso da ovest verso est,  fino all’altopiano di Laceno. Lungo il suo percorso si alternano salti e pozzi, laghetti ed ampie sale, strettoie e sifoni. Superato il I° sifone a circa 500 metri dallo sbocco, la temperatura  interna diventa costante tutto l’anno ed è di 7,9 °, mentre l’umidità relativa è superiore al 98/100.

Quando e come si è formata la grotta di Caliendo ?

La formazione della grotta di Caliendo è legata all’orogenesi degli Appennini stessi, formati principalmente da rocce sedimentarie deposte nell’antico oceano Tetide,  ed  iniziata nel Neogene (circa 20 milioni di anni fa) ma la cui emersione è iniziata a partire dal Pliocene compreso tra 5 e 1,65 milioni di anni fa.

In particolare le grotte in zona carsica si formano grazie all’azione dell’acqua meteorica che determina l’erosione e la  dissoluzione di rocce solubili come le nostre rocce calcaree già fratturate da antichi movimenti tettonici. L’infiltrarsi dell’acqua tra le rocce a lungo andare determina il lento e continuo allargamento delle diaclasi (le fratture), fino a causare una circolazione idrica sotterranea che rappresenta il primo stadio per la formazione delle grotte stesse.

Cosa impedisce la mancata valorizzazione delle grotte e del territorio ?

Per la Grotta di Caliendo, come già detto, è stato predisposto dall’amministrazione comunale il progetto del 2° lotto dei lavori di completamento della turisticizzazione della grotta, ma il problema principale è chiaramente l’aspetto economico e la copertura finanziaria di tali opere.

Per quanto concerne il territorio, penso che sia anche l’attuale periodo di crisi a condizionare negativamente non solo gli investimenti pubblici ma anche gli investimenti dei privati, ed a limitare ogni tipo di innovazione o di nuove iniziative.

Quali aspetti innovativi, dal punto di vista turistico e lavorativo si possono attivare per una reale ed efficace promozione della località?

Il discorso della valorizzazione turistica va esteso all’intero comprensorio dell’Alta valle del Calore. In merito si è detto e scritto moltissimo, il problema va riportato alla domanda che pone oggi il turista, molto più esigente di un tempo, e dare offerte adeguate. Fondamentale è la salvaguardia della nostra natura bellissima che è la cosa che principalmente ci contraddistingue, e poi offrire i nostri beni culturali, i nostri monumenti, gli usi, i costumi e le nostre tradizioni, la qualità dei nostri prodotti enogastronomici, e puntare soprattutto ad una migliore qualità dei servizi.

                                                                                                       

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